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Dopo Draghi, l’Europa. Così Bruxelles tira le orecchie all’Italia

A tre giorni dalla strigliata del premier ai partiti, rei di aver impantanato le riforme che valgono il Pnrr, la Commissione europea prescrive la sua ricetta medica per l’Italia, in vista del primo vero esame, il prossimo autunno. Subito la riforma del catasto, basta con la spesa improduttiva e avanti tutta sulla transizione. E occhio al debito

Non è una pagella, forse più una tiratina di orecchie. C’era da aspettarselo, all’indomani di quella di Mario Draghi ai partiti e ai loro leader (qui l’articolo di Formiche.net), che si muovono in ordine sparso su riforme che valgono il grosso del Recovery Plan destinato all’Italia, ddl Concorrenza in primis. L’Europa ha mandato i primi segnali di malessere verso un Paese che si è ritagliato la quota più consistente di aiuti pandemici (208 miliardi), ma che è stato finora incapace di raggiungere quel numero di giri che a Bruxelles si aspettano e non certo da oggi.

OCCHIO A CATASTO E FISCO

E così, dalle raccomandazioni diffuse dalla Commissione europea, emerge un disappunto che il governo non può e non deve ignorare. Pena, la perdita dei prossimi assegni che l’Europa è pronta a staccare. Il filo rosso sono le riforme, catasto e fisco su tutti. Ma anche gli investimenti e qui si deve leggere alla voce transizione.

“L’Italia deve attuare le riforme, a partire da quelle previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, e quindi fisco, catasto, lavoro e concorrenza. Ma deve anche tagliare la spesa, già nel 2023, e avviare la riduzione del debito e del deficit in modo graduale e credibile”, è il preambolo della Commissione. Nello specifico, al fine di ridurre ulteriormente le tasse sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema, occorre “adottare e attuare opportunamente la legge delega sulla riforma tributaria, in particolare attraverso la revisione delle aliquote marginali effettive, l’allineamento dei valori catastali ai valori correnti di mercato, la razionalizzazione e la riduzione delle spese fiscali, anche per l’Iva, e le sovvenzioni dannose per l’ambiente garantendo equità e riducendo la complessità del codice tributario”.

L’IRA DI SALVINI, LO ZEN DI GENTILONI

Insomma, mano decisa su fisco e catasto. Parole che hanno fatto balzare dalla sedia Matteo Salvini, leader della Lega, che ha letto nei suggerimenti di Bruxelles la tentazione recondita di reintrodurre l’Imu sulla prima casa, rispedendo la presunta richiesta al mittente. Per fortuna ci ha pensato il commissario all’Economia, nonché ex premier, Paolo Gentiloni, a scansare equivoci politici. “Nelle nelle nostre raccomandazioni chiediamo di aggiornare i valori catastali agli attuali valori di mercato. Penso che questo non rappresenti una richiesta di aumento delle tasse o di reintroduzione delle tasse sulla prima casa, ma che rappresenti una necessità per l’Italia di cui penso che il governo sia pienamente consapevole, infatti sta preparando misure in questa direzione”.

BASTA SPESA IMPRODUTTIVA

Altro capitolo, i conti pubblici, dopo due anni di deficit sotto stress causa pandemia. Anche qui qualche compito a casa va fatto. Il minimo comun denominatore è meno spesa improduttiva e più investimenti in grado di generare crescita. La Commissione “raccomanda che l’Italia nel 2023 assicuri una politica di bilancio prudente, in particolare limitando la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale al di sotto della crescita potenziale del Pil a medio termine, che è stimata allo 0,4%, ma continuando comunque a fornire un sostegno temporaneo e mirato alle famiglie e imprese più vulnerabili per gli aumenti dei prezzi dell’energia, e alle persone in fuga dall’Ucraina”.

MEMENTO DEBITO (PUBBLICO)

Messaggio chiaro, nessun ritorno del Patto di Stabilità vecchia maniera ma mai dimenticarsi di un debito pubblico di 2.755 miliardi (dato di marzo) e solidamente sopra il 150% del Pil. Per questo Bruxelles raccomanda “una politica dei conti pubblici volta a conseguire posizioni di bilancio prudenti a medio termine e a garantire una credibile e graduale riduzione del debito e la sostenibilità del bilancio nel medio termine attraverso un graduale consolidamento, investimenti e riforme”.

TRANSIZIONE, AVANTI TUTTA

L’ultima parte delle raccomandazioni è dedicata all’energia, non certo meno importante delle prime e legata a doppio filo alla guerra in Ucraina. La Commissione sollecita qui l’Italia a “ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e diversificare l’importazione di energia e a superare le strozzature nella rete di distribuzione per aumentare la capacità di trasmissione interna del gas e a sviluppare le interconnessioni elettriche, accelerare l’installazione di capacità aggiuntiva di fonti rinnovabili e adottare misure per aumentare l’efficienza energetica e per promuovere la mobilità sostenibile”.

Attenzione, non è tempo di esami, ma di consigli. Il livello di attuazione, ha chiarito Bruxelles, di queste raccomandazioni sarà uno degli elementi che verranno considerati dalla Commissione quando, nell’autunno del 2022 e poi tra un anno, nella primavera 2023, valuterà di aprire eventuali procedure per deficit eccessivo. Ma l’Italia è avvisata.

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