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Fashion politics. Versace, Piccioli e Ferragni si schierano per le elezioni

“La vera moda è quella che lavora sui segni e sui significati, è quella che prova a smuovere gli animi attraverso il proprio concetto di corpo. E, in fondo, non c’è niente di più politico di questo”. Il commento di Martina Carone sulla discesa in campo, politico, di Versace, Ferragni e Piccioli (Valentino)

A quattro giorni dal voto del 25 settembre, scende in campo il mondo della moda. Lo fanno Donatella Versace e Pierpaolo Piccioli (direttore creativo della maison Valentino), entrambi attraverso un post su Instagram, entrambi con un appello alle nuove generazioni (ma non solo), perché vadano a votare “per proteggere i diritti acquisiti pensando al progresso e con un occhio al futuro” (la prima), “perché non dobbiamo arretrare di un millimetro sui diritti acquisiti ma soprattutto i tempi sono maturi per acquisirne di nuovi e fondamentali” (il secondo). Un appello al voto, sì, ma che guarda in una direzione ben precisa.

Stupisce? No, secondo Martina Carone, consulente di YouTrend e docente di Analisi dei media all’Università di Padova. Prima di tutto una distinzione: “C’è una profonda differenza tra case di moda e case di abbigliamento. Queste ultime si basano sul concetto di vendere prodotti prêt-à-porter, e non mettono mai in discussione il rapporto tra corpo e società”, spiega Carone, che prosegue: “La moda, invece, è quel costrutto che vive in funzione della società in cui ci esprimiamo, ed è il modo attraverso cui ognuno di noi estrinseca nuove forme e nuovi linguaggi espressivi. Non a caso, alcuni movimenti politici e alcune mode hanno avuto profonde connotazioni politiche, come il Tartan Punk di Vivienne Westwood, l’abito formale con cui Armani vestiva le donne che finalmente lavoravano al pari degli uomini nella Milano degli anni ’80 e tutti i nuovi movimenti culturali espressi dalle firme di alta moda di cui, per inciso, il made in Italy è la sola punta dell’iceberg”.

Le premesse, quindi, ci sono tutte, e l’appello di due personalità ai vertici di case di moda come Versace e Valentino non è una coincidenza. “Ha perfettamente senso”, aggiunge Carone, “che i big della moda si esprimano in contesti di politica e in vista di una sfida elettorale che potrebbe incidere – per alcuni versi – su ciò su cui loro operano: il rapporto tra espressività e libertà di farlo, tra corpo e autodeterminazione, tra il racconto di chi ognuno di noi è in relazione alla società in cui si vive”. Anche per questo nel post di Donatella Versace si possono osservare anche i “like” di di colleghi come Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, Alessandro Dell’Acqua, Fausto Puglisi alla guida della Maison Roberto Cavalli, Silvia Venturini Fendi e poi del politico Alessandro Zan.

“La vera moda – conclude Carone – è quella che lavora sui segni e sui significati, è quella che opera sui modelli provando a scardinarli o metterli in crisi, quella che in senso opposto li produce e li rende rassicuranti per l’establishment ed è quella che prova a smuovere gli animi attraverso il proprio concetto di corpo. E, in fondo, non c’è niente di più politico di questo”.

Anche Chiara Ferragni ha nuovamente fatto sentire la sua voce attraverso il suo profilo Instagram, con oltre 27milioni di follower. “Tanti diritti di cui oggi godiamo non sono un dono”, si legge in una storia, “ma una conquista. E per quanto ci sembrino ovvi e scontati, possono essere messi in discussione, minacciati, ridotti, cancellati in qualsiasi momento. Il voto – prosegue Ferragni – è uno dei pochi strumenti di cui disponiamo per proteggerli, per crearne di nuovi, per estenderli a chi oggi se li vede negati. E per decidere in che direzione debba andare il nostro Paese: se in avanti o indietro di decenni”.  E poi l’appello ad andare alle urne, anche se non ci si sente completamente rappresentati. “È una nostra responsabilità”, conclude, “e non votare significa solo delegare ad altri ciò che sta a noi decidere”.

Non è la prima volta, peraltro, che Ferragni, imprenditrice ma soprattutto influencer, entra nella campagna elettorale italiana. A fine agosto, infatti, come raccontato nella video-rubrica di Formiche.net (curata proprio da Martina Carone) “Politica e pop corn“, l’influencer aveva condiviso una storia attaccando Giorgia Meloni e l’amministrazione della Regione Marche sul tema dell’aborto, cosa che fu poi poi ricondivisa da alcuni leader italiani. Proprio in quell’occasione ci si era chiesti quanti voti avrebbe potuto spostare. Il 26 settembre avremo la risposta.

 

 

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