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Craxi guida i senatori in Egitto. Contatti tra sponde del Mediterraneo

La visita dei senatori italiani si inquadra all’interno del momento di spinta politico-diplomatica di Roma nel Mediterraneo, dove Il Cairo è un attore decisivo. Craxi (FI) guida la missione di “rilievo strategico” nella quale sarà ribadita l’intenzione italiana sul trovare “la verità” sul caso Regeni

“Un momento storico particolarmente delicato, con l’area mediterranea che assume un rilievo strategico quanto mai decisivo per rispondere alle sfide insidiose che si profilano all’orizzonte e per smorzare gli effetti della destabilizzazione degli equilibri geopolitici provocati dalla guerra in Ucraina”. Così Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, spiega il contesto attorno alla visita che la delegazione parlamentare da lei presieduta – la Commissione Affari esteri e difesa – compie in Egitto in questi due giorni.

Il viaggio dei senatori è parte del quadro ampio con cui l’Italia ha recentemente abbracciato, in un forcing politico-diplomatico, tutta la regione. La missione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Libia e Algeria; le visite dei ministri Antonio Tajani e Matteo Piatendosi in Tunisia e Turchia; il viaggio del capo della Farnesina proprio in Egitto per incontri di altissimo livello come quelli con i leader Abdel Fattah al Sisi e l’imam dell’Università di al Azhar.

Contatti con cui Roma sta strutturando la postura all’interno del Mediterraneo, regione in cui si proiettano gli interessi strategici italiani – che si dimostrano in continuità con quelli espressi dai governi precedenti, ma in una fase di spinta più incisiva. E l’Egitto è un attore imprescindibile. Sisi ha risposto alle difficoltà economiche che il suo Paese sta vivendo – frutto della pandemia ed esasperate dalla crisi internazionale innescata dalla guerra russa, soprattutto riguardo all’inflazione alimentare – ponendo Il Cairo all’interno di dossier internazionali con una posizione di mediazione.

L’Egitto ha percepito il valore – tanto quanto la necessità – di cavalcare la fase di distensione regionale che ha seguito l’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden e le inquietudini prodotte dal Covid e dal ritorno della guerra in Europa. Il Cairo è attualmente all’interno dei processi di negoziazione in Libia, recuperando – con sponda Onu – il dialogo con la Turchia e abbandonando posizioni belligeranti; in Sud Sudan, all’interno della transizione democratico nel cuore del Corno d’Africa; nel Mediterraneo orientale, dove l’Italia ha interessi da proteggere in mezzo al quadro geopolitico dell’East Med (mentre si torna a parlare del gasdotto omonimo); è un attore importante nella questione israelo-palestinese, di nuovo infuocata; è un partner occidentale determinante nella lotta al terrorismo; addirittura, dopo la recentissima visita in Armenia, Sisi si è proposto come piattaforma di mediazione nel Nagorno-Karabakh.

Impossibile dunque non tenere aperto un dialogo con Sisi e il suo Paese, anche per il ruolo che l’Egitto cerca di darsi nel collegamento con l’Oriente – come dimostra il recente viaggio in India del leader egiziano, e il valore ancora determinante della rotta per Suez nel collegare il Mediterraneo, l’Europa, con l’Indo-Pacifico, l’Asia.

I senatori italiani incontreranno omologhi delle varie commissioni egiziane e concluderanno la giornata odierna (non a caso) al Cairo International Center for Conflict Resolution, Peacekeeping and Peacebuilding. La struttura, nota nel 1994 sotto il ministero degli Esteri e rivitalizzata nel 2017 con una serie di rinnovamenti e un nuovo ruolo all’interno del sistema-paese egiziano, è paradigmatica di come Il Cairo intenda trovare un ruolo di leadership attraverso il Sud globale che possa essergli riconosciuto dalle grandi potenze. Successivamente la delegazione italiana avrà incontri nella sede della Lega araba e con il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry.

“Nel corso degli incontri istituzionali – spiega Craxi – è mia intenzione, sulla scia di quanto già espresso dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, ribadire alla controparte egiziana, in uno spirito improntato al confronto costruttivo, la ferma determinazione dell’Italia a trovare verità e giustizia sul caso di Giulio Regeni“. Non banale, la sottolineatura che Craxi fa a proposito di un tema sempre delicato quando si parla delle relazioni italo-egiziane. I rapporti viaggiano su due livelli distinti: il caso Regeni, così come quello di Patrick Zaki, sono vicende che Roma – non solo l’attuale governo, ma anche i precedenti – tengono in prima considerazione quando si parla col Cairo. Contemporaneamente, l’Italia ha deciso di continuare il percorso di dialogo con l’Egitto nell’ottica più ampia delle relazioni internazionali e regionali con un attore centrale, anche solo per demografia, del mondo mediterraneo e arabo – e su questo Craxi e Tajani hanno evitato di finire oggetto di più futili polemiche.

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