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Payback, missione (quasi) compiuta. Lo stop del governo ai rimborsi

In Consiglio dei ministri la proroga al 30 aprile dei rimborsi alle Regioni, anticipata da Formiche.net. Ma le imprese vogliono di più. Boggetti (Confindustria dispositivi medici): ora un tavolo per una soluzione strutturale. Lucaselli (FdI): bravo il governo a intervenire, adesso avanti tutta sulla riforma

Nel giorno della protesta indetta dalle aziende che riforniscono le regioni di dispositivi medici contro il payback, il governo di Giorgia Meloni interviene per allungare al 30 aprile la scadenza relativa al pagamento dei 2,2 miliardi riconducibili al triennio 2015-2018. Una mossa anticipata da Formiche.net nella giornata di ieri, volta a scongiurare una mazzata sui conti delle imprese, soprattutto quelle minori.

Il payback, come noto, è quel meccanismo che impone all’industria biomedicale, in particolare a quella che vende alle regioni di dispositivi medici, di concorrere nella misura del 50% al disavanzo per l’acquisto dei suddetti beni. Come emerso dalla bozza visionata da questa testata ed entrata a Palazzo Chigi, la riunione di governo pomeridiana ha sancito lo stop al payback, almeno per quattro mesi. Poi, coperture e risorse permettendo, si vedrà. Bisognerà spulciare tra le pieghe del Documento di economia e finanza per capire se e dove rimediare i fondi con cui strutturare una riforma del meccanismo concepito quindici anni fa ma operativo dal 2015.

Nel frattempo, le imprese portano a casa una mezza vittoria, anche se non c’è da essere troppo contenti, come spiega a Formiche.net Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria dispositivi medici. “Facciamo una premessa. Ad oggi il payback mette a rischio oltre 112 mila posti di lavoro perché chiedere alle imprese 2,2 miliardi di euro entro gennaio significa farle chiudere con conseguenze drammatiche per l’occupazione, i territori e la qualità della salute del Paese. Il fallimento di molte imprese genererà un’interruzione delle forniture agli ospedali. Il rischio è che le strutture sanitarie restino sfornite di dispositivi medici indispensabili, oltre a venire a mancare quel supporto tecnico che permette a molte delle tecnologie installate negli ospedali di funzionare correttamente”.

Ora, “la proroga posta in essere dal governo è certamente utile ma non risolve il problema, semmai lo posticipa. Quello che a noi imprese davvero interessa è la volontà politica di superare il payback. Voglio dire, all’indomani dell’allungamento della scadenza, sarà necessario aprire un tavolo tecnico, affinché si individui una soluzione strutturale. Noi come imprenditori, abbiamo d’altronde una sola missione, quella di fare innovazione. Ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di farla. Abbiamo spesso sentito parlare della proposta che prevede lo spostamento, a mezzo compensazione, dell’avanzo generato dalla spesa convenzionata sul disavanzo di quella diretta. Ma, come ho detto, serve volontà politica”.

Decisamente soddisfatta è invece Ylenia Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia, membro della Commissione Bilancio e promotrice della prima ora di misure in grado di sterilizzare il payback (qui l’intervista a Formiche.net di qualche settimana fa). “C’è da essere totalmente contenti visto che il governo ha deciso di intervenire, spostando la scadenza dei rimborsi”, premette l’esponente di FdI. “Questo darà all’esecutivo una duplice opportunità, da una parte permetterà di verificare eventuali risorse nel Def per prolungare la sterilizzazione del payback. E poi questi mesi saranno utili per immaginare una riforma che possa rappresentare quella soluzione strutturale a un meccanismo profondamente distorsivo. Occorre trovare un compromesso tra governo e regioni, bisogna trovarlo a tutti i costi, perché c’è troppa incertezza sulle imprese che forniscono dispositivi medici. C’è in gioco la tenuta del Sistema sanitario nazionale e l’obiettivo del governo è per l’appunto salvaguardare la sanità”.

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