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Perché Londra vuole aprire l’Aukus a India e Giappone

Da Londra si sta spingendo per concretizzare un’idea, ancora ferma alle proposte dei legislatori, di chiedere un ampiamento dell’Aukus a India e Giappone. L’alleanza con Australia e Stati Uniti è una delle forme di dialogo mini-laterale che definisce gli affari globali di questo periodo, insieme all’interconnessione delle dinamiche (di sicurezza e non solo) euro-atlantiche e indo-pacifiche

Riflettendo la necessità di una maggiore cooperazione in materia di sicurezza globale, il comitato ristretto per la difesa della Camera dei Comuni del Regno Unito ha chiesto qualche giorno fa l’espansione del patto di sicurezza trilaterale Aukus – tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti – per includere India e Giappone.

La questione è ancora iniziale, ma l’idea di Londra rispecchia due delle grandi dinamiche globali attualmente in corso. La prima, l’implementazione di questi organismi mini-laterali come forme alternative di governance degli affari internazionali. L’Aukus, ma anche il Quad (la cooperazione tra India, Giappone, Stati Uniti e Australia); oppure l’I2U2 composto da India, Emirati Arabi Uniti, Israele e Usa; sono tutti frutto di questo trend. Dal 2022 la tendenza è diventata più spinta e dunque evidente, anche come forma per gli Stati Uniti e i vari partner di evitare di muoversi nei meccanismi multilaterali classici – nei quali la Cina e in parte anche la Russia hanno giocato un ruolo di penetrazione come contraccambio politico a investimenti apportati in Paesi terzi.

L’altra tendenza è quella di cui il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha parlato durante la sua doppia visita a Seul e Tokyo di questi giorni: la sicurezza dell’Euro-Atlantico e dell’Indo-Pacifico è interconnessa. “Pechino e Mosca sono alla guida di una spinta autoritaria contro l’ordine internazionale basato sulle regole”, ha detto Stoltenberg dalla capitale giapponese, e l’idea di Londra tocca queste corde. Sia Giappone che India, pur con le loro complessità, sono Paesi che hanno interesse a mantenere più che vivace il dialogo con coloro che stanno costruendo un fronte di contenimento alla Cina (e in parte secondaria alla Russia).

La Gran Bretagna sta sostanzialmente pensando a un organismo di supervisione simile alla Nato per garantire la sicurezza nell’Indo-Pacifico, riprendendo anche l’idea di “Nato globale” dell’ex prima ministra Liz Truss, come ricorda Gabriele Carrer. La Nato è d’altronde presa come paradigma perché di fatto è l’esempio storicamente più virtuoso di alleanza militare, con tutte le ripercussioni che essa ha (e ha avuto) anche sul campo civile e industriale. E Aukus, accordo che ha come scopo specifico lo sviluppo e il dispiegamento dei sottomarini nucleari per l’Australia, ha nella componente industriale il suo aggregatore.

Annunciata nel settembre 2021, l’intesa trilaterale ha nel corso del tempo ampliato la sua base operativa. La portata si è allargata per concentrarsi sulla cooperazione generale in materia di sicurezze nella regione indo-pacifica, prevedendo anche una dimensione che riguarda l’intelligenza artificiale, una le tecnologie sottomarine, le armi ipersoniche e contro-ipersonali e la guerra elettronica e l’infowar. Ambiti in cui l’India e il Giappone hanno giustamente possibilità di dare un contributo determinante.

Nel settembre 2021, poco dopo l’annuncio dell’Aukus, gli Stati Uniti avevano dichiarato che nessun altro Paese, compresi India e Giappone dunque, avrebbe potuto far parte del patto di sicurezza. L’allora addetta stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, aveva addirittura detto scherzando sulla possibilità che India e Giappone avessero aderito: “Cosa diventerebbe? Jaukus? Jaiaukus?” – ossia suggeriva che il nome sarebbe stato troppo complesso. Il Giappone d’altronde è già un alleato cruciale per Washington nella regione, e sono attive varie, ampi forme di collaborazione bilaterale. L’India fa già parte del Quad, come detto.

È possibile che la proposta di Londra, in pieno solco “Global Britain”, sia un tentativo per inserirsi più profondamente in questi sistemi mini-laterali, magari creando una sorta di Quad+UK. D’altra parte da tempo si discute di un’implementazione del Quad (progetto spinto nelle ultime fasi di segretariato da Mike Pompeo, per esempio) per portarlo ben oltre al semplice dialogo sulle questioni di sicurezza e difesa. Su tutto, la proposta inglese indica l’emergere di un quadro di dialogo più ampio dell’Indo-Pacifico in sé, che incorpora tutte le parti interessate e i cosiddetti Paesi “like-minded”.


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