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Le tre mosse italiane per fare scacco sul gas

Il potenziamento sulla dorsale adriatica permetterebbe di portare in Nord Europa molto più gas da Algeria, Azerbaijan e Libia, facendo dell’Italia l’hub europeo del metano. Senza dimenticare l’assoluta centralità politica del gasdotto tra Israele e Salento che produrrebbe due vantaggi

Rapido potenziamento della dorsale adriatica, allacciamento della nave a Piombino e decisioni geopolitiche sul gasdotto EastMed. Questa la mappa su cui sono tracciate per l’Italia le “nuove coordinate” del dossier energetico e che, se animate da uno sforzo coordinato e da una celere attuazione delle intenzioni, potrebbe rappresentare una straordinaria occasione per il nostro Paese. Non solo per corroborare le già avanzate progettazioni con Algeria, Azerbaijan e Libia, ma anche per segnare un punto decisivo alla voce strategia e visione.

Rete Adriatica

Il siparietto Descalzi-Venier su gasdotto adriatico (Venier: “Serviranno 4 anni per il potenziamento della Dorsale Adriatica”. Replica Descalzi: “In Libia, con maestranze egiziane, ci abbiamo messo 9 mesi a fare un gasdotto più lungo. Perché non si riesce a farlo anche in Italia?”) offre il gancio per tornare sia sui ritardi atavici in Abruzzo, tipici della macchina burocratica italiana, a causa di ricorsi e interi paesini sulle barricate, che per sottolineare come a Piombino la dead line è maggio per l’allacciamento della nave.

Sul punto si registra la nuova mobilitazione delle associazioni ambientaliste che puntano il dito sulla sovracapacità di trasporto che “graverà sulle bollette violando gli obblighi sul contrasto della crisi climatica, dal momento che gasdotti e terminali esistenti largamente sufficienti”. Invece il potenziamento sulla dorsale adriatica permetterebbe di portare in Nord Europa molto più gas da Algeria, Azerbaijan e Libia, facendo dell’Italia (che oggi ha fatto registrare il prezzo del gas più basso del mese di gennaio) l’hub europeo del metano. Rete Adriatica è stata progettata individuando cinque tratti tra Puglia, Campania, Molise, Abruzzo, Marche, Lazio e Toscana.

Qui Italia

Su Piombino invece la novità è che in primavera la nave dovrebbe essere operativa, grazie all’ultimo via libera giunto sul rigassificatore. La Conferenza dei Servizi ha infatti concesso a Snam l’autorizzazione, mentre il Comune annuncia un possibile nuovo ricorso al Tar. Si tratta della gasiera Golar Tundra, la nave specializzata nel trasporto di Gnl che dovrebbe arrivare nei mari italiani già a metà febbraio. La seconda nave acquistata da Snam verrà collocata a Ravenna nel 2024. Tra l’altro da Ravenna arriva la notizia della gara d’appalto bandita da Eni per i servizi di logistica a Marina di Ravenna e Ortona, che porta in grembo una generale rivisitazione dell’area anche in chiave futura.

Il terzo lato di questo triangolo energetico si ritrova alla voce geopolitica, dal momento che le continue evoluzioni della guerra in Ucraina, come quelle lungo l’asse Mosca-Ankara-Il Cairo-Atene-Nicosia-Tripoli, impongono non solo delle contromisure, ma anche una diversificazione dei ragionamenti messi in piedi ante bellum. È il caso del progetto Eastmed e delle dinamiche che toccano il Mediterraneo orientale.

Qui Mediterraneo

L’intero quadro che tocca il conflitto in atto in Ucraina (e i riverberi internazionali ad esso connessi) non può non tener conto di due elementi oggettivi: l’abbondanza di giacimenti nel Mediterraneo orientale tra Israele, Egitto, Cipro, Grecia e i suoi riflessi nelle policies dei singoli players coinvolti, direttamente e indirettamente.

La tensione in atto tra Grecia e Turchia da un lato, sommata all’esigenza concreta di utilizzare il gas scoperto in quelle acque, producono effetti politici costanti. L’unico punto di luce in questa sorta di nebbia diplomatica può essere individuato nel “come” portare il gas dal Mediterraneo orientale all’Europa: lo strumento infrastrutturale individuato da tempo e sul quale si era coagulato un interessante Forum tematico ad hoc, è il gasdotto EastMed.

Al momento solo Egitto e Israele hanno tratto benefici sostanziali dalle riserve energetiche offshore della regione, mentre invece un progetto più ambizioso come l’EastMed produrrebbe due vantaggi: favorire una infrastrutturazione definitiva del quadrante mediterraneo meridionale e stimolare la sicurezza energetica di tutti i paesi coinvolti.

Inoltre rappresenterebbe la spinta a riorientare l’approvvigionamento energetico dell’Europa lontano dalle fonti russe, coinvolgendo la produzione di idrogeno e idrocarburi e, in prospettiva, provando ad includere la Turchia (a quel punto resa più morbida) negli accordi esistenti nel Mediterraneo orientale per la cooperazione energetica. Un ruolo che, potenzialmente, potrebbe svolgere proprio Roma.

@FDepalo


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