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Sul gas l’Italia deve essere pronta ad agire da sola. Le ricette di De Micheli (Pd)

L’ex ministra per le Infrastrutture, oggi capolista dem in Emilia Ovest a Formiche.net: Bruxelles è ostaggio dei veti ungheresi mentre migliaia di imprese rischiano l’estinzione, adesso servono scelte forti e immediate a cominciare dal tetto al prezzo del metano. E il governo pensi a una bolletta sociale, i soldi si trovano, anche senza fare deficit

O l’Europa fa l’Europa o sarà l’Italia a fare l’Italia. Il tetto al prezzo del gas appare sempre più vicino, ma ancora troppo lontano per essere toccato con mano. Il tempo a disposizione delle famiglie e delle imprese italiane, strozzate dall’impennata dei prezzi, sta per scadere.

Paola De Micheli, ministra per le Infrastrutture nel governo Conte bis, oggi è capolista del Partito democratico per la Camera dei deputati nel collegio dell’Emilia Ovest, che comprende i territori delle province di Piacenza e di Parma e la maggior parte di quella di Reggio. E sa quanto l’industria, piccola o grande che sia, non può continuare a pagare il gas tre volte tanto rispetto a solo sei mesi fa. Per questo, in questo colloquio con Formiche.net, spiega dove e come mettere le mani per evitare il disastro.

L’ORA DELLE DECISIONI

“La situazione dei prezzi della luce e del riscaldamento sta compromettendo le condizioni di vita di tante famiglie e c’è il rischio di un effetto di progressiva desertificazione delle imprese, strozzate da costi insostenibili”, attacca subito l’ex ministra dem. “Per questo abbiamo chiesto al governo soluzioni radicali. Il Partito democratico è stato il primo a sollecitare l’introduzione di un tetto al prezzo dell’energia elettrica, attraverso il meccanismo del disaccoppiamento, separando in bolletta il costo ascrivibile alle fonti fossili da quello delle rinnovabili per ottenere un taglio drastico dell’importo che oggi è agganciato alla fonte energetica più costosa”.

Mentre per le grandi aziende energivore “la soluzione è l’estensione del credito di imposta fino a una quota del 50 per cento con ristori immediati per alcuni settori specifici”, precisa De Micheli. “Voglio essere chiara, fino alla noia, ma occorre dire le cose come stanno. La situazione del prezzo del luce e del riscaldamento sta precipitando, compromettendo le condizioni di vita di tante famiglie”.

CHI FA DA SÉ, FA PER TRE

Altro capitolo, l’Europa in perenne ostaggio dei veti, quando invece servirebbe la massima compattezza. “Il Consiglio europeo non ha deciso ancora sul tetto sul gas, ma abbiamo visto in questi mesi che la posizione della Germania non è rimasta inflessibile e nelle prossime settimane potrebbe cambiare ancora. Non dimentichiamo che sulla situazione continentale sta pesando anche il veto dell’Ungheria di Orban, amico di Giorgia Meloni, che fin dall’inizio sta agendo in contrasto con gli interessi europei. Credo che in assenza di scelte forti in sede europea dovremo fare da soli, con un tetto nazionale al prezzo del gas”.

UNA BOLLETTA SOCIALE

Non poteva poi mancare poi lo spazio per una proposta, una bolletta a prova di rincari, calmierata fin dalla sua emissione. De Micheli la chiama una bolletta sociale, se non altro strumento di sopravvivenza nell’attesa che dall’Europa arrivino segnali vita e di sano realismo. “Nelle more di una posizione più incisiva dell’Unione la nostra proposta è l’istituzione di una bolletta sociale, con prezzi tagliati per le famiglie coi redditi più bassi e per le micro imprese, sul modello di quanto ha già fatto l’Austria”. Già, ma i soldi per finanziare la misura? “Il ricorso allo scostamento di bilancio per noi non è un totem, ma le risorse ci sono e possono essere reperite negli extraprofitti delle imprese energetiche”.


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