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Missili per la difesa aerea all’Ucraina? Telefonata Meloni-Zelensky

Il leader ucraino ha ringraziato il presidente del Consiglio per il sostegno italiano. I due hanno parlato dell’ipotesi di invio di sistemi per la protezione dei cieli ucraini. Nelle scorse settimane erano spuntate le ipotesi anti-droni, Aspide e  Samp/T

Oggi Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha avuto un colloquio telefonico con Volodymyr Zelensky, presidente ucraino. È il secondo contatto tra i due dopo l’arrivo di Meloni a Palazzo Chigi. Il primo era avvenuto due mesi fa, pochi giorni dopo il giuramento di Meloni, che nei giorni scorsi ha promesso di recarsi a Kyiv all’inizio dell’anno prossimo.

QUI KYIV

Il primo a rendere nota la telefonata è stato, come capita quasi sempre in occasione di contatti simili, il presidente ucraino. Zelensky ha riferito di aver “ringraziato” Meloni “per la solidarietà e il sostegno globale all’Ucraino. Ho elogiato lo stanziamento da parte del governo italiano di ulteriori 10 milioni di euro in aiuti”. Durante il colloquio, ha aggiunto il leader ucraino, il presidente del Consiglio “ha informato che si sta valutando la possibilità di fornire sistemi di difesa aerea per proteggere i cieli dell’Ucraina”. Infine, i due hanno discusso delle strade che si possono intraprendere verso la pace. Kyiv punta a tenere un vertice di pace entro la fine di febbraio, preferibilmente alle Nazioni Unite con il segretario generale António Guterres come possibile mediatore, nel periodo del primo anniversario dell’invasione lanciata dalla Russia. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba in un’intervista all’Associated Press.

QUI ROMA

Meloni ha “rinnovato il pieno sostegno” del governo italiano a Kyiv “in ambito politico, militare, economico e umanitario, nel ripristino delle infrastrutture energetiche e nella futura ricostruzione dell’Ucraina”, ha comunicato Palazzo Chigi. Inoltre, ha ribadito “il massimo impegno” italiano “per ogni azione” utile per arrivare a “una pace giusta” per l’Ucraina. Infine, ha confermato la sua intenzione di recarsi a Kyiv e ha invitato il presidente Zelensky a Roma.

I PASSAGGI IN AULA

Due settimane fa Senato e Camera avevano dato il via libera al governo Meloni di inviare armi all’Ucraina fino alla fine del 2023. Entrambe le aule del Parlamento hanno approvato le risoluzioni presentate dalla coalizione di centrodestra, da Azione-Italia viva e dal Partito democratico, che chiedevano di proseguire il sostegno militare al Paese invaso dalla Russia. Contro il provvedimento avevano invece votato il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, da tempo contrari all’invio di nuove armi, le cui risoluzioni sono state respinte. Gli atti di indirizzo di Camera e Senato erano il requisito previsto dal decreto-legge (ora in fase di conversione) con cui l’esecutivo ha deciso di rinnovare fino al 31 dicembre 2023 il sostegno militare all’Ucraina, prorogando quanto già stabilito dal precedente governo di Mario Draghi con l’inizio della guerra.

LE IPOTESI

All’inizio del prossimo anno potrebbe arrivare sul tavolo del governo italiano il sesto decreto aiuti all’Ucraina. Stavolta la necessità manifestata da Kyiv, con l’arrivo dell’inverno e l’intensificazione dei bombardamenti ai punti strategici, è quella di avvalersi di sistemi missilistici di difesa aerea per proteggere le infrastrutture del paese dagli attacchi russi che arrivano dal cielo. Sono diversi le ipotesi in campo: da Roma potrebbero arrivare sistemi anti-droni oppure i cosiddetti Aspide, mentre una terza ipotesi (allontanata da alcune difficoltà nel procurare i componenti) sarebbe quella di fornire il sistema Samp/T, molto più avanzato ma anche più raro e per questo difficile da reperire. Con la fornitura dello Skyguard-Aspide, l’Italia garantirebbe un’arma dall’elevata mobilità tattica, anche se di vecchia generazione: si tratta di un sistema missilistico terra-aria a corta portata contro la minaccia aerea condotta alle basse e bassissime quote.

L’IMPEGNO DI MELONI

Giovedì scorso, intervenendo alla XV Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori presso la Farnesina, il presidente Meloni aveva spiegato che “l’Italia ha fatto quello che doveva fare e continuerà a fare quello che deve fare”. “Oggi la pace in Europa non è più scontata, la nostra libertà non è più scontata, basta arrivare poco lontano da qui per vederlo, siamo in Europa non siamo in un posto così distante, noi abbiamo la consapevolezza di dover difendere l’ordine internazionale al quale eravamo abituati e che non è più scontato”, aveva detto. “È fondamentale la chiarezza e la fermezza con la quale l’Italia si è schierata nel conflitto ucraino fin dall’inizio, senza tentennamenti, la stella polare del nostro impegno rimane la ricerca del dialogo la cessazione delle ostilità”, aveva aggiunto.


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