Skip to main content

Non solo Cpac. Ecco gli obiettivi transatlantici di FdI

Il bilancio della visita alla Conservative political action conference di una delegazione di parlamentari di Fratelli d’Italia, che è stata anche ricevuta dall’ambasciatrice Zappia. Marcheschi: “Torniamo dagli Usa con la consapevolezza del prestigio del governo”. Di Giuseppe: “Le relazioni tra Italia e Stati Uniti stanno crescendo sempre più, così come sta accadendo in Medio Oriente e nell’indo-pacifico dopo i viaggi del premier. La Via della Seta? Mi auguro si fermi”.

Fare rete con l’universo conservatore americano, con l’obiettivo da un lato di irrobustire il già ottimo rapporto tra Ecr e Gop in ottica primarie ed elezioni presidenziali e, dall’altro, utilizzare i 16 milioni di italiani che vivono negli States come vettori per maggiori relazioni commerciali e industriali. Al termine del viaggio che una delegazione di parlamentari (nazionali ed europei) di Fratelli d’Italia ha effettuato a Washington al Cpac, Conservative political action conference, l’annuale conferenza politica di conservatori che si tiene negli Stati Uniti, il bilancio è positivo.

Non solo si inserisce all’interno del rinnovato dialogo euroatlantico che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha impresso alla sua strategia ben prima di vincere le elezioni del settembre scorso, ma suggerisce quali e quanti potranno essere i passi da compiere in futuro, con all’orizzonte due obiettivi: la visita negli Usa del premier e la risposta italiana al trattato “Inflation Reduction Act” di Biden, il protezionismo a stelle e strisce.

“Torniamo dagli Usa con in tasca la consapevolezza del prestigio di questo governo”, fa sapere il senatore Paolo Marcheschi, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura, appena rientrato a Roma, certo che nelle urne vengono premiate quelle forze politiche che hanno il coraggio di difendere gli interessi dei popoli. E aggiunge che l’Italia, in virtù dell’impegno del presidente del Consiglio, “assume prestigio e considerazione all’estero, quindi siamo consapevoli di stare dalla parte giusta, per il bene delle nazioni”.

Le relazioni tra Italia e Stati Uniti stanno crescendo sempre più, così come sta accadendo in Medio Oriente e nell’Indopacifico dopo i viaggi del premier, dice a Formiche.net Andrea Di Giuseppe, deputato che vive e lavora in Florida, eletto nella circoscrizione estero, che gli Stati Uniti li conosce molto bene. Racconta che la visita si è svolta in due fasi: l’incontro con l’ambasciatrice d’Italia a Washington, Mariangela Zappia, al fine di raccogliere le priorità del lavoro svolto dall’ambasciata, e la presenza al Cpac. “Giorgia Meloni con la recente visita in India e Eau ha dimostrato di voler riparare alle precedenti questioni aperte dal governo Conte. È un interessante punto di partenza che si somma all’altra grande sfida italiana a cui gli Usa sono molto interessati: la Via della Seta. Mi auguro che non si proceda più a questo tipo di accordo”.

Di Giuseppe spiega che il Cpac ha rappresentato un’ottima occasione per ascoltare una serie di interventi della variegata galassia del Gop, un partito che ha mille anime. “Quest’anno è stata più coinvolta l’anima trumpista, ma se mi chiede chi vincerà le primarie rispondo che è troppo presto: ne riparleremo tra sei mesi. Io vivo in Florida e posso dire che De Santis ha governato molto bene e posso dire che io sarei la prima persona ad essere felice se andasse alla Casa Bianca”.

Questa visita inoltre si inserisce in un quadro di relazioni già esistenti fra i conservatori italiani e i repubblicani americani, ma che comunque vanno rafforzate da tappe intermedie. Uno dei nuovi temi di discussione sui quali il governo italiano sta puntando è quello relativo al cosiddetto “Global Italy” che ha caratterizzato, non da oggi, la vulgata del premier.

Secondo Di Giuseppe è importante ricordarsi che “dietro il made in Italy ci sono sempre delle persone perché il singolo prodotto non compare da solo, ma assieme a volti e braccia, per cui dobbiamo ripartire dal primo cluster culturale negli Stati Uniti, ovvero i 16 milioni di italiani che vivono qui”. È questo, aggiunge, un vero e proprio esercito di italiani, ben integrati negli Usa su cui investire per le future relazioni tra i due paesi. “Solo innescando e attivando questa comunità si potrà davvero fare sistema con l’Italia e agevolare tutto il mondo industriale e il made in Italy”.

@FDepalo


×

Iscriviti alla newsletter