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Contro la riforma Cartabia una saldatura giustizialista. Parla Costa

Il deputato di Azione: “Si sta creando una saldatura trasversale, tra coloro che pensano che dare garanzie ali imputati e applicare principi liberali alla gustizia voglia dire un cedimento da parte dello Stato. Sotto la cenere cova una voglia di ribellarsi alle tesi di Nordio, che invece noi di Azione appoggiamo convintamente”

“Si è creata una saldatura populista contro la riforma Cartabia, che coinvolge anche parti della maggioranza. Noi sosteniamo le tesi del ministro Nordio”. Enrico Costa, deputato di Azione non digerisce le critiche che stanno arrivando da più parti sul versante della Giustizia. Come ha spiegato sul Corriere il viceministro Francesco Paolo Sisto, “nessuno si può permettere di dire che la riforma Cartabia favorisce i criminali e tanto meno i mafiosi”. Costa, oltre a ribadire il concetto di merito, pone la questione sul piano più politico.

I principi e gli ambiti di intervento sui quali il ministro Nordio ha esplicitato la volontà di intervenire collimano con gli obiettivi della riforma Cartabia. Come si spiega questi malumori anche dalle parti della maggioranza?

Si sta creando una saldatura forcaiola e populista, in maniera trasversale, tra coloro che pensano che dare garanzie ali imputati e applicare principi liberali alla Giustizia voglia dire un cedimento da parte dello Stato. Questo è inaccettabile. Specie perché provano a identificare coloro che invece questi principi li difendono come complici dei criminali e dei mafiosi.

Nordio, che mercoledì e giovedì esporrà il suo programma in Parlamento, è un uomo fortemente voluto dal premier Meloni. 

Infatti, si sta generando una sorta di corto-circuito politico. Nel senso che noi sosteniamo, convintamente, l’agenda Nordio. Parti della maggioranza di cui è espressione, invece, la osteggiano. Salvini, ad esempio, sostiene di voler applicare correttivi alla Cartabia. Lui, che votò la riforma Bonafede e pure quest’ultima. Mi pare che l’ambiguità regni sovrana. In fondo, ciò che emerge, è che una porzione di maggioranza (tra FdI e Lega) mal sopporta il contributo liberale di Nordio e la sua visione di giustizia. Insomma, cova sotto la cenere una voglia di ribellarsi alle sue tesi.

Si riferisce alla riforma della custodia cautelare?

Ecco, questo è un esempio concreto di come certi leghisti e certi esponenti di Fratelli d’Italia abbiano una visione più simile al Movimento 5 Stelle rispetto a quella di Nordio. Stessa situazione che si ripete per il capitolo intercettazioni.

In effetti questo è un punto molto delicato. Specie sull’utilizzo dei trojan. 

L’utilizzo dei trojan ha la necessità di una regolamentazione specifica. Non è ammissibile che la materia venga assimilata alle intercettazioni ‘tradizionali’. Non solo: ci vuole un cambio di paradigma. Le intercettazioni devono essere uno strumento che corrobora l’impianto investigativo, non l’unico strumento di indagine come spesso accade. Senza contare il fatto che, spesso, coloro che sono intercettati non sono neanche gli indagati. Attualmente le intercettazioni sono utilizzate spesso per creare un humus mediatico favorevole alle indagini.

Molte polemiche sorte negli ultimi giorni riguardano l’estensione dei reati procedibili a querela, che prima erano procedibili d’ufficio. 

Anche in questo caso le polemiche sono assolutamente pretestuose. L’estensione dei reati procedibili a querela è stata votata e nessuno, in discussione, ha avanzato critiche. Non una nota dell’Anm, non un documento discusso in audizione. Semplicemente questa modifica mette nelle mani della persona offesa la possibilità di decidere se avviare o meno l’azione penale. Ma non è una de-penalizzazione. Anche perché, spesso, la procedibilità d’ufficio ha come effetto quello di creare degli imbuti che portano gli uffici a concentrarsi su fatti minori, piuttosto che concentrarsi su indagini rilevanti.

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