L’economista e storico a Formiche.net: il Mef ha deciso ancora una volta di scommettere su Siena, usando i soldi dei contribuenti. L’unica soluzione sensata era riportare il Monte dei Paschi alla sua natura cooperativa e di territorio. Ora ci saranno delle conseguenze, anche e non solo sociali
Attesa al varco, dai mercati. Dopo l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro che si è concluso con apparente successo, i prossimi mesi per la banca più antica del mondo saranno altrettanto cruciali: il fine ultimo, per il Tesoro azionista-padrone, è riuscire a restituire la banca al mercato, dunque privatizzarla, spogliandola di quel marchio pubblico che l’assilla ormai da anni. Insomma, cercasi cavaliere bianco.
E pensare che per salvare Mps, Via XX Settembre ha staccato un assegno da 1,6 miliardi di soldi pubblici. Poi sono intervenute le fondazioni fondazioni bancarie, chiamate a raccolta dallo stesso Mef, unitamente agli anchor investor e altri investitori privati. A prima vista potrebbe sembrare un’operazione a trazione statale e forse lo è per davvero. Ma ne valeva la pena? Non c’era la possibilità di una soluzione alternativa? E chi, alla fine, si caricherà Mps una volta uscito di scena il Tesoro?
Formiche.net ne ha parlato con Giulio Sapelli, economista e storico di lungo corso. “Questo salvataggio lo pagheranno in primo luogo i lavoratori, che a migliaia lasceranno il posto, seppur con un paracadute, sotto forma di prepensionamento. E sappiamo tutti questo che cosa significa per un territorio, chiariamolo subito”, premette Sapelli.
“Il Tesoro ha commesso l’errore di scommettere, ancora una volta sul Monte dei Paschi, e lo ha fatto con soldi pubblici. Quando invece l’unica soluzione sensata era quella di restituire Mps alla sua vera natura, quella cooperativa, radicata sul territorio. In una situazione di crisi come questa, era la mossa più saggia da fare, privare Rocca Salimbeni della sua veste capitalistica, facendola tornare al passato glorioso cooperativo e territoriale, come quando era posseduta dal Comune, per mezzo della Fondazione”.
“A Via XX Settembre, se invece di leggersi i manuali di risk management si leggessero un po’ di economia politica, sarebbe meglio”. A questo punto però il dado è tratto e indietro non si può tornare, c’è la seconda domanda. E anche la risposta. “Ora si va avanti sul consolidamento, con tutti i costi sociali che questo comporterà. Io credo che alla fine Mps finirà tra le braccia della migliore banca che abbiamo, quella più europea e meglio gestita, ovvero Intesa”.