La mossa dei parlamentari risponde ai rischi per la sicurezza posti dall’app cinese, le sue pratiche di raccolta dati e il confine poroso con il partito-Stato. Il tutto mentre TikTok rinsalda la sua presa sui più giovani
Mercoledì il Senato degli Stati Uniti ha approvato all’unanimità una legge che impedisce ai dipendenti federali di utilizzare TikTok sui dispositivi in dotazione al governo. Diventerà ufficiale solo dopo il passaggio alla Camera, che è ampiamente probabile in virtù del supporto bipartisan per la misura. Almeno sei Stati Usa e le Forze armate avevano già preso provvedimenti per impedire ai dipendenti di installare TikTok sui dispositivi governativi, mentre l’Indiana ha appena citato l’app in giudizio riguardo al trattamento dei dati.
Il timore crescente dei lawmaker è che TikTok, di proprietà della società cinese ByteDance, raccolga quantità massicce di dati personali dei cittadini statunitensi e li metta a disposizione di Pechino, che a sua volta può avvalersene per operazioni di influenza e spionaggio. Queste paure sono amplificate dalla stupefacente popolarità dell’app – quasi 140 milioni di utenti attivi su 330 milioni di cittadini statunitensi, secondo i dati Omnicore di marzo – e la sua presa sui più giovani, che costituiscono la stragrande maggioranza degli utenti e usufruiscono dell’app per socializzare, informarsi e stare al passo con i trend.
La svolta in Senato è l’ultima escalation legale della mobilitazione statunitense contro TikTok, che si fa sempre più popolare. Negli scorsi giorni i repubblicani Marco Rubio (commissione intelligence del Senato) e Mike Gallagher (futuro capo di una nuova commissione speciale sulla Cina a partire da gennaio) sono andati oltre, presentando una proposta di legge per vietare completamente l’app negli Stati Uniti. Della stessa idea anche Brendan Carr, uno dei cinque membri della Commissione federale per le telecomunicazioni.
“Si tratta di un’applicazione che raccoglie ogni giorno dati su decine di milioni di bambini e adulti americani. Sappiamo che viene usata per manipolare i feed e influenzare le elezioni. Sappiamo che risponde alla Repubblica Popolare Cinese”, ha riassunto Rubio, facendo eco alle stesse preoccupazioni espresse dal direttore dell’Fbi a novembre. Come qualsiasi società in Cina, i confini tra azienda privata e Stato sono porosi, cosa che ha portato Christopher Wray a descrivere TikTok come un’arma in mano ai rivali strategici.
La linea dura è condivisa anche dalla Casa Bianca, che contemporaneamente sta lavorando con gli alleati per limitare l’accesso cinese ai semiconduttori avanzati. I funzionari dell’amministrazione a guida Joe Biden stanno studiando un modo per creare una struttura aziendale che permetta a TikTok di operare negli Usa, ma con protezioni che impediscano al governo cinese di accedere ai dati personali degli utenti americani. Un approccio votato alle implicazioni strategiche senza scadere nel reazionarismo, come spiegava la vicedirettrice della cibersicurezza nazionale Kemba Walden.
ByteDance, da parte sua, si sta dimostrando molto cooperativa. Pur di evitare di cedere la sezione statunitense, l’azienda sta lavorando su Project Texas, uno “sforzo senza precedenti”, “estremamente difficile e costoso da costruire” (copyright Shou Zi Chew, ceo di TikTok) per lasciare la gestione dei dati in mano alla statunitense Oracle – che a sua volta sta controllando gli algoritmi e le pratiche di moderazione del social. Pechino, d’altro canto, accusa gli Usa di sbandierare il tema della sicurezza nazionale a vuoto (per TikTok come per i controlli sulle esportazioni) per osteggiare il lavoro delle aziende cinesi.