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Scholz sul gas (non) è uno scandalo. Il commento di De Romanis

Berlino ha messo sul tavolo 200 miliardi per tentare di raffreddare il prezzo del metano, proprio mentre l’Europa fallisce ancora sul price cap. L’economista e docente Luiss a Formiche.net: nessun caso, la Germania ha i conti in ordine e poi le scelte di politica fiscale sono competenza nazionale

Ognun per se e Dio per tutti. Forse il vecchio adagio calza a pennello per descrivere l’attuale situazione in Europa, sul fronte del gas. Tanto per cominciare, non ci sarà, per ora un tetto europeo sul prezzo del gas. Il tema è stato stralciato, ancora una volta, dall’ordine del giorno del Consiglio straordinario dei ministri economici europei che si sono invece accordati su un piano di riduzione dei consumi energetici e sul contributo da chiedere alle aziende che stanno facendo profitti extra grazie alle quotazioni di gas e petrolio.

Del resto che per il tetto al prezzo del gas tirasse una brutta aria si era capito già negli ultimi giorni nonostante l’insistenza di diversi paesi tra cui l’Italia, dove la crisi energetica morde più che mai. Proprio mentre, nelle stesse ore in cui la prospettiva di un tetto al prezzo del gas naufragava ancora, la Germania spiazzava tutti muovendosi per conto suo. Come? Facendosi un price cap fatto in casa, al prezzo di 200 miliardi di euro, se non altro per salvare l’industria dell’auto che per l’ex locomotiva d’Europa vale buona parte del Pil. Insomma, c’è un nuovo muro a Berlino, alzato contro la folle ascesa dei prezzi del gas, per togliere dal collo a famiglie e imprese il cappio arroventato delle bollette e proprio nel giorno in cui l’inflazione è tracimata al 10%, il livello più elevato dal 1950.

Berlino ha provato a fare buon viso a cattivo gioco, spiegando che sì la “Germania introduce un freno al prezzo del gas” ma che questo “non ha nulla a che fare con il tetto al prezzo del gas, ha affermato la portavoce del ministro dell’Economia. “Il governo tedesco è complessivamente pronto a collaborare con i governi dei paesi partner” e l’amicizia con l’Italia è “profonda”. Il problema è che il governo di Olaf Scholz teme più di ogni altra cosa un blocco generalizzato degli approvvigionamenti europei qualora Bruxelles decidesse di mettere un tetto al prezzo del metano su scala continentale. E allora, meglio un provvedimento in house, meno in invasivo.

Ma allora, se ognuno fa da sé che ne è dell’Europa? Formiche.net ha chiesto un parere a Veronica De Romanis, economista alla Luiss e saggista. “Le politiche fiscali sono competenza nazionale. Vale a dire che gli Stati decidono in modo autonomo cosa fare delle loro tasse, della loro spesa e del loro debito, nel rispetto delle regole europee e in base allo spazio sul bilancio. Vale a dire che uno Stato può agire in modo indipendente purché le sue politiche di bilancio non impattino eccessivamente sullo spread”, spiega De Romanis.

“E poi la Germania può permettersi di mettere sul tavolo 200 miliardi, ha i conti in ordine e può farlo. L’Italia ne ha messi 43 di cui 31 senza scostamento, perché non ce lo possiamo permettere. Non c’è nessun caso, nessuno scandalo”. “Poi certamente si possono prendere delle decisioni a livello europeo, ma ricordiamoci, tanto per raccontarla tutta, che mettere un tetto europeo al gas vuol dire anche abbassare le quantità di gas ricevuto e la Germania, su questo, non vuole rischiare”.

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