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Usa e Ue devono prepararsi alla nuova partnership Xi-Putin, spiega Small

Per Small (Gmf), la visita di Xi Jinping in Russia dimostra che per la Cina è fondamentale mantenere attivo il legame con Vladimir Putin anche in queste condizioni (di guerra). E dunque Usa e Ue “dovranno prepararsi a gestire una più stretta partnership sino-russa in una serie di aree, geografiche e funzionali, in cui non hanno mai dovuto confrontarsi prima”

Il leader cinese, Xi Jinping, è arrivato a Mosca lunedì 20 marzo con i riflettori del mondo addosso. C’è una parte dell’opinione pubblica che crede realmente — perché interessata, indottrinata dalla propaganda, o poco informata — che quella del cinese è stata una “missione di pace”. Così la chiama d’altronde la narrazione strategica del Cremlino. Ma probabilmente il viaggio porta con sé molto di più. Tuttavia, ciò che è emerso dalla componente pubblica degli incontri, è un rafforzamento della partnership economico-commerciale e strategico narrativa.

Narrazioni e interessi

Pechino ha dalla sua l’aver confuso le acque pubblicando il mese scorso, per l’anniversario del 24 febbraio, un “position paper” sull’Ucraina che viene raccontato al mondo come una “soluzione politica” al conflitto. In realtà non ci sono termini e tempi per essere né un piano né una soluzione, e lo stesso definire la guerra russa in Ucraina come una “crisi” fornisce il quadro e il senso di quel documento. Aspettarsi che Xi riesca a imporre qualcosa a Vladimir Putin – a Mosca come nei giorni a seguire – è difficile, nonostante dall’inizio del conflitto la dipendenza russa dalla Cina sia sensibilmente aumentata. E questo porta la Repubblica popolare ad avere una leva per ottenere maggiori concessioni politiche.

È vero che Xi ha interesse a limitare l’erosione che il conflitto sta creando in Russia, perché è meglio che il principale partner del modello anti-occidentale teorizzato da Pechino non navighi in condizioni troppo disperate. Wang Huyao, fondatore del Center for China and Globalization, ha scritto in un saggio – piuttosto schierato ospitato la scorsa settimana dal New York Times – che il tentativo di Xi deve essere considerato credibile, perché fermando la guerra eviterebbe un indebolimento eccessivo di Putin e potrebbe dimostrarsi più affidabile per rilanciare il dialogo con l’Europa.

Da Washington c’è stato molto scetticismo sull’incontro e sul ruolo che la Cina può effettivamente giocare sul conflitto. “Non lasciamo che Xi e Putin ci ingannino”, dice James Rubin del dipartimento di Stato a Formiche.net. Del viaggio russo del leader cinese hanno parlato sia il segretario di Stato, Antony Blinken, che il capo delle Comunicazioni strategiche del Consiglio di Sicurezza nazionale, John Kirby. I due vettori della narrazione statunitense spiegano che l’obiettivo di Xi non è la pace intanto — e temono che anche un eventuale cessate il fuoco potrebbe servire alla Russia per riorganizzarsi.

Ma Pechino probabilmente non è troppo interessata a certe considerazioni. Xi è consapevole che Washington rifiuterà qualsiasi attività diplomatica cinese. D’altronde, gli americani non sono il pubblico a cui si rivolge. Xi: parla alle proprie collettività interne e a tutto quel mondo che non ha aderito alla  posizione occidentale a sostegno di Kiev, ma ha scelto posizioni di astensione — anche sulle sanzioni per esempio, a cui aderiscono solo i Paesi che rappresentano un terzo della popolazione globale. E qui le narrazioni del Cremlino e dello Zhongnanhai si sommano.

Cosa cercano Xi e Putin

Quali sono gli obiettivi reciproci di Putin e Xi che ci lascia questo incontro, e come si intersecano le rispettive narrative strategiche? “Per Putin, la presenza di Xi Jinping ha avuto un valore simbolico: è stata una forte dimostrazione di supporto a un anno dalla fine della guerra, una dimostrazione all’Ucraina e all’Occidente che la Russia ha ancora un forte sostegno. È disposto ad accettare la proposta di pace cinese, poiché sa che non gli richiederà alcun intervento”, risponde Andrew Small, senior Transatlantic fellow del German Marshall Fund.

“Allo stesso modo — continua con Formiche.net — Xi ha potuto dimostrare di avere un potente alleato, quale è ancora la Russia, nella più ampia lotta che ritiene debba essere affrontata dalla Cina con gli Stati Uniti, ed è disposto a consolidare tale rapporto anche in circostanze così avverse. Per Xi si tratta di una danza politica più delicata, poiché non vuole alienarsi gli europei, in particolare, per questo è necessaria la copertura di una cosiddetta ‘iniziativa di pace’”.

In pratica, per il thinktanker statunitense le due parti possono concentrarsi su una serie di altri settori in cui la relazione si sta approfondendo — economicamente, finanziariamente, militarmente — a condizioni che sono sempre più vantaggiose per la Cina, “dato che l’equilibrio di potere nella relazione si sposta, ma sono anche essenziali per la Russia per puntellare la sua posizione”.

Come contenere quest’asse?

Fino a che punto potrebbe spingersi dunque questa partnership? Per Small, ci sono diverse aree in cui le due parti possono far progredire ulteriormente la relazione: “Piani per nuovi accordi energetici (e relativi finanziamenti), yuanizzazione e sviluppo di un’architettura internazionale resistente alle sanzioni, sviluppo congiunto di capacità militari, più stretto coordinamento delle reti di intelligence e diplomatiche a livello globale e molte altre aree ancora”.

Nell’immediato ci si chiede se la Cina fornirà aiuti letali, un tema di grande attenzione attorno a questa partnership che abbiamo approfondito lo scorso mese su Formiche.net. “La Russia ha bisogno di rifornimenti in settori come le munizioni per l’artiglieria ed è improbabile che Pechino escluda a tempo indeterminato le forniture di armi. Ma anche a prescindere da questo, la Cina sta fornendo un significativo sostegno economico alla Russia, anche per quanto riguarda le esigenze mirate di doppio uso”, spiega l’esperto del Gmf.

Ma a questo punto, come contenere l’asse che si sta consolidando a Mosca? “Per il momento, gli Stati Uniti e l’Unione Europea possono mettere in guardia la Cina dalle conseguenze di un eventuale aiuto militare da parte di Pechino: non solo sanzioni, ma anche danni più ampi alle relazioni se la Cina decidesse di diventare una vera e propria minaccia alla sicurezza dell’Europa. Ma al di là di questo, gli Stati Uniti e l’Europa dovranno prepararsi a gestire una più stretta partnership sino-russa in una serie di aree, geografiche e funzionali, in cui non hanno mai dovuto confrontarsi prima”.

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