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Chi muove i fili dietro il watergate greco?

Non è escluso che la rivelazione del cellulare del presidente del Pasok, Nikos Androulakis, intercettato sia nata anche da fonti esterne, per via dell’iper atlantismo di Mitsotakis e a causa della fine delle relazioni tra Atene e Mosca

L’hanno già definito il watergate greco, ovvero lo scandalo relativo al capo dei servizi fatto dimettere dopo che il cellulare del presidente del Pasok Nikos Androulakis era stato intercettato. Si accusa così il premier conservatore Kyriakos Mitsotakis di aver fatto dossieraggi a scopo politico.

In pochi minuti il caso ha portato alle dimissioni non solo del numero uno dei servizi dell’EYP, Panagiotis Kontoleon, ma anche del sottosegretario del primo ministro, e suo principale consigliere.

Reazioni

Mitsotakis, atteso da elezioni nel 2023, sta attraversando il suo periodo più difficile come primo ministro, dopo che è stato rivelato che il cellulare del suo avversario politico, il leader del terzo partito più grande della Grecia, il Pasok, era sotto sorveglianza per ordine dell’intelligence.

Il premier si è difeso sostenendo la tesi che le intercettazioni sono state un “errore enorme e imperdonabile”, e quelle dimissioni sono state interpretate come un’ammissione di colpa. “Invece di scuse ipocrite e bugie, Mitsotakis dovrebbe dire quali altri politici e giornalisti sono stati monitorati – ha attaccato Alexis Tsipras – Questo non è un errore enorme e imperdonabile. È un enorme scandalo che rappresenta l’imperdonabile arroganza di un regime, un primo ministro che pensava che nessuno potesse controllarlo”.

Il diretto interessato, Nikos Androulakis, ha intentato una causa presso il Procuratore della Corte Suprema, descrivendo in dettaglio il tentativo di intercettazione. Stessa mossa da parte di due giornalisti greci intercettati, uno che si occupava di immigrazione e l’altro di scandali finanziari.

Controlli e geopolitica

Lo scorso 29 luglio Kontoleon ha ammesso dinanzi alla commissione parlamentare che l’intelligence greca aveva sorvegliato il giornalista Thanasis Koukakis, per volere di un’agenzia di intelligence straniera. In seguito è emerso che anche il cellulare di Androulakis era stato effettivamente monitorato. Si apre però un caso su quali siano state le agenzie di spionaggio straniere interessate alle conversazioni del capo del Pasok: secondo i media greci sarebbero ucraine e armene, senza dimenticare gli interessi cinesi che in Grecia sono ben presenti nel porto del Pireo.

Ma le ambasciate di Armenia e Ucraina hanno ufficialmente smentito il proprio coinvolgimento. Sulla pagina Facebook dell’ambasciata armena si legge: “È una bugia spudorata. L’Armenia non ha mai chiesto a nessun governo di ascoltare il telefono di nessuno”. Secondo la Costituzione greca il monitoraggio di parlamentari può essere effettuato solo per motivi di sicurezza nazionale.

Scenari

Mentre le opposizioni parlano di gravissimo abuso di potere da parte del premier che come primo atto aveva assunto a sé le deleghe dell’intelligence, si moltiplicano le analisi anche con riferimento alla congiuntura internazionale. Un’eventuale crisi di governo con la Grecia privata dell’attuale premier vedrebbe il forte gradimento di alcuni players, come Cina, Russia e Turchia.

Non è escluso che la rivelazione sia nata da fonti esterne, per via dell’iper atlantismo di Mitsotakis e per via della fine delle relazioni tra Atene e Mosca. Il Cremlino infatti non ha gradito il nuovo accordo tra Usa e Grecia che concede 4 basi su suolo greco ai militari americani, che in questo modo hanno una “tribuna” privilegiata nell’Egeo da cui possono controllare sia il costone balcanico sia il versante del Mediterraneo orientale anche in chiave energetica.



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