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Le incognite sul futuro del carro armato europeo

afghanistan

La guerra in Ucraina ha confermato l’utilità del carro armato, e i Paesi europei ora sentono la necessità di aggiornare le proprie forze corazzate. Per evitare moltiplicazioni, è stato lanciato il programma del carro armato europeo Mgcs, che tuttavia rischia di naufragare di fronte alle lentezze accumulate dal programma e l’urgenza di numerosi Stati, pronti a rifornirsi di carri più vecchi, ma immediatamente disponibili

L’invasione dell’Ucraina non ha solo riportato la guerra in Europa, ma anche un tipo di guerra convenzionale ritenuto ormai un retaggio del passato, ibridato con le nuove tecnologie disponibili alle forze armate contemporanee. Accanto ai droni e alla cyber-warfare, si sono affrontate le artiglierie, la fanteria meccanizzata e, naturalmente, i carri armati. Proprio questi ultimi si sono in qualche modo rivelati un vero e proprio simbolo del conflitto, con la resistenza ucraina in grado di distruggere un gran numero di questi mezzi grazie alle armi messe a disposizione dall’occidente. Di fronte a questi dati ambivalenti, l’Europa, che da tempo richiede la realizzazione di un carro armato comune, si trova a fare i conti con le insidie del progetto, tra l’urgenza di dotarsi di questi mezzi e i dubbi sulla loro effettiva utilità.

I carri armati russi

Le perdite russe, stimate in circa 600 carri armati persi dall’inizio dell’invasione, potrebbero infatti portare a stabilire il superamento del concetto stesso di battle tank. Di fronte alle evoluzioni tecnologiche delle armi contro-carro, come i missili spalleggiabili in dotazione agli ucraini, la corazzatura dei carri armati non sembra più sufficiente a ovviare la loro relativa lentezza. In realtà, tuttavia, quello che diversi analisti sottolineano (se ne è parlato anche in questo evento di Airpress), è l’uso scorretto fatto dai russi dei propri mezzi, piuttosto che un’obsolescenza del concetto di carro armato. Le formazioni corazzate di Mosca sono state fatte avanzare senza l’adeguata protezione e copertura da parte delle altre unità terrestri, in primis la fanteria, lasciandole facile preda delle imboscate ucraine. La stessa struttura dei mezzi russi, con il posizionamento del munizionamento proprio sotto la torretta, ha contribuito alla loro vulnerabilità, dato che i droni ucraini sono in grado di colpire con precisione i mezzi dall’alto causando la detonazione dei colpi (sono ormai famose le foto dei carri russi distrutti senza le torrette, saltate in aria alla base).

Un mezzo ancora indispensabile

Il carro armato, dunque, rimane uno strumento indispensabile per la conduzione di operazioni terrestri, grazie alla sua protezione, potenza di fuoco e capacità di muoversi sul campo di battaglia. La guerra in Ucraina, dunque, potrebbe fornire preziose lezioni per i progettisti europei, su come integrare sul mezzo le corrette contromisure che ne possano aumentare la protezione dalle nuove minacce. Capacità di jamming, rivelatesi preziose contro gli ordigni esplosivi improvvisati, potrebbero venire utilizzati per abbattere i droni, mentre nuovi sistemi di protezione attiva, cioè capaci di distruggere i missili nemici in arrivo prima che raggiungano il bersaglio, potrebbero essere un valido sistema di contrasto alle armi contro-carro spalleggiabili.

Il Main ground combat system

Al di là della necessità di dotarsi di un sistema aggiornato di mezzo da combattimento pesante, la necessità per i Paesi europei di dotarsi di un unico carro da battaglia deriva anche dall’esigenza crescente di interoperabilità tra forze armate europee. Come ripetuto spesso, l’Europa attualmente possiede diciassette carri armati diversi. Per far fronte a questa moltiplicazione inefficiente, nel 2012 è stato lanciato il programma franco-tedesco, il cui costo di sviluppo è stimato in un miliardo e mezzo di euro, per il Main ground combat system (Mgcs). Il progetto riunisce la tedesca Rheinmetall e KNDS, nato nel 2015 dalla fusione di Krauss-Maffei Wegmann con la francese Nexter. Il progetto, tuttavia, mira ad espandersi anche ad altri Paesi europei, con anche l’Italia interessata al programma per sostituire i suoi Ariete.

La fretta è cattiva consigliera

Da quando è stato lanciato, però, il progetto ha faticato a prendere piede, e la guerra in Ucraina potrebbe contribuire negativamente alla sua realizzazione. Più che una percepita “inutilità” del sistema, infatti, è l’urgenza percepita da molti Paesi europei di acquistare questo tipo di sistema di combattimento a metterne in pericolo lo sviluppo. Piuttosto che aspettare potenzialmente decenni per il completamento e la messa in produzione dell’Mgcs, gli Stati europei potrebbero scegliere di comprare immediatamente mezzi già disponibili, che non avrebbero bisogno di essere sostituiti per anni.

In questo, i Paesi europei che decidessero di rivolgersi immediatamente a programmi disponibili sarebbero aiutati dall’aumento dei fondi destinati alla Difesa stabilito dai propri governi. La Polonia, per esempio, ad aprile ha acquistato con quasi cinque miliardi di dollari 250 carri americani Abrams M1A2, pensati per fronteggiare i T-14 Armata russi. La decisione di affidarsi a carri già disponibili, tuttavia, oltre a ritardare e mettere a repentaglio un programma strategico di Difesa comune, andando anche a scapito della qualità dei mezzi messi in servizio, preferendo ora un carro armato basato su design tradizionali piuttosto che, domani, un mezzo all’avanguardia, in grado di affrontare in sicurezza gli scenari operativi contemporanei, oltre che di esercitare una efficace deterrenza rispetto a una Forza armata dotata di mezzi più vecchi.



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