L’ondata senza precedenti di contagi e ricoveri ha finito per mandare in default le compagnie statali, che fino a pochi giorni fa avevano coperto parte delle spese dei pazienti Covid. Colpa della fine repentina delle restrizioni e di polizze low cost non tarate su uno tsunami sanitario
Forse nemmeno a Pechino avevano previsto un simile effetto collaterale. Nei giorni in cui il governo di Xi Jinping si affanna per scongiurare una crisi del debito che può arrivare al cuore del Dragone, ecco l’altro bubbone: ci sono talmente tanti malati ricoverati per colpa del virus, che le assicurazioni sanitarie statali, che attingono direttamente al servizio nazionale, non hanno più i soldi per coprire e ristorare le cure ai pazienti.
In altre parole un pezzo del Sistema sanitario cinese, ad oggi sotto il totale controllo del partito e reduce da numerose riforme, l’ultima delle quali datata 2008, è letteralmente saltato. E pensare che la sanità dell’ex Celeste Impero ha previsto, a partire dal 2012, un sistema assicurativo, finanziato dal governo, in grado di fornire una qualche forma di copertura al 95% della popolazione. Ma ora, chi si ammala di Covid in modo grave, rischia di doversi curare a proprie spese.
Al punto che, come raccontato dal Financial Times, 14 città e province cinesi hanno di punto in bianco smesso di fornire cure gratuite per il coronavirus. E, questo, dopo tre anni durante i quali i pazienti cinesi hanno ricevuto cure sovvenzionate dalle assicurazioni. Gli ospedali di Shanghai e Guangzhou, tanto per citare due esempi, starebbero facendo pagare ai pazienti Covid fino a 20 mila yuan (circa 3 mila dollari, circa cinque mesi di stipendio medio per un residente) al giorno per le cure intensive. Dove sta il corto circuito?
Nei tre anni di pandemia, molte assicurazioni sotto il controllo dello Stato hanno venduto ai cittadini fior di pacchetti low cost, con una copertura media delle spese mediche. Un sistema che avrebbe potuto reggere all’urto di un’ondata di proporzioni normali, ma non a quella scatenatasi all’indomani della rimozione della zero covid policy. E allora, dinnanzi a centinaia di milioni di richieste, il sistema assicurativo pubblico è andato in crisi di liquidità, costretto a bloccare i rimborsi.
Tutto questo mentre, come raccontato da Formiche.net, la Cina è pronta ad affrontare il debito pubblico che permea le finanze degli enti locali. E per farlo, il ministero dell’economia del Dragone ha deciso di predisporre un meccanismo che possa prevenire eventuali default a livello periferico. Quello che Pechino vuole assolutamente scongiurare è il rischio di un effetto a cascata sui conti pubblici. Perché, se dovessero cominciare a saltare i governi locali, il passo per arrivare al cuore politico ed economico del Paese sarebbe breve.
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