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Ma su accise e caro benzina a cosa serve agitare la maggioranza?

In un momento caratterizzato dall’estrema difficoltà dell’opposizione di braccare l’azione del governo, la maggioranza è riuscita a innescare una frizione al suo interno. Su un fronte, quello delle accise, troppo secondario per rischiare di compromettere il lavoro fatto su altri fronti (come geopolitica, relazioni internazionali, energia)

Certo che la benzina più cara impatta su famiglie, imprese, consumatori e intero sistema-paese. Ma innescare e sottolineare ora le differenze tra alleati della maggioranza non sembra la strada migliore per correggere la rotta.

Ad alcune diverse sensibilità tra Forza Italia e Fratelli d’Italia, manifestate per voce di parlamentari e commentatori, ha replicato il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari sostenendo la tesi che di più non si poteva fare, come tutti (partiti e leader) sanno.

“I tagli si faranno appena possibile”, ha ricordato anche a chi, forse, dimentica quali erano le premesse prima della legge di bilancio: si agitavano rischi di tenuta per i conti italiani; c’erano puntati su Roma gli occhi dei mercati, delle agenzie di rating e di Bruxelles sulle scelte economiche del governo appena nato; si invocava quasi la troika come soggetto che sarebbe entrato in campo un nanosecondo dopo l’approvazione della manovra di un pericoloso governo di destra alla testa dell’Italia.

Non è andata così. Le mosse del governo si sono rivelate ben più oculate rispetto alle recenti politiche dei bonus a pioggia (110% docet) che stanno gravando non solo sul debito pubblico, ma anche sulla libertà di manovra attuale.

Per cui, attaccare oggi Palazzo Chigi e il Mef significa non capire fino in fondo la portata della stagione che si sta aprendo.

Al netto dei fisiologici riequilibri che in corsa tutti fanno, il governo nell’ordine:

ha riportato la barra della politica estera su coordinate euroatlantiste (sulle armi all’Ucraina la maggioranza è granitica, ha detto il viceministro Cirielli) dopo le sbandate cinesi dei governi Conte (nessuno ha dimenticato i casi di Trieste e Taranto);

ha bloccato l’ingerenza esterna e il cosiddetto shopping selvaggio delle imprese italiane, al fine di salvaguardare economicamente l’interesse nazionale e di dare all’esterno un’immagine diversa su Difesa e Tlc;

ha offerto una sponda di visione tanto a occidente (Usa e Ue) quanto a oriente (Giappone);

ha garantito il massimo impegno, condito dalle relative risorse in manovra, sul dossier energetico per famiglie e imprese;

prova a costruire una nuova infrastruttura politica europea, stimolando un dialogo tra Popolari e Conservatori dopo le larghe intese in Ue;

ha aperto una nuova stagione di impegno politico nei Balcani e nel Mediterraneo;

ha spostato la questione economica non tanto sulle scelte del governo quanto sulla capacità di intervenire sull’inflazione.

È poco? È molto? Lo diranno i fatti: ovvero gli obiettivi che saranno raggiunti, quelli che verranno ricalibrati in corsa e gli errori naturalmente da correggere, perché nessuno è infallibile e nessuno ha la verità in tasca.

Ma in un momento caratterizzato dall’estrema difficoltà dell’opposizione di braccare l’azione del governo, la maggioranza sembra volersi far male da sola. A maggior ragione su un fronte, quello delle accise, che non dovrebbe essere in grado di mettere in ombra il lavoro fatto su altri fronti come geopolitica, relazioni internazionali, energia.

@FDepalo


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