L’Italia potrebbe avere un ruolo centrale nell’asse indo-abramitico che collega l’Indo Pacifico con il Mediterraneo allargato, spiega Soliman (Mei). La doppia visita della premier Meloni a Nuova Delhi e Abu Dhabi potrebbe dare il via a dinamiche strategiche per Roma
“Il costrutto indo-abramitico è un quadro strategico che ridefinisce il Medio Oriente come Asia occidentale, una regione che si estende dall’Egitto, sulle rive del Mediterraneo, all’India e comprende le nazioni intermedie”, spiega Mohammed Soliman, direttore dello Strategic Technologies and Cyber Security Program al Middle East Institute di Washington. In una conversazione con Formiche.net racconta come i collegamenti tra la regione indo-pacifica e quella del Mediterraneo allargato siano frutto di dinamiche geopolitiche in aderenza e in molti casi in sovrapposizione.
Ragionamento che segue la traiettoria del viaggio con cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha raggiunto prima l’India e poi gli Emirati Arabi Uniti – per poi ricevere questa settimana il primo ministro israeliano. Dunque toccando tutte le sponde di questo continuum geo-strategico con cui l’Italia è chiamata a confrontarsi.
Soliman nel 2021 ha scritto l’analisi “Un’alleanza indo-arabaica in ascesa: come l’India, Israele e gli Emirati Arabi Uniti stanno creando un nuovo ordine transregionale”: di che cosa stiamo parlando? “Il mio costrutto prevede un allineamento strategico tra questi tre Paesi e ristabilisce l’equilibrio di potere nel Medio Oriente più ampio, assente dalla regione dopo l’invasione statunitense dell’Iraq e la guerra civile in Siria, che ha permesso alla Turchia e all’Iran di trasformarsi in potenze transregionali”.
Questa teorizzazione geo-strategica si è concretizzata con la creazione del gruppo I2U2, il meccanismo mini-laterale che include Israele, India, Emirati Arabi Uniti (Uae) e Stati Uniti (Usa), e con la Trilaterale India-Francia-Emirati. Ritiene possibile per un Paese come l’Italia agganciarsi in qualche modo a questi nuovi sistemi multilaterali transregionali? Su queste colonne si è per esempio lanciata l’ipotesi di un I3U2 — un allineamento tra Paesi like-minded che l’Italia dovrebbe preferire alla Via della Seta cinese nella sua proiezione verso Oriente.
“La visione più ampia del sistema indo-abramico è quella di un sistema transoceanico che si espande dall’Indo-Pacifico al Mar Mediterraneo”, spiega Soliman. “Gli Stati costieri di questo sistema transoceanico garantiranno la loro vitalità economica e la loro sicurezza attraverso reti commerciali e di difesa. Questi obiettivi sottolineano che l’Italia è uno Stato chiave nel mio sistema indo-abramitico”. Anche perché, se si comprendono lo Stato ebraico e regni sunniti, il ruolo di Roma e del Vaticano diventa anche un valore culturale.
Per realizzare un sistema geopolitico interregionale che unisca le nazioni all’interno di un’unica rete, diventa evidente che sia necessario sfruttare molteplici meccanismi: quali e con che ruoli? “Nel caso dell’Europa, questi meccanismi sono l’Unione Europea e la Nato; nel caso dell’Indo-Pacifico, questi meccanismi sono il Quad (il sistema di cooperazione tra India, Giappone, Stati Uniti e Australia, ndr) e l’Aukus (l’intesa di cooperazione militare che lega Regno Unito, Stati Uniti e Australia, ndr). Applicando questa concezione all’Ordine Indo-Abraico, i concetti emergenti, come l’I2U2, possono essere riconosciuti come meccanismi validi per promuovere l’unità interregionale”, spiega l’analista del Mei.
Inoltre Soliman ricorda che esistono altri meccanismi, come il Forum del gas del Mediterraneo orientale, con sede al Cairo, un primo potenziale meccanismo che dovrebbe essere ampliato per includere alcune nazioni dell’Asia occidentale, per esempio l’Arabia Saudita e l’India come osservatori.
“Mentre – continua – un formato minilaterale per l’Asia occidentale mantiene l’alleanza strategica tra Francia, India ed Emirati Arabi Uniti, l’Italia è anche in grado di svolgere un ruolo importante nell’attuazione del suo posto nell’Ordine Indo-Abramitico, elevando la sua relazione con l’India al livello strategico e costruendo formati minilaterali con le nazioni che condividono la stessa mentalità nel sistema, come l’Egitto, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti”.