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Sei banche per la transizione. La strana alleanza a trazione cinese

Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Ungheria e Cina schierano i loro colossi bancari per dare vita a un sodalizio del credito con cui finanziare e sostenere la green economy globale. Ma il baricentro sarà cinese

La necessità di un mondo più pulito ha fatto sì che alcune delle più grandi banche del pianeta dessero vita a una specie di Santa Alleanza nel nome del green. Un conglomerato decisamente variopinto visto che, risalendo alle nazionalità, ecco che figurano Paesi profondamente diversi tra loro per obiettivi, economie e posizioni verso il conflitto in Ucraina. E cioè Francia, Cina, Gran Bretagna, Ungheria e Stati Uniti.

Quello che stupisce, in realtà, è proprio la presenza del Dragone, uno dei Paesi, se non il Paese, più inquinanti al mondo, con un tasso di emissioni carboniche superiore a tutti gli standard internazionali. E che ora, tenuta dell’economia permettendo, a cominciare dal debito, Pechino vuole ridurre nel modo più drastico possibile.

E così, cinque banche di caratura globale hanno dato vita in qualità di membri fondatori dell’Alliance for Green Commercial Banks, l’iniziativa di green banking istituita dall’Autorità monetaria di Hong Kong e dall’International Finance Corporation (Ifc), in seno alla Banca mondiale. Le cinque banche sono Bank of China (Hong Kong), Citigroup (Usa), Crédit Agricole (Francia) Cib Bank (Ungheria), Hsbc e Standard Chartered, ambedue con base nel Regno Unito.

Obiettivo dell’alleanza, che avrà come baricentro proprio Hong Kong, è sostenere e finanziare sia la transizione, sia l’adattamento dei clienti, intesi come famiglie e imprese, alle strategie verdi nonché “sbloccare nuove opportunità commerciali per consentire la transizione verde delle economie” ha affermato la stessa autorità di Hong Kong. La quale, “si impegna a rendere Hong Kong un hub globale leader per la finanza verde, per costruire la capacità delle banche commerciali e di altre istituzioni finanziarie in Asia di far crescere i mercati finanziari verdi e ad aumentare la resilienza al rischio del settore”.

Che la Cina si sia scoperta improvvisamente green, non è certo una novità. Lo scorso anno il Dragone ha addirittura deciso di puntare al primato globale della transizione, ingaggiando proprio la Banca centrale cinese. Con un target ambizioso: coordinerà strumenti e istituzioni per ottenere il risultato a beneficio della crescita dell’economia reale, grazie anche al taglio delle emissioni di CO2.

Era stato Yi Gang, governatore della banca centrale, a lanciare il sasso, a metà 2021, parlando apertamente del concetto di introdurre la valutazione dei rischi climatici nelle politiche strutturali dell’istituto centrale. La Banca, comunque, si era mossa già a fine 2020 emanando linee guida per la finanza green. Ora, una vera alleanza transnazionale.

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