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Italia-Francia-Germania, così Roma fa rete in Ue. L’analisi di Pontecorvo

Meloni e Fitto si muovono tra Roma, Parigi, Bruxelles, Berlino (e Stoccolma). Francia e Italia in particolare hanno “due governi che, anche se con diversi orientamenti politici, difendono l’Ucraina, e sono schierati allo stesso modo equilibrato”. Conversazione con l’ambasciatore Stefano Pontecorvo

Una rete, di relazioni, policies e obiettivi comuni che affronti emergenze (come l’Ucraina) ed esigenze (snellimento europeo), anche in vista delle elezioni del 2024. La politica europea del governo registra un altro passo in avanti, a poche ore dall’entrata in vigore del Trattato italo-francese del Quirinale: domani il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, (dopo il viaggio a Tripoli) sarà prima a Stoccolma –  la Svezia ha appena assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea – e a seguire a Berlino, con sullo sfondo il lavoro del ministro degli Affari Ue, Raffaele Fitto, che ieri era a Bruxelles non solo per un confronto con tutti i capidelegazione italiani al Parlamento europeo, ma anche per incontrare Roberta Metsola e oggi a Roma per ricevere la ministra francese Boone.

Roma & Parigi

Italia-Francia, avanti tutta? “Penso di sì e mi auguro di sì – dice a Formiche.net Stefano Pontecorvo, già ambasciatore italiano in Pakistan oltre che Senior Civilian Representative della Nato in Afghanistan – perché abbiamo con la Francia, così come con la Germania, delle complementarità oggettive in campo industriale, securitario e rispetto alle priorità europee.

Per cui il Trattato del Quirinale può essere un viatico per una cooperazione vera tra i due Paesi, senza dimenticare l’affinità sulla difesa circa l’Ucraina: noi abbiamo un’industria della difesa che in alcune parti è integrata di più. Altre aziende ci sono e dovrebbero aggiungersi e senz’altro siamo schierati allo stesso modo. Cioè come due governi che, anche se con diversi orientamenti politici, difendono l’Ucraina. Schierati in maniera equilibrata, non in maniera ottusa come fatto da altri”.

Verso Berlino

Non c’è solo Parigi al centro dei progetti di Roma: ora rotta su Berlino, dove Meloni è attesa venerdì, mentre le relazioni franco-tedesche stanno affrontando una fase nuova e diversa dall’ultimo quindicennio targato Merkel. Che spazi ci sono per l’Italia? Secondo il diplomatico ce ne sono di enormi: “La locomotiva franco-tedesca è venuta meno non perché sia venuta meno l’intesa tra le due capitali che ancora si intersecano, ma perché nel frattempo il posto della locomotiva franco-tedesca è stato preso dalle istituzioni europee con un rafforzamento dell’Unione”.

E ricorda che ai tempi della prima Merkel era necessario un motore che trascinasse l’Europa: era quello franco-tedesco, mentre adesso ci sono le istituzioni europee. “Per cui un’intesa con i tedeschi, con i francesi e con gli italiani serve, in primis, a controbilanciare in senso più europeo e meno burocratico il potere di Bruxelles e, in secondo luogo, risponde anche a un preciso interesse sia tedesco che francese: perché in virtù del cambiamento sismico che si è avuto nella geografia dell’energia, tutti i Paesi dovranno guardare a sud più che a est per l’approvvigionamento energetico e la Germania in particolare perché dipendente dal gas quasi quanto noi”.

Italia nel Mediterraneo

Il riferimento è a quella politica mediterranea e nordafricana distesa dal governo Meloni in maniera efficace, aggiunge, alla luce della quale i tedeschi “si faranno quattro conti e capiranno che anche a loro conviene avere buoni rapporti con l’Italia che rischia veramente di diventare club dell’energia mediterranea”.

In questo senso si inserisce l’altro versante operativo di questo quadro geopolitico europeo, dove un’iniziativa politica italiana che tenda a lavorare per costruire un nuovo equilibrio in Ue può avere senso e portare vantaggi, non solo in seno all’Ue stessa ma anche alla governance futura, con l’occhio rivolto al 2024 e alla nuova Commissione. Secondo l’ambasciatore Pontecorvo la stagione di stabilità politica che si è aperta con il nuovo governo Meloni, dotato di una maggioranza solida nelle due Camere e anche di un consenso popolare che le forze politiche precedenti non avevano, va nella direzione di un interesse per tutti, anche delle istituzioni europee. “Di spazio ce n’è e l’Italia può giustamente inserirsi in un triangolo con Francia e Germania che fa bene anche al potere negoziale italiano”.

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