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Meloni a Stoccolma e Berlino per continuare a investire sull’Ue

La doppia visita del premier porta in dote la volontà di lavorare su un metodo, prima che sulle singole rivendicazioni tematiche: i dossier critici, come immigrazione, Pnrr, flessibilità e Ucraina si risolvono con visioni e interconnessioni geopolitiche

A Stoccolma per ribadire che difesa dei confini e cooperazione sono le uniche due strade per affrontare il tema migranti e a Berlino per distendere una strategia che tocca Pnrr, alleanze ed europeismo. Il doppio viaggio di Giorgia Meloni, prima a casa di chi guida il semestre europeo e poche ore dopo a casa di chi, de facto, ha guidato il continente negli ultimi tre lustri, non solo è servito a sottolineare alcuni concetti di merito, ma anche a corroborare alleanze e intese in vista di un summit significativo.

Meloni in Svezia sottolinea che sul terreno dell’immigrazione serve difendere i confini esterni e cooperare per offrire un’alternativa a chi scappa. “L’Italia sta lavorando su questo e facendo la sua parte. Se lo fa anche l’Europa l’intervento è più incisivo”. E si dice disponibile ad aprire consolati in Africa, anche al fine di “far fare domande regolari e poi distribuire chi può entrare”.

“Cara Giorgia, la tua visita dimostra che la Germania e l’Italia sono stretti partner a livello bilaterale nell’Unione europea e nell’Alleanza transatlantica”, ha esordito il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Un modo non solo per “fare” i conti con le politiche italiane ma anche con una nuova consapevolezza europea. Che il clima sia diverso rispetto a qualche mese fa, al di là dell’esigenza energetica tedesca, lo si desume anche da alcune sfumature legate ai commenti, come dimostra quello di Thomas Schmid sul Die Welt di oggi (che, alla vigilia del viaggio berlinese ha parlato di un premier che è migliore della reputazione che ha).

Scholz ha ribadito non poco il tema dell’intesa con Roma sull’immigrazione, sulla competitività, sul Consiglio straordinario europeo del 24 febbraio. Il suo riferimento al dover trovare accordi coi paesi di origine (“perché deve essere chiaro che nella Ue si entra per vie legali”) si somma alle interlocuzioni avute da Meloni a Stoccolma.

I nodi non mancano, sia chiaro: la flessibilità nell’uso dei fondi europei esistenti (per questa ragione era presente anche il ministro per le Politiche Ue, Raffaele Fitto), la gestione sia del Pnrr che della politica di coesione, gli sforzi per mantenere un livello di competitività che sia uguale per tutti gli stati membri (“e per noi – ha detto il premier – una possibile soluzione è la piena flessibilità sui fondi Ue già stanziati in questi anni che sono già a disposizione”), ma nella consapevolezza/certezza che Italia e Germania sono fortemente interconnesse e che il nuovo governo è quanto mai stabile.

Il rapporto bilaterale “esteso a quasi tutti i settori della vita pubblica e privata” e il “partenariato caratterizzato da una strettissima interconnessione economica”, sono i pilastri che secondo il presidente del Consiglio portano alla costruzione di un percorso comune. E un fortissimo minimo comun denominatore tra i due Paesi si ritrova alla voce atlantica: sulla risposta alle richieste di Kiev anche Berlino ha accelerato negli ultimi giorni con il sì all’invio dei carri Leopard, dopo alcune frizioni in seno al governo tra Scholz e la ministra degli esteri Baerbock (il primo più prudente e la seconda più propensa ad inviare senza indugio armi).

In questo spicca il riferimento alla solida sintonia tra Italia e Germania che hanno lavorato per sostenere “l’autodifesa di Kiev” e “continueremo a farlo fino a quando sarà necessario”. Infine il capitolo aiuti di Stato: secondo Scholz non serve entrare in una gara mondiale dei sussidi, mentre sulla Inflation reduction act “siamo tutti d’accordo che dobbiamo raggiungere una intesa con gli Stati Uniti, e sul fatto che non ci debba essere uno svantaggiamento dei paesi europei”. In sostanza la doppia visita del premier porta in dote la volontà di investire su un metodo, prima che sulle singole rivendicazioni tematiche: i dossier critici, come immigrazione, Pnrr, flessibilità e Ucraina si risolvono con visioni e interconnessioni geopolitiche.


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