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Più che Mir è un miraggio. La Russia fallisce la missione sui pagamenti

​​Dopo la Turchia e il Kazakistan, ora anche ​un’altra ex repubblica sovietica mette alla porta il sistema di transazioni lanciato da Mosca per rispondere all’estromissione da Swift: il Kirghizistan​. Ora rimane solo la Bielorussia a sposare la causa finanziaria di Putin​​

 

 

La Russia incassa un altro niet sul terreno dei pagamenti, ovvero sull’utilizzo su larga scala delle carte Mir, l’omonimo circuito per le transazioni bancarie e finanziarie alternativo allo Swift, il sistema occidentale e semi-globale di pagamento, dalla quale il Cremlino è stato formalmente estromesso la scorsa primavera. Con le banche tagliate fuori dalla finanza internazionale, è stato giocoforza per Mosca inventarsi un meccanismo alternativo, che abbracciasse il più ampio numero di Paesi possibile, al fine di assicurarsi un numero sufficiente di emissioni di carte e di transazioni, con annesse commissioni.

Peccato che, nemmeno un mese fa, qualcosa abbia cominciato a scricchiolare. Due delle principali banche turche, come raccontato da Formiche.net, hanno infatti deciso di sospendere tutte le transazioni e i flussi realizzati tramite il sistema Mir. IsBank e la Denizbank (controllata dalla Emirates Nbd), hanno dunque posto fine, senza troppo preavviso, a un periodo di sperimentazione durato poche settimane. E questo in seguito agli avvertimenti di Washington sul rischio di sanzioni. Sì, perché tra le varie forme di moral suasion messe in atto dagli Stati Uniti nei confronti dei Paesi in odore di sostegno a Mosca, c’è proprio la minaccia di sanzioni a chi accetta di incamerare i pagamenti tramite Mir.

Ora, al caso turco si aggiunge quello del Kirghizistan, una delle ex repubbliche sovietiche, oggi crocevia non poco strategico tra Russia, Cina e, per l’appunto, Turchia. Temendo di incorrere nelle stesse sanzioni internazionali minacciate contro Ankara, tre tra le principali banche in Kirghizistan hanno smesso di accettare formalmente le carte Mir. Kompanion Bank, Bakai Bank e Doscredobank hanno annunciato che non elaboreranno più le transazioni sul circuito Mir.

La decisione è un colpo un duro colpo per Mosca, poiché testimonia come le banche dei Paesi considerati amici, stanno cominciando ad evitare il sistema finanziario russo. E non è isolata. La Halyk Bank del Kazakistan, la più grande banca del Paese, per esempio ne ha sospeso l’uso a settembre, mentre il sistema di pagamento Uzcard dell’Uzbekistan ha interrotto l’elaborazione dei pagamenti tramite carte Mir emesse dalla Russia tre settimane fa. Anche la Dushanbe City Bank in Tagikistan, una delle più grandi del Paese, ha messo alla porta le transazioni basate sul network del Cremlino.

A sette mesi dall’inizio del conflitto, l’area globale  coperta da Mir si è ridotta del 90% e ora, l’unico paese a parte la Russia in cui sono liberamente accettati è la Bielorussia. E pensare che, poche settimane fa, il vice primo ministro della Federazione, Aleksey Overchuk, aveva eletto il sistema Mir a nuovo sistema di pagamento internazionale, invitando molti Paesi dell’Asia a farne uso. Parole, a quanto pare, al vento.

 

Photo by Vitolda Klein on Unsplash

 



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