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Tutti i dubbi sull’accordo tra Usa e TikTok, nonostante la firma

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La questione sicurezza nazionale sta per essere risolta da un patto sottoscritto tra Washington e il social cinese. Ma le preoccupazioni sulla gestione dei dati, specie da parte dei conservatori, rimangono invariate. E sullo sfondo c’è Pechino, che al momento tace ma potrebbe storcere il naso

Una firma non vuole dire accordo. Si potrebbe tradurre così, con una sorta di proverbio rivisitato, quanto sta accadendo negli Stati Uniti con la diatriba TikTok. L’accordo di sicurezza nazionale tra l’app cinese di proprietà di ByteDance e il governo americano è ormai a un passo, confermato da più parti che, tuttavia, non ne rivelano troppi contenuti. Saremmo alla conclusione di una vicenda iniziata diversi anni fa e che ha visto due presidenti, uno repubblicano e uno democratico, prendersi l’onere (l’onore dipende dai termini dell’accordo) di regolamentare il social che (comprensibilmente) spaventa gli apparati di sicurezza americani. Che sia un lieto fine, però, non è detto visto i dubbi sollevati nei giorni scorsi proprio dagli stessi repubblicani.

“Consentire a questa azienda di continuare a raccogliere i dati degli utenti americani mantenendo al contempo il suo rapporto con ByteDance mette a rischio la loro privacy, la sicurezza nazionale e sarebbe una concessione inaccettabile da parte dell’amministrazione Biden”, ha affermato duramente in una nota la repubblica dello Stato di Washington Cathy McMorris Rodgers. La questione era stata sollevata anche dall’ex presidente Donald Trump, che avrebbe accettato TikTok solo se fosse stato venduto a una società americana. Niente di tutto questo è avvenuto – anche perché il tycoon ha dato poco seguito alle sue parole – e, non appena insediatosi, l’ex vice di Barack Obama ha deciso di rimuovere quei decreti perché avrebbero incontrato ostacoli legislativi.

Ciononostante, e dopo oltre un anno di trattative tra governo e azienda, il problema su come risolvere la situazione è ancora lì e, con le elezioni che si terranno fra un mese, diventa ancora più centrale nel dibattito politico americano. Un po’ per soddisfare il palato dei loro elettori, un po’ perché realmente ci credono, i repubblicani hanno promesso di non votare alcun accordo che non meni duro su TikTok. Cosa sottintendano con questo non è ancora chiaro. Il punto centrale riguarda la gestione dei dati, con gli americani che (giustamente) chiedono garanzie alla società cinese che questi non escano dal suolo statunitense. Da queste accuse, TikTok si è sempre definita innocente, affermando che non ha mai condiviso alcunché con il governo centrale di Pechino e mai lo farà, anche se richiesto.

Al momento, le informazioni degli utenti americani sono affidate ai server di Singapore e della Virginia, ma l’obiettivo è migrarli interamente su Oracle, così da tranquillizzare le ansie americane. Oltre a questo però TikTok deve compiere qualche sforzo in più, come rivedere alcune sue politiche interne così da slegarsi completamente da Pechino – alcuni lavoratori girano tra TikTok e ByteDance – insieme a quello di prevedere un consiglio di sorveglianza, con la partecipazione di alcuni esperti di intelligence americani. Dettagli che, salvo sorprese, dovrebbero essere contenuti all’interno dell’accordo e che per i repubblicani rappresentano il minimo sindacale.

Nonostante i vari tentativi trumpiani di bannarli e quelli di Biden nel cercare di mettere al guinzaglio l’azienda, la diffusione di TikTok negli Stati Uniti non può passare in secondo piano, per due ragioni potenzialmente opposte. Una che va a favore del social made in China, dato che oltre il 30% degli over 12 sono registrati sulla piattaforma (ergo, bisogna tenerne conto anche ai fini elettorali, perché gli utenti maggiorenni votano); l’altra riguarda invece il trattamento diverso che hanno ricevuto le altre Big Tech, che in termini di privacy e sicurezza non fanno comunque stare tranquilli. Sono aziende americane, si potrà obiettare con una buona ragione, ma per la Cina questo potrebbe essere – già lo è – un affronto a cui rispondere.

Ecco dunque che se Pechino si dovesse mettere contro l’accordo ci sarebbero nuovi problemi. Forse, però, i repubblicani americani si convinceranno nella buona fede di Washington. TikTok ha già affermato di non aver discusso della questione con i funzionari del Partito, forse per non dare grane in vista del Congresso di fine mese con cui Xi Jinping si auto dichiarerà presidente a vita, né tantomeno ha rilasciato commenti. I suoi portavoce si sono limitati a dire che si è sulla “buona strada”. Bisogna però vedere per chi, perché non per tutti questo accordo s’adda fare, ad iniziare dai conservatori americani.

(Photo by Solen Feyissa on Unsplash)

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