Il ministro respinge le accuse di “bocciatura politica” per Catania dopo che Reuters ha rivelato che lo stabilimento dovrebbe sorgere in Piemonte o in Veneto. “Il dossier non è più seguito dal Mise”, si legge in una nota che conferma gli screzi con Colao (che non viene nominato)
Affermazioni “destituite di ogni fondamento”. È durissima la replica di Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico e numero due della Lega, agli attacchi provenienti dalla Sicilia, in particolare da Catania, dopo la presunta bocciatura di Catania come sede del nuovo stabilimento del colosso statunitense Intel in Italia che dovrebbe sorgere in Piemonte o in Veneto.
LA RIVELAZIONE DI REUTERS
Nei giorni scorsi, l’agenzia di stampa Reuters ha rivelato che l’Italia è “vicina” a firmare un accordo con Intel per la costruzione di un impianto di assemblaggio e confezionamento (packaging) dei semiconduttori. Dopo oltre un anno di trattative, il governo di Mario Draghi punta a chiudere la pratica entro fine agosto, prima delle elezioni del 25 settembre, permettendo al colosso statunitense di avviare i lavori. L’investimento vale circa 5 miliardi di dollari. Secondo le fonti di Reuters, l’Italia sarebbe pronta a finanziare fino al 40% dell’operazione, che dovrebbe crescere di valore nel tempo attingendo al fondo da 4,15 miliardi di euro (da qui al 2030) previsto nel decreto Energia e stanziato per potenziare l’industria dei semiconduttori.
LE PAROLE DEI SINDACALISTI
“Purtroppo avevamo ragione: la sede di un nuovo impianto di Intel, per il quale era candidata Catania, sorgerà in Piemonte o in Veneto”, hanno dichiarato Alfio Mannino, segretario generale di Cgil Sicilia, e Carmelo De Caudo, segretario generale della Camera del Lavoro di Catania. “La competenza e l’esperienza industriale a STM è stata volutamente dimenticata e dunque cancellata. L’attivismo di questi giorni del ministro leghista Giorgetti nella trattativa con Intel a favore di Mirafiori ha avuto il suo esito, che per il nostro territorio ha il sapore di una bocciatura politica”. Poi l’affondo contro il ministro leghista: “Un anno fa avevamo lanciato l’allarme, prevedendo quest’esclusione proprio a seguito delle indicazioni di un ministro che anziché perseguire il bene comune e guardare ai territori con oggettività e distacco, ha preferito suggerire l’esito di un’importante operazione industriale che garantirà molti posti di lavoro. I lavoratori catanesi e i giovani esperti del settore, ringraziano”.
LA RISPOSTA DI GIORGETTI
Affermazioni “destituite di ogni fondamento, basate sul completo travisamento dei fatti e gravemente lesive dell’azione svolta dal governo e dal ministero dello Sviluppo economico, anche nelle interlocuzioni con i soggetti coinvolti”, si legge in una nota del ministero guidato da Giorgetti. “Verrà pertanto prontamente posta in essere ogni utile iniziativa, anche di tipo legale, a tutela del ministero e dell’azione politica del ministro Giancarlo Giorgetti”, continua il comunicato che conclude sottolineando che “il dossier Intel, come noto, da mesi non è più seguito dal Mise ma da un altro ministro presso la presidenza del Consiglio”.
PALLA A COLAO
Il riferimento è a Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale. La nota del Mise non lo cita, a conferma del fatto che il dossier Intel ha acceso tensioni tra i due ministri. Come rivelato da Formiche.net a marzo dopo la presentazione del piano Intel per l’Europa che premiava Germania (con due fabbriche) e Francia (con il polo della ricerca) a scapito dell’Italia, Giorgetti aveva deciso di non partecipare alle trattative per lo stabilimento di packaging dopo le divergenze con il collega sulla strategia da adottare a livello europeo.