Dopo gli scambi a vari livelli tra le due amministrazioni, il faccia a faccia tra i ministri degli Esteri al G20 in Indonesia sembra aprire le porte a un contatto tra i due leader. Obiettivo: parlarsi per evitare incidenti, soprattutto su Taiwan
Sembra tutto pronto per un incontro virtuale tra Joe Biden e Xi Jinping che potrebbe tenersi nelle prossime settimane. E chissà che, dopo l’occasione mancata l’anno scorso a Roma, i leader di Stati Uniti e Cina non si incontrino al vertice del G20 in programma a novembre a Bali, in Indonesia.
Dopo i recenti contatti tra i titolari della Difesa, i consiglieri per la sicurezza, i responsabili dell’economia e i vertici militari, la capitale indonesiana ha ospitato il faccia a faccia, il primo da ottobre, tra i ministri degli Esteri a margine della ministeriale G20. Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha colto l’occasione per cercare di “mettere dei paletti” nelle relazioni bilaterali, come ha spiegato ai giornalisti Daniel Kritenbrink, responsabile Asia Orientale e Pacifico della diplomazia statunitense. Washington cercherà “di fare tutto il possibile per garantire che si eviti qualsiasi errore di calcolo che potrebbe portare inavvertitamente a un conflitto”, ha dichiarato. Perfino il Global Times, megafono in lingua inglese della propaganda del Partito comunista cinese e noto per le sue critiche agli Stati Uniti, ha scritto i sempre più frequenti contatti, ultimo quello tra Blinken e l’omologo Wang Yi, sottolineino “il consenso delle due parti nell’evitare un’escalation del confronto”.
La tensione rimane alta, soprattutto su Taiwan, con gli Stati Uniti temono che la Cina stia aumentando su un’isola che considera parte del proprio territorio. Infatti, “nel breve e medio termine è molto più probabile che un conflitto a Taiwan si verifichi per caso che per volontà”, si legge in un rapporto pubblicato in occasione del forum di Singapore dall’International Institute for Strategic Studies, un centro studi britannico. “In effetti, con l’intensificarsi della coercizione cinese su Taiwan, il rischio di un’escalation involontaria sta aumentando”. Ecco perché Lloyd Austin, capo del Pentagono, ha recentemente parlato della “necessità di gestire responsabilmente la concorrenza e di mantenere aperte le linee di comunicazione” e ha sottolineato “l’importanza che l’Esercito popolare di liberazione si impegni in un dialogo concreto per migliorare le comunicazioni di crisi e ridurre il rischio strategico”.
C’è ottimismo tra i funzionari statunitensi. L’amministrazione Biden dovrebbe presto rimuovere alcuni dei dazi imposti da Donald Trump sulle merci cinesi, una mossa che potrebbe attenuare l’impennata dell’inflazione, diventata un grosso peso politico per il Paese. Inoltre, guardando alla posizione della Cina sull’Ucraina, Washington sembra notare che al suo sostegno retorico alla Russia ma non corrispondono indicazioni di supporto materiale. Un funzionario ha dichiarato che “ciò che ha colpito è stato il modo misurato e, in un certo senso, sommesso” con cui la Cina ha affrontato il tema dell’Ucraina durante i colloqui a porte chiuse del G20 di venerdì, quando gli Stati Uniti erano impegnati a isolare il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che, secondo i diplomatici, si sarebbe allontanato proprio a causa delle critiche occidentali. Wang non ha offerto “alcuna approvazione a voce alta o alcun tipo di segnale che la Cina e la Russia hanno questo tipo di patto”, ha detto il funzionario.
Il contatto tra Biden e Xi previsto già nelle prossime settimane dovrebbe allentare le tensioni. In ogni caso, però, i funzionari statunitensi sono consapevoli che qualsiasi piccola luna di miele con la Cina potrebbe essere passeggera. Ragione per cui si cerca di mantenere canali di dialogo aperti, per evitare incidenti.