Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Cina amara per l’industria. Ecco come Pechino ha messo in fuga Stellantis

Il costruttore nato dalla fusione tra Fca e Psa è rimasto scottato dall’eccessiva ingerenza del partito dentro l’industria. E il risultato è una fuga quasi precipitosa, a cominciare dalla fine della jv con la cinese Gac per arrivare fino ad Alfa Romeo. Intanto Exor molla Piazza Affari e vola ad Amsterdam

La Cina si fa amara per Stellantis. Qualcosa non sta funzionando tra il gruppo nato dalla fusione tra Psa e Fca alla fine del 2020 e la seconda economia globale, troppo spesso ingerente se non invadente nelle questioni industriali (pochi giorni fa Jack Ma, azionista di Alibaba, ha deciso di lasciare il controllo del braccio finanziario del gruppo, Ant). E allora, il rischio di un corto circuito è più che mai da mettere nel conto.

E forse è proprio quello che sta succedendo, almeno a sentire le parole piuttosto risentite del ceo di Stellantis, Carlos Tavares, proprio nelle ore in cui Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla il 14% di  Stellantis e che nel 2016 ha trasferito la propria sede legale e fiscale in Olanda, ora taglia l’ultimo legame con l’Italia lasciando Piazza Affari per la borsa di Amsterdam. Premessa, le cose in casa Stellantis non vanno male. Il costruttore ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 8 miliardi di euro, in crescita del 34% rispetto allo stesso periodo del 2021. I ricavi netti sono pari a 88 miliardi di euro, in crescita del 17%. Ma ora si è aperto un fronte cinese, piuttosto pericoloso.

Tavares è stato chiaro, incontrando un ristretto gruppo di giornalisti, mettendo in guardia dalle crescenti interferenze del governo cinese nelle imprese occidentali che operano nel Paese. E questo a pochi giorni dall’abbandono della joint venture per la produzione di veicoli Jeep, con la Guangzhou Automobile Group che gestiva uno stabilimento per la costruzione di Jeep nel Paese, evidenziando un’inversione di rotta rispetto ai precedenti piani di Stellantis di aumentare il proprio peso in Cina. “L’interferenza della politica è aumentata di giorno in giorno, c’è una crescente ingerenza nel modo in cui facciamo affari come azienda occidentale in Cina”, ha detto Tavares. Ancora, “c’è una chiara politicizzazione del clima imprenditoriale in Cina da quattro o cinque anni”.

Poi c’è il capitolo Alfa Romeo, sempre e comunque connesso con le tensioni in Cina. Alfa Romeo non sarà mai prodotta in Cina, ,ma continuerà a essere prodotta in Italia e forse negli Stati Uniti, ha chiarito una volta per tutte Jean-Philippe Imparato, ceo di Alfa Romeo, controllata storica della Fiat e oggi nel gruppo Stellantis. “In Cina no. Negli Stati Uniti non è deciso ma non decidiamo noi come brand, sono decisioni che vengono prese a livello industriale di gruppo. Noi abbiamo due stabilimenti (Cassino e Pomigliano in Italia, ndr) e la mia battaglia è di renderli competitivi. Riguardo proprio alla presenza in Cina, dopo che Stellantis ha deciso di non proseguire nella jv con Gac su Jeep, come ha già detto da Carlos Tavares, si proseguirà con una strategia asset light: non produzione locale ma importazione”. Addio Cina.

×

Iscriviti alla newsletter