Pechino aveva sperato che l’espansione immobiliare potesse fungere da turbo per il Pil del Dragone. Ma le cose sono andate diversamente e adesso il colosso cinese è costretto a restituire i terreni su cui non è stato capace di realizzare i progetti. E c’è anche un caso Versailles…
La fine di un sogno chiamato mattone. Su tre anni di crisi di un mercato, quello immobiliare, che vale o forse valeva il 30% del Pil cinese. Evergrande, il simbolo della grande bolla edilizia cinese, ha restituito i terreni acquisiti anni fa dalla provincia di Wuhan per costruirvi complessi residenziali, sobborghi, infrastrutture.
Niente di tutto questo è avvenuto e se è avvenuto, è rimasto senza acquirenti. I giganti del mattone non avevano previsto il rallentamento della crescita cinese e il conseguente raffreddamento della domanda. Poi sono arrivate pandemia e guerra a dare la mazzata finale, con migliaia di famiglie che non potevano pagare la casa che avevano opzionato, anche perché ai primi segni di sofferenza dei prestiti le banche avevano cominciato a stringere i cordoni. I prezzi sono precipitati, il mercato si è fermato e le società immobiliari sono diventate a loro volta insolventi. Costrette a rendere ettari indietro. Ed è curioso come il de profundis dell’operazione mattone con cui Pechino voleva rilanciare il Pil cinese sia risuonato proprio a Wuhan, città dove è nata la grande pandemia globale.
Sì, perché, come raccontato da Reuters, un distretto municipale cinese della provincia di Wuhan ha dichiarato di aver ripreso indietro 134.500 ettari (332,4 acri) di terreni precedentemente detenuti da un’unità di Evergrande. E di aver ottenuto i terreni a costo zero, gratis. In altre parole, il governo locale del distretto di Jiangxia, nella metropoli di Wuhan, ha recuperato i suoi diritti di uso del suolo sui siti non sviluppati lo scorso 16 novembre. Su quell’area, Evergrande avrebbe dovuto realizzare l’ampliamento della Technology Tourism City. Ma la crisi del debito che l’ha travolta, come molti altri giganti, ha reso il tutto una chimera. Gli appezzamenti di terreno ripresi dalle autorità di Jiangxia comprendevano nove siti residenziali, due commerciali e uno per lo sviluppo misto.
A nord di Hong Kong c’è un terreno sul quale la stessa Evergrande aveva programmato di costruire una villa in stile Versailles. All’inizio del 2021 il presidente della società cinese aveva lanciato un piano ambizioso per trasformare un vasto appezzamento di terreno agricolo in un progetto ultra-lusso. Per finanziare questo progetto, che era stato soprannominato Project Castle, Evergrande si era rivolta al fondo californiano Oaktree Capital, che nel mondo del calcio è noto per il prestito da 275 milioni di euro concesso a Suning, la proprietaria dell’Inter. Oaktree ha prestato a Evergrande 720 milioni di dollari, assicurati con il terreno in garanzia, il che significava che il fondo avrebbe potuto rilevarne il controllo nel caso in cui Evergrande fosse stato inadempiente sul debito.
Oaktree ha sfruttato questa possibilità appena un anno dopo, quando Evergrande ha ammesso di non poter far fronte ai suoi obblighi finanziari, che si erano accumulati fino a raggiungere la quota di 300 miliardi di dollari. L’azienda ha così incaricato i curatori di sequestrare il terreno da Evergrande lo scorso gennaio. E lo stesso gruppo ha rivelato alla borsa di Hong Kong che le sue perdite legate al progetto ammonterebbero a circa 770 milioni di dollari. Amen.