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TikTok brucia 7 miliardi l’anno pur di spingere il dominio cinese nei media

Bytedance, che controlla l’app di video virali, ha perso 7 miliardi di dollari nel 2021. Nessuna azienda che opera nel mercato, soprattutto in un mercato già così saturo, si può permettere di spendere così. Ecco dunque che si (ri)apre la questione: quanto influisce la politica del governo cinese sul lavoro di ByteDance? Controllare una delle principali piattaforme di contenuti al mondo vale molto più di un segno meno in bilancio

Per crescere il più possibile, ByteDance è stata costretta a sacrificare 7 miliardi di dollari. A tanto ammontano le perdite nel 2021 della società cinese detentrice di TikTok, un aumento considerevole se paragonato ai 2,14 miliardi di dollari dell’anno precedente. A rivelarlo è il Wall Street Journal, dopo aver letto uno dei pochissimi rapporti rilasciati dall’azienda al proprio personale, in cui viene effettuata una radiografia delle spese e delle entrate di ByteDance nel 2020, 2021 e nel primo trimestre del 2022, durante cui ha prodotto un utile operativo. Non si tratta di un documento qualunque, ma uno dei pochi che permette di entrare dentro l’azienda e conoscerne le finanze che, solitamente, vengono tenute riservate.

Non questa volta e, allora, tanto vale leggere questa rara radiografia. Il rapporto è stato inviato ai 130mila dipendenti ad agosto e mostra come ByteDance starebbe aumentando i propri ricavi, accumulando quello che il Wsj definisce un vero e proprio “bottino di guerra”, ottenuto grazie a ingenti investimenti. Nei primi tre mesi di quest’anno, infatti, le entrate ammontano a 18,3 miliardi di dollari (+54% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Le perdite, invece, sono state di 4,7 miliardi di dollari. L’anno scorso, invece, i miliardi incassati sono stati 61,7. Tutto rose e fiori, quindi? Non proprio.

Se da un lato ci sono ingenti entrate, con un aumento di quasi l’80% nel 2021, dall’altra la voce perdite operative spiega come in virtù della sua crescita l’azienda cinese deve lasciare per strada parecchi soldi. Le spese totali nel 2021 hanno sfiorato gli 85 miliardi di dollari. Il costo delle vendite, invece, è stato di 27,4 miliardi di dollari, il che vuol dire un 79% in più dal 2020. Questo perché lo sviluppo di ByteDance è dato dai 14,6 miliardi di dollari investiti in ricerca e sviluppo, dai 19,2 miliardi di spese di vendita e marketing e dai 75,6 miliardi di dollari in variazione del valore di mercato su una gamma di titoli convertibili.

Si tratta di spese enormi. Prendendo come riferimento Meta, che come ByteDance racchiude al suo interno più realtà, nel 2021 la società di Mark Zuckerberg ha speso 14 miliardi di dollari nel marketing, superiori agli 11,6 miliardi dell’anno prima ma comunque ben al di sotto della rivale cinese.

Spendere di più, se fatto nella giusta maniera, può dare nel tempo grandi risultati. ByteDance può contare su un patrimonio complessivo di 74 miliardi di dollari, in crescita di quasi 10 miliardi rispetto a dicembre del 2021. La liquidità, invece, è passata dai 34,1 miliardi di dollari di fine anno scorso ai 42,5 miliardi dopo i primi tre mesi di quello in corso.

Non tutte le aziende, però, hanno la possibilità di investire così tanto, a meno che non abbiano qualcuno alle spalle diposto a sborsare finanziamenti senza preoccuparsi di criteri economici o logiche di mercato. Questo concetto è stato espresso dall’amministratore delegato di Snapchat, Evan Spiegel, durante la Code Conference, organizzata da Vox Media. “Il motivo per cui è stato così difficile rispondere [a TikTok, ndr] per le aziende negli Stati Uniti, ma anche in tutto il mondo, è la portata dell’investimento”, aveva affermato. “Quello che nessuno aveva previsto negli Usa era il livello di investimento che ByteDance ha fatto nel mercato statunitense, e ovviamente in Europa, perché era inimmaginabile. Nessuna startup poteva permettersi di investire miliardi e miliardi e miliardi di dollari nell’acquisizione di utenti in tutto il mondo. Una strategia completamente diversa da quella che qualsiasi azienda tecnologica si aspettava, perché non era guidata dall’innovazione. Si trattava, davvero, di sovvenzionare l’acquisizione di utenti su larga scala”.

Il suo discorso è stato certificato da questo rapporto che ByteDance ha condiviso con i propri dipendenti, ai quali è stato confermato che, “sebbene il mercato possa fluttuare, rimaniamo fiduciosi nella forza della nostra attività e organizzazione”. La questione posta da Spiegel apre a discorsi molto ampi, economici sì ma soprattutto politici. La diatriba su TikTok che sta tenendo banco negli Stati Uniti è chiara: per Washington, il social network è un cavallo d Troia regalato da Pechino agli altri paesi, con cui espandere la propria influenza. Uno strumento di soft power, piuttosto che di condivisione tra gli utenti visto che di social c’è ben poco.

ByteDance, come scritto, non è solo la madre di TikTok ma anche di Douyin, Jinri Toutiao e Today’s Headlines. Tanti rami che appartengono allo stesso albero, che la Cina coltiva con grande cura. Un albero che può permettersi di regalare frutti (avvelenati?) in giro per il mondo in virtù di un’agenda politica e strategica molto che vale molto di più di un segno meno sui bilanci annuali.

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