Armi iraniane alla Russia. Mosca ha bisogno di aiuto nell’invasione dell’Ucraina e cerca sponda negli alleati più stretti, come Teheran
La Casa Bianca ha dichiarato lunedì di avere informazioni di intelligence secondo cui la Russia si starebbe rivolgendo all’Iran per ricevere una fornitura di “centinaia” di velivoli senza pilota (UAV), tra cui droni con capacità di fuoco, da utilizzare nell’invasione in corso in Ucraina.
Il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense, Jake Sullivan, ha dichiarato che non è chiaro se l’Iran abbia già fornito alla Russia i sistemi senza pilota, ma ha detto che gli Stati Uniti ritengono che una campagna di training è in preparazione e gli istruttori iraniani potrebbero iniziare ad addestrare le forze russe già questo mese.
Sullivan ha affermato in conferenza stampa che si tratta di una prova che i bombardamenti massicci della Russia in Ucraina, che l’hanno portata a consolidare le conquiste nell’est del Paese nelle ultime settimane, “stanno avendo un costo per il sostentamento delle sue stesse armi”.
E dunque Mosca avrebbe richiesto assistenza a uno dei suoi alleati internazionali. Recentemente il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, si era recato a Teheran da dove aveva dichiarato che “in tutti i Paesi che subiscono l’influenza negativa della linea egoistica degli Stati Uniti e dei loro satelliti, emerge la necessità oggettiva di riconfigurare le loro relazioni economiche per evitare di dipendere dai capricci e dalle bizzarrie dei nostri partner occidentali”. Nei prossimi giorni nella capitale iraniana arriverà Vladimir Putin.
Queste relazioni evidentemente al momento viaggiano anche sul piano dell’assistenza militare. Tra i problemi che la Russia ha in questo momento c’è anche la difficoltà di reperire sul mercato alcune componentistiche tecnologiche per determinati tipi di armamenti. Questa difficoltà di aumentare le produzioni si male abbina con i problemi di sostentamento conseguenti alla guerra di cui ha parlato Sullivan.
La rivelazione dell’alto funzionario statunitense arriva alla vigilia del viaggio del presidente Joe Biden in Israele e Arabia Saudita, dove il programma nucleare iraniano e le attività maligne nella regione saranno uno dei principali argomenti di discussione. Contemporaneamente Putin rafforza l’asse anti-americano dei Paesi sanzionati con la visita a Teheran.
Sullivan ha fatto notare che l’Iran ha fornito simili mezzi aerei ai ribelli Houthi dello Yemen per attaccare l’Arabia Saudita prima che venisse raggiunto un cessate il fuoco all’inizio di quest’anno. In Ucraina, questo genere di sistemi d’arma (piuttosto affidabile ed efficace) potrebbe essere usato dai russi per colpire depositi di carburante dell’esercito di Kiev o altri infrastrutture tattiche. Il loro utilizzo sul territorio saudita ed emiratino da parte dei miliziani yemeniti ne ha dimostrato efficienza e funzionalità.
Il punto semmai è nella capacità di produzione di massa ed esportazione di massa che la fornitura russa richiede, e che secondo una valutazione del 2019 della Defense Intelligence Agency statunitense non sarebbe elevata. “Nonostante i progressi nelle sue capacità di produzione di UAV, l’Iran continua a fare affidamento su motori e componenti di fabbricazione occidentale per supportare la sua produzione di UAV (un problema simile a quello dei russi, viste le sanzioni USA contro Teheran, ndr)”, scriveva la DIA.
L’Iran sta sviluppando un motore domestico per mettere nei propri droni, ma sta lottando con problemi di qualità. Nel frattempo ha anche avviato una joint venture con il Tajikistan per spingere la produzione. Nella realtà, non è definito quanto sia ampia la disponibilità — e la capacità produttiva — dei velivoli senza pilota iraniani.
Da Teheran intanto arriva una parziale smentita: “La storia della cooperazione tra la Repubblica islamica dell’Iran e la Federazione russa nell’ambito di una serie di moderne tecnologie risale a prima dell’inizio della guerra in Ucraina, e nessuno sviluppo specifico si è verificato di recente in questo contesto”.
Ad aprile era stata fatta circolare la notizia — né confermata né smentita — secondo cui Mosca, che stava subendo difficoltà logistiche nell’avanzata, aveva ricevuto rifornimento d’armi da parte delle milizie sciite irachene collegate ai Pasdaran. Si tratta di quei gruppi che sono considerati al vertice dei problemi di sicurezza nella regione mediorientale, tanto più tenendo conto che stanno ricevendo armi sofisticate (tra cui droni come quelli che sarebbero diretto in Russia) e sono usate dai settori più aggressivi della Repubblica islamica come valvola di sfogo delle pressioni e delle tensioni con gli Stati Uniti e gli alleati regionale.
Ieri, poche ore prime dell’annuncio della Casa Bianca, il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, una figura con un passato vicino ai Pasdaran, era a Roma per incontrare l’italiano Luigi Di Maio (oggi Amir-Abdollahian ha dei meeting in Vaticano) e parlare tra le varie cose di uno di quei dossier regionali sottoposti a pressurizzazione, l’accordo sul nucleare JCPOA. Il ministro italiano, spiega la Farnesina, ha poi “illustrato al suo interlocutore l’approccio multidimensionale dell’Italia in relazione al conflitto in Ucraina, fondato sulla necessità di giungere al più presto ad un cessate il fuoco e alla ripresa di negoziati sostanziali tra le due parti”.