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Nessuno spauracchio Meloni. Il voto visto dai mercati

Il differenziale tra i Btp e i Bund sale a 240 punti base, ma non si impenna. Rendimenti sul decennale al 4,5% mentre Piazza Affari strappa e apre la seduta in rialzo. Commerzbank: da Meloni toni concilianti sull’Europa

Anche i mercati votano e, almeno per il momento, non è un voltafaccia. A poche ore dalla notte che potrebbe aver sancito l’arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, prima donna premier nella storia repubblicana, Borsa e spread accolgono con un certo zen la vittoria delle destre. Nessun terremoto, nessun colpo basso, nessun crollo. Almeno per il momento gli investitori che ogni anno prestano 400 miliardi di euro all’Italia non sembrano intenzionati a fare fagotto.

Lo spread, tanto per cominciare, vero e proprio termometro del debito italiano, il terzo al mondo. In apertura di scambi, poco prima delle 9 il differenziale di rendimento tra i Btp e i Bund è salito a 237 punti base, rispetto alla chiusura a 233 di venerdì pomeriggio. Nel giorno dopo il voto per le elezioni politiche, rileva la piattaforma Mts per lo scambio sul debito, i titoli di Stato italiani hanno garantito un rendimento del 4,49%, contro il 2,12% dei Bund tedeschi. Dai titoli francesi il 2,69%, mentre le obbligazioni del Belgio assicurano il 2,73%. Il rialzo, dunque, c’è stato, è innegabile. Ma non certo quella impennata che qualcuno si aspettava.

Gli analisti, comunque, ci vanno cauti. Il voto italiano ha “chiaramente spostato l’equilibrio del potere verso destra. Secondo il conteggio attuale, l’alleanza guidata dalla destra di Fratelli d’Italia ha una comoda maggioranza in entrambe le camere del Parlamento. Tuttavia, non raggiunge la maggioranza dei due terzi che avrebbe reso possibili le modifiche costituzionali. Dopo le elezioni, Giorgia Meloni ha assunto toni concilianti, soprattutto nei confronti dell’Europa”, hanno commentato gli economisti di Commerzbank.

Attenzione però, perché il destino del debito italiano passa inevitabilmente per la Bce. Nella fattispecie Francoforte ha sempre messo in chiaro come l’attivazione dello scudo anti-spread, spin off del vecchio Qe, sia subordinata all’ottima salute dei conti italiani. Ma soprattutto, qualora lo spread dovesse impennarsi a causa di parole fuori posto o scostamenti di bilancio non giustificati, allora la stessa Bce potrebbe decidere di negare lo scudo all’Italia, non azionando la leva.

Alcuni fondi sondati da Formiche.net a ridosso delle elezioni avevano fatto intendere di non temere un governo di destra. “In questo preciso frangente”, aveva spiegato una fonte, “i mercati hanno altro a cui pensare, diciamo altre priorità. Per esempio la crisi energetica, la guerra in Ucraina, il gas e, soprattutto, le strette monetarie della Bce. Questo per dire che i problemi italiani, la possibile vittoria delle destre, sono percepiti in questo momento come marginali. Onestamente mi pare non ci siano i presupposti tecnici ed emotivi per un attacco all’Italia o per una reazione scomposta degli investitori”.

Su fronte della Borsa, invece, dopo un avvio in territorio negativo, Piazza Affari vira in rialzo: a pochi minuti dall’avvio degli scambi l’indice di riferimento del mercato azionario italiano, il Ftse Mib, guadagnava lo 0,90%. Acquisti anche sull’All Share che segnava un +0,57%. Test superato? Forse, a adesso che cosa succederà?

Secondo Matteo Ramenghi, chief investment officer di Ubs Italy e Thomas Wacker, cfa, Head cio Credit di Ubs “FdI ha segnalato una politica fiscale disciplinata nella campagna. All’interno della coalizione, Fratelli d’Italia è diventato la forza trainante. Questo potrebbe incidere sulle politiche economiche perché, a differenza della Lega, FdI ha più volte affermato durante la campagna di essere contraria a una politica fiscale espansiva. Le aree chiave di controllo nei prossimi mesi saranno la disciplina fiscale, la capacità di utilizzare appieno il Recovery Fund ed evitare il protezionismo”.

Venendo alle potenziali implicazioni di mercato Ramenghi e Wacker osservano che “i premi per il rischio dei titoli di Stato italiani sono più che raddoppiati rispetto ai minimi della pandemia e vengono scambiati a circa 230 pb rispetto ai Bund tedeschi a 10 anni. Riteniamo che gli investitori in obbligazioni italiane a breve e medio termine siano ben compensati dai rischi derivanti dall’elevato onere del debito pubblico italiano e dai ricorrenti episodi di incertezza politica. Sebbene sia improbabile che la Bce intervenga direttamente in reazione a spread moderatamente più ampi, riteniamo che alla fine agirà per frenare sostanziali distorsioni fintanto che l’Italia rimarrà d’accordo con l’UE sulle politiche di bilancio di bilancio”.


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