Il magnate cinese è pronto a lasciare il controllo del braccio finanziario di Alibaba, dopo tre anni di repressione ad opera del governo e l’Ipo del secolo fatta saltare all’ultimo miglio. E pensare che negli ultimi tempi la musica era cambiata
Era nell’aria. Troppi, forse, tre anni di repressione dell’industria tecnologica, a suon di ingerenze, multe astronomiche, fusioni saltate, arresti e nazionalizzazioni, più o meno minacciate. E quell’Ipo del secolo da 37 miliardi dollari che doveva portare Ant, braccio e cervello finanziario di Alibaba, in Borsa a Shanghai e Hong Kong, fatta saltare a tavolino dal governo cinese, preoccupato che la quotazione rendesse il gigante dell’e-commerce troppo globale, troppo grande per essere imbrigliato a piacimento. Insomma, che la situazione potesse sfuggire di mano.
Quell’Ipo non è mai arrivata, anche se va detto che negli ultimi mesi, come raccontato da questa stessa testata, il vento era cambiato. Alle bastonate del partito sull’intero comparto tech, erano seguite piccole carezze, forse figlie della paura (lecita) di vedere l’economia del Dragone sgretolarsi sotto i colpi della crisi del mattone, del debito e dei lockdown fallimentari, ultimo quello appena annunciato a Wuhan. Improvvisamente Alibaba&Co non erano più il nemico da combattere, ma un alleato prezioso della crescita, tanto da guadagnarsi un allentamento delle restrizioni prima e generosi aiuti economici poi.
Evidentemente però, a Jack Ma, fondatore e azionista di Alibaba, non è bastato. E allora ecco l’indiscrezione che vuole il magnate cinese pronto a cedere il controllo di Ant. Il geniale miliardario, che non detiene alcun titolo in Ant, controlla attualmente il 50,52% dei diritti di voto della società. E secondo quanto riferito da Dow Jones, potrebbe trasferire parte del suo potere di voto ad altri dirigenti, tra cui l’amministratore delegato Eric Jing.
Una notizia, questa, che potrebbe ritardare ulteriormente lo sbarco in borsa della società, già bloccata a pochi centimetri dal traguardo nel novembre 2020. Il dado sarebbe comunque tratto, dal momento che secondo alcune fonti citate da Bloomberg, Ant avrebbe già comunicato alle autorità di regolamentazione l’intenzione di Ma di cedere il controllo. Lo stop alla quotazione, come detto, faceva parte di una più ampia repressione dei giganti tecnologici cinesi che stavano emergendo come player dominanti nel settore dei pagamenti digitali. Da allora Pechino ha inasprito la regolamentazione fintech e ha ordinato alle principali società tecnologiche di conformarsi a regole sempre più stringenti.
E i risultati si sono visti, dal momento che secondo Forbes, oggi il patrimonio di Ma è pari a 24,5 miliardi di dollari. In forte calo rispetto ai 60 miliardi di inizio 2021, quando le autorità cinesi avevano appena iniziato la repressione del suo impero.