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Usa, l’uomo che ha ottenuto il bando di Huawei ora lo invoca per TikTok

Brendan Carr mai così netto. È uno dei cinque membri della Commissione federale per le telecomunicazioni. Non ha autorità in materia. Ma c’è un precedente: i suoi consigli al Congresso hanno già portato alla stretta sul 5G

Il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti (Cfius) dovrebbe intervenire per bandire TikTok. A sostenerlo è Brendan Carr, uno dei cinque membri della Commissione federale per le telecomunicazioni (Fcc), in un’intervista rilasciata al sito Axios.

IL PRECEDENTE HUAWEI

Carr non era mai stato così esplicito. Le sue posizioni contro TikTok sono note. Basti pensare che nei mesi scorsi aveva scritto a Apple e Google chiedendo di rimuovere l’app di proprietà della società cinese ByteDance dai loro store per ragioni di sicurezza nazionale. Come sottolinea Axios ed evidenzia TikTok tramite un portavoce, la Fcc non ha autorità di regolamentazione su TikTok e altre app. È il precedente che conta, però. In passato il Congresso aveva agito contro le società di telecomunicazioni cinesi, tra cui Huawei, proprio dopo le preoccupazioni espresse da Carr.

LA SITUAZIONE ATTUALE

TikTok è attualmente in trattative con il Cfius in merito alla cessione dalla società madre cinese ByteDance a una società americana per rimanere operativa negli Stati Uniti. Nelle scorse settimane il New York Times aveva riferito sui passi avanti nell’accordo. Ma secondo Lisa Monaco, numero due del dipartimento di Giustizia, l’intesa potrebbe non fornire un “isolamento” sufficiente da Pechino. Sulle trattative, inoltre, si staglia l’ombra di un Congresso controllato dai repubblicani dopo le elezioni di metà mandato. In questa situazione, la linea statunitense potrebbe irrigidirsi ancor di più.

BANDO UNICA VIA?

”Non credo che ci sia una strada da percorrere per qualcosa di diverso dal divieto”, ha detto Carr, citando le recenti rivelazioni su come TikTok e ByteDance gestiscono i dati degli utenti statunitensi. Inoltre, ha sottolineato le preoccupazioni per il ritorno dei dati statunitensi in Cina e il rischio che un attore statale utilizzi TikTok per influenzare in modo occulto i processi politici negli Stati Uniti. Semplicemente non esiste “un mondo in cui si possa ottenere una protezione dei dati tale da garantire che non finiscano nelle mani” del Partito comunista cinese”, ha sostenuto.

CONSENSO BIPARTISAN

Come ricorda Axios, l’amministrazione Trump aveva tentato senza successo di vietare l’applicazione nel 2020, poi aveva ordinato a ByteDance di cedere TikTok a una società statunitense. Operazione che però non è andata a buon fine. All’epoca la crociata di Donald Trump contro TikTok era stata pesantemente criticata nel mondo dem. Oggi, però, a sinistra sembrano aver cambiato idea. “Non è una cosa che normalmente mi sentireste dire, ma Donald Trump aveva ragione su TikTok anni fa”, ha detto la scorsa settimana il senatore democratico Mark Warner, presidente della commissione Intelligence. “Se il vostro Paese usa Huawei, se i vostri figli sono su TikTok… la capacità della Cina di avere un’influenza indebita è una sfida molto più grande e una minaccia molto più immediata di qualsiasi tipo di conflitto armato”, ha dichiarato.

LA DIFFERENZA CON HUAWEI

Sul 5G abbiamo assistito e assistiamo ancora oggi a una forte campagna degli Stati Uniti presso i loro alleati e partner affinché non facciano affidamento sui fornitori cinesi come Huawei per ragioni di sicurezza nazionale legata alla condivisione di informazioni. Non è un caso che la linea dura sia prevalsa nei Five Eyes, l’alleanza di intelligence che coinvolge Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Su TikTok l’impegno internazionale degli Stati Uniti potrebbe essere diverso, più orientato alla sicurezza dei dati, elemento centrale delle politiche europee in questo settore.

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