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La Russia salva in corner Minsk. Mano morbida sul debito

Solo un mese fa il declassamento delle obbligazioni sovrane bielorusse da parte della Banca mondiale. E ora il Cremlino sposta di dieci anni la scadenza delle cedole legate a 1,4 miliardi di esposizione. Un aiutino per le barcollanti finanze del principale alleato di Mosca

Non c’è solo l’alleanza militare, ma anche quella finanziaria che forse è più importante. Perché senza soldi, non si combatte. La Russia di Vladimir Putin va in soccorso del suo principale partner, la Bielorussia. Paese dalle finanze non certo in salute, a giudicare dal recente downgrade del proprio debito da parte della Banca mondiale.

Ora però, arriva la manina del Cremlino ad aiutare Minsk. Mosca consentirà alla Bielorussia di posticipare il pagamento del debito contratto verso l’ex Urss per un totale di 1,4 miliardi di dollari, per 10 anni, fissando anche un tasso di interesse fisso e dunque non agganciato agli umori dei mercati. Non è cosa da poco, dal momento che si tratta di una risposta a una precisa richiesta di Minsk.

Che, all’inizio dell’anno, ha chiesto alla Russia di ristrutturare e rifinanziare le obbligazioni 2022. Le cui scadenze, ora sono state spostate di 10 anni. Questo significa che per il momento la Bielorussia non deve tirare fuori un soldo per ripagare le cedole a Mosca. Di più. Il Cremlino avrebbe deciso di fissare il tasso di interesse al 12% annuo invece di un tasso variabile legato ai rendimenti delle obbligazioni in rubli. Insomma, una spintarella bella e buona.

E pensare che, solo un mese fa la Banca mondiale ha dichiarato di aver posto tutti i prestiti concessi alla Bielorussia in stato di sofferenza con effetto immediato, citando pagamenti in ritardo per 68,43 milioni di dollari. In altre parole, il debito di Minsk è stato declassato a credito deteriorato, il che comporta l’attivazione di apposite procedure di recupero da parte dell’organizzazione internazionale. La quale ha interrotto tutti i programmi di finanziamento in Bielorussia a partire dallo scorso 2 marzo, anche se il Paese non riceveva alcun soldo già dal 2020.

Ora, il segnale arrivato dalla Banca mondiale, più che finanziario, è politico.  Il capitale passato in sofferenza rappresenta infatti una quota irrisoria rispetto al monte-prestiti contratto dalla Bielorussia. La collocazione in stato di criticità comporterà per le casse di Minsk un onere di circa 12,75 milioni di dollari. Non è molto, ma il punto è un altro. Le sanzioni sono dietro l’angolo e per un Paese che, militarmente, dovesse aiutare Mosca nella sua aggressione all’Ucraina, si aprirebbero inevitabilmente le porte dell’insolvenza, così come avvenuto per la stessa Russia. La quale però, aiuterà Minsk e le sue finanze.

 

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