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Attenti agli abbagli sul tetto al gas. La versione di Villa

Intervista al senior research fellow dell’Ispi. Mettere un tetto in Italia vuol dire costringere le imprese dell’energia ad andare in perdita, perché venderebbero elettricità a molto meno. E poi si rischia di avvantaggiare gli altri Paesi. Un dazio al posto del price cap? Le forniture sono molto ridotte, non ha senso

Si fa presto a dire di mettere un tetto al prezzo del gas comprato dalla Russia di cui, suo malgrado, l’Europa ha un disperato bisogno. Eppure l’Italia avrebbe da perderci, ammesso e non concesso che all’agognato price cap si arrivi. Il gioco potrebbe non valere la candela, spiega a Formiche.net Matteo Villa, senior research fellow all’Ispi.

“Diciamo subito una cosa, il tetto al prezzo del gas certamente può portare un minimo di sollievo, mitigare, ma non certo il sollievo che ci aspettiamo”, premette Villa. “Il motivo è questo. Se parliamo di gas acquistato dalla Russia per produrre elettricità, l’Italia ha da rimetterci perché il suo mix elettrico è molto sbilanciato sul gas. La Spagna utilizza meno di un quarto del gas per fare elettricità, l’Italia è al 40%. Questo vuol dire costringere molti produttori a ridurre il prezzo e vendere energia in perdita. L’esempio è quello di Francia e Portogallo che hanno messo un tetto e ora stanno spendendo miliardi e stanno già rivedendo la loro decisione. Insomma, se noi mettiamo il tetto al gas, le aziende cominceranno a perdere subito soldi, perché venderanno energia a un prezzo al di sotto del mercato”.

Secondo Villa il problema è proprio il baricentro energetico italiano, che è il gas. “Il rischio è che numerose centrali e aziende italiane finiscano fuori dal mercato”. Poi c’è un problema più politico. “Oggi è impossibile che l’Italia si possa fare il suo price cap, a meno che non decida di tagliare fuori dal Continente il suo mercato elettrico. Spagna e Portogallo sono isole energetiche e l’hanno potuto fare. Ma per chi ha delle interconnessioni, il gioco è un altro. Se io metto un tetto qui in Italia, il prezzo scende, le aziende cominciano a perdere e chi ci compra elettricità lo fa a un prezzo minore. Questo vuol dire che una misura concepita per aiutare la collettività, non solo manda in malore i produttori ma avvantaggia anche i governi terzi”.

Non è finita. Nei giorni scorsi un report del Centre for european reform ha proposto un dazio sul gas russo applicato dai Paesi del G7, in alternativa al price cap, per aiutare i governi a sostenere famiglie e imprese che affrontano prezzi elevati dell’energia. Anche qui Villa dice la sua. “Il dazio è qualcosa di diverso da un tetto. Direi che non sarebbe una follia, ma è complicato, perché quando si mette un dazio vuol dire che ci si aspetta un prezzo ancora più alto. Io credo che sul fronte russo il tempo dei dazi sia passato, perché le forniture sono già ridotte e allora ha poco senso applicare simili strategie. I dazi, se proprio vogliamo dirla tutta, servono quando i volumi sono alti. E non è questo il caso”.

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