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Tre motivi per non fidarsi di TikTok

Le prove delle connessioni tra il governo di Pechino e ByteDance sono ovunque, tra spionaggio di giornalisti, diffusione di propaganda negli Usa e stretta regolatoria di Pechino sul mondo digitale cinese

Giovedì il Congresso degli Stati Uniti ha ascoltato la testimonianza del ceo di TikTok Shou Zi Chew. Durante l’audizione il top manager è stato bombardato dalle domande dei legislatori statunitensi, i quali sono rimasti piuttosto delusi dalla vaghezza delle sue risposte, come raccontato da Formiche.net. TikTok continua a negare che il governo di Pechino possa accedere ai dati in suo possesso. L’affermazione, oltre a essere in evidente contrasto con la legislazione di sicurezza nazionale cinese che prevede esattamente il contrario, stride anche con la realtà dei fatti degli ultimi anni. Ecco tre motivi per non fidarsi di TikTok.

Lo spionaggio dei giornalisti

La rivista statunitense Forbes ha svelato nel dicembre 2022 come la società-madre di TikTok ha utilizzato illegalmente i dati privati di una serie di giornalisti che raccontavano i collegamenti tra la compagnia e il governo cinese. Dopo una serie di fughe di notizie interne, ByteDance aveva fatto scattare il cosiddetto Project Raven, una vera e propria operazione di spionaggio condotta dal dipartimento “audit interno e controllo di rischio” che riportava direttamente al Ceo.

La diffusione di propaganda

Nel luglio 2022 il sito di informazione statunitense BuzzFeed parlava della rimozione dalla piattaforma di episodi e notizie negative per l’immagine del governo cinese. Secondo quattro ex impiegati di ByteDance, la società avrebbe utilizzato la propria app per diffondere messaggi rivolti al pubblico statunitense. Questi messaggi consistevano in promozioni turistiche della Cina o storie di successo di imprenditori americani che hanno investito nella Repubblica Popolare.

Il controllo delle Big Tech cinesi

Forse non molti ricordano che Zhang Yiming, il miliardario fondatore di ByteDance, si dimise dalla carica di presidente della società nel maggio 2021, ovvero nel momento in cui avveniva la stretta del governo cinese sulle compagnie digitali. Zhang venne coinvolto dalla tempesta scatenata dal tentativo dell’allora presidente Donald Trump di forzare la vendita delle quote cinesi di ByteDance (cosa che i legislatori statunitensi propongono ancora oggi come possibile alternativa al ban).

Il suo allontanamento dall’azienda si inseriva nella valanga di dimissioni di top manager che cercavano di allontanarsi dai riflettori dopo che il Partito comunista aveva mandato a monte la quotazione di Ant, braccio finanziario di Alibaba, e fatto eclissare dal firmamento la stella – fino a quel momento la più brillante di tutte – di Jack Ma.



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