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Perché il governo non farà cilecca sul Pnrr. Parla Di Taranto

Intervista all’economista della Luiss. Con la revisione del Patto di stabilità una certa Europa ormai è finita, ma c’è chi farà di tutto per guastare la festa a chi chiede parità di trattamento e possibilità di spendere. Il Pnrr non preoccupa più di tanto, perché “i prezzi scenderanno e la Pa si doterà di nuove competenze”

L’Europa sta cambiando, forse per sempre. Ma c’è sempre qualcuno pronto a guastare la festa, tentando di fermare gli ingranaggi e rimettere le lancette indietro. Il cantiere per la revisione del Patto di stabilità è ormai ufficialmente aperto, con l’Italia pronta a farsi alfiere di una Ue più equa e compatta.  Le imboscate di quei Paesi che però non ci stanno a mettersi sullo stesso piano di chi il debito ce l’ha un po’ troppo alto, dice a Formiche.net Giuseppe Di Taranto, economista, docente e storico delle imprese, vanno messe nel conto. Meno male che l’Italia i suoi compiti a casa li sta facendo, a cominciare dal Pnrr.

“Partiamo da un presupposto, dei mutamenti al Patto di stabilità erano previsti, le stesse regole ormai superate sono state più volte criticate dalla stessa Commissione europea. Il problema è che ci sono Paesi come la Germania e, in generale i frugali, che continuano a boicottare, se così possiamo dire, una vera riforma del Patto”, spiega Di Taranto. “Vede, non dobbiamo mai dimenticare che il vero cambiamento dell’Europa è cominciato non appena Angela Merkel ha smesso di governare. Ora una piccola rivoluzione è in atto, finalmente, ma c’è chi ancora sostiene la linea dura. Francamente mi auguro che non sia un miraggio tutto questo”.

Di Taranto non si nasconde. “Temo imboscate da parte dei Paesi frugali, non bisogna abbassare la guardia. Più volte abbiamo visto l’Italia chiedere lo sganciamento degli investimenti dal calcolo del deficit. Se ne parla da parla da vent’anni e ancora siamo qui a discuterne”. Altro capitolo, il pressing italiano per la costituzione di un fondo comunitario per il finanziamento dei sussidi alle imprese, in risposta al piano americano per la competitività degli Stati Uniti.

“Mi pare una proposta molto sensata, questo è un mondo ormai dominato dalla concorrenza, più ci sono aiuti di Stato, meno la concorrenza si diffonde. Ecco allora che nel momento in cui gli Usa sussidiano la propria economia, l’Europa deve adeguarsi, controbattere. Dove c’è un’economia che riceve aiuti di Stato, non ce ne può stare un’altra che non li riceve. Non dimentichiamoci che già oggi noi subiamo la concorrenza spietata della Cina. Se dunque non si risponde agli Stati Uniti, l’Europa deve rispondere, o soccomberà. E onestamente vorrei per l’Unione un destino migliore”.

Guardando all’Italia, il governo sta in queste ore aggiornando le linee strategiche per la messa a terra del Pnrr. Il che ovviamente si lega alla ridiscussione del Patto, visto che sempre di spesa, spazio fiscale e investimenti si parla. “Io credo che non sia necessario un cambio di marcia sul Pnrr, semmai serve un adeguamento. Voglio dire, nell’ultimo anno i prezzi delle materie prime sono molto aumentati, dunque molti cantieri necessitano di un aggiustamento, di una messa a punto, alla luce dei prezzi esplosi. In questi giorni è entrato in vigore il price cap sul gas che fa il paio con il quello sul petrolio russo. Il che riporterà i prezzi dentro un alveo di sostenibilità. E poi, le nuove linee strategiche elaborate dal governo prevedono l’assunzione di nuove competenze nella Pa. Insomma, non sono preoccupato per la riuscita del Pnrr, i prezzi caleranno e le competenze arriveranno”.

 

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