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Tra Russia e tassi, come si muoveranno le banche. La due giorni di Mediobanca

Al via l’ottava edizione della Italian ceo conference, organizzata da Piazzetta Cuccia. Enria (Bce): giusto aumentare i tassi, nessun problema per la redditività degli istituti. Orcel (Unicredit): è ancora presto per fare il punto sull’addio a Mosca

Le grandi quotate a raccolta, per trovare una risposta alla grande inflazione e a nuovi assetti, dettati anche e non solo dalla guerra. Si è aperta l’ottava edizione dell’Italian ceo conference, l’evento annuale organizzato da Mediobanca che quest’anno ha riunito in presenza oltre 50 amministratori delegati di aziende italiane quotate e più di 180 investitori italiani e stranieri appartenenti alle principali case di investimento.

Come da tradizione Alberto Nagel, ceo di Mediobanca, ha aperto i lavori della due giorni in cui sono programmati oltre 650 meeting tra società e investitori e alcune round table tematiche. La prima giornata ha visto l’intervento di Andrea Enria, presidente della vigilanza bancaria della Bce, a cui sono seguite le riflessioni di Andrea Orcel, numero uno di Unicredit e Stefano Del Punta, cfo di Intesa SanPaolo, che valuteranno i rischi di recessione e le opportunità offerte alle banche dai tassi d’interesse nell’attuale scenario di mercato.

La giornata di mercoledì sarà invece dedicata alle società energetiche e infrastrutturali. Si parlerà del percorso di indipendenza energetica per l’Italia, di innalzamento dei prezzi dell’energia, di inflazione e di aumento dei tassi di interesse con il contributo di Stefano Besseghini, presidente dell’Arera, Claudio Descalzi, ceo di Eni, Stefano Venier, numero uno di Snam, Stefano Donnarumma (Terna) e Giovanni Ferigo (Inwit).

Il senso dei lavori lo ha dato lo stesso Nagel. “Se durante la pandemia le istituzioni nazionali ed europee sono state al posto di comando, con politiche fiscali estremamente espansive, le banche centrali stanno ora svolgendo un ruolo centrale nel tentativo di contrastare l’inflazione senza arrestare la ripresa. Fornendo liquidità a imprese e famiglie, consideriamo le banche parte della soluzione piuttosto che del problema e la loro solidità potrebbe contribuire a mitigare questi rischi. La nostra conferenza è l’occasione per discutere con il management delle banche italiane quanto sta accadendo condividendo anche le possibili prospettive per gli istituti di credito nazionali”, ha spiegato il ceo di Piazzetta Cuccia.

Per il quale, “un altro argomento di uguale importanza riguarda le implicazioni dell’aumento dei costi dei finanziamenti, dell’energia e delle materie prime per le aziende industriali. In questi due giorni avremo l’occasione di sentire dalle figure apicali delle principali aziende italiane come stanno gestendo l’attuale situazione”.

Enria ha invece toccato il discusso aumento dei tassi da parte della Bce. L’aumento dei tassi di interesse è “benvenuto per il settore bancario europeo, dal punto di vista della redditività abbiamo visto che anche in scenari in cui ci fosse un aumento significativo dei tassi, per 200 punti base, sarebbe chiaramente positivo per la redditività”. La vera questione nei mesi a venire semmai “riguarda le prospettive macroeconomiche. E se si guada allo scenario di base nelle previsioni della Bce resta positivo. Il quadro complessivo del settore bancario continua a mostrare resilienza”.

Virando sugli aspetti più corporate, Orcel ha fatto il punto sul disimpegno dalla Russia di Unicredit. La banca milanese “darà un aggiornamento sulla situazione alla fine del secondo trimestre. Abbiamo deciso di avvicinarci il più possibile al worst case scenario e abbiamo coperto il 70% dello shock e il 100% dell’esposizione della controllata locale. Pensiamo di essere stati prudenti e di essere ben coperti” ha rassicurato.

In ogni caso Unicredit conferma la guidance fornita alla fine del primo trimestre e ritiene che gli scenari recessivi più estremi per il 2022 siano sempre meno probabili, mentre sul 2023 restano maggiori incertezze. “Le nostre aspettative non cambiano, ma abbiamo ragione di ritenere sempre meno probabile una recessione, perché abbiamo evidenza di uno scenario più benigno rispetto a quanto previsto nel primo trimestre”. E “nello scenario di rallentamento siamo ancora capaci di realizzare il nostro piano”.

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