Faro sul fenomeno oggetto di inchieste giornalistiche e indagini. L’agenzia racconta che il governo Meloni ha chiesto alla commissione antimafia di interessarsene. Una proposta lanciata settimane fa su Formiche.net
Secondo le autorità giudiziarie e di polizia italiane, i cartelli della droga che operano nel nostro Paese utilizzano sempre più spesso reti ombra di intermediari cinesi per nascondere i pagamenti internazionali. Sul fenomeno ha acceso un riflettore anche l’agenzia Reuters, che evidenzia come un problema che le autorità statunitensi hanno combattuto in relazione ai gruppi di narcotrafficanti latinoamericani si sia ormai radicato in Europa. Il metodo di trasferimento prevede il deposito di una somma presso un intermediario di denaro in un Paese, mentre un altro agente della rete in un’altra parte del mondo versa l’importo equivalente al destinatario. Il fatto che anche un’importante agenzia di stampa come Reuters si interessi alla faccenda ne dimostra la portata e l’urgenza.
UN FENOMENO IN CRESCITA
“Il fenomeno è in crescita”, ha dichiarato il sostituto procuratore nazionale antimafia Barbara Sargenti, che coordina le indagini a livello nazionale e internazionale. Secondo il magistrato il numero crescente di indagini in materia è dovuto sia all’aumento delle attività sia alla migliore capacità delle autorità di individuare tali casi. Le autorità italiane hanno annunciato almeno sei indagini che coinvolgono bande di narcotrafficanti e reti di pagamento cinesi da quando la questione è emersa pubblicamente circa cinque anni fa. Le indagini riguardano presunti pagamenti a fornitori di stupefacenti in America Latina, Marocco e Spagna, secondo le autorità e i documenti giudiziari esaminati da Reuters.
DAGLI USA ALL’EUROPA
Le autorità statunitensi hanno dichiarato che i “money broker” cinesi rappresentano una delle nuove minacce più preoccupanti nella loro guerra alla droga. Nei mesi scorsi, Anne Milgram, capo della Drug Enforcement Administration statunitense ha evidenziato il problema durante un’audizione al Senato, affermando che i cartelli della droga messicani stavano utilizzando organizzazioni cinesi di riciclaggio di denaro “in tutto il mondo per facilitare il riciclaggio dei proventi della droga”. Ma è diventato un problema anche per le forze dell’’rdine in Europa. Europol dichiarato a Reuters che le reti criminali cinesi sono “sempre più impegnate nel riciclaggio di proventi criminali in Europa”, anche dal traffico di droga.
LA RISPOSTA CINESE
Le sette fonti di Reuters hanno spiegato inoltre che i trasferimenti di denaro fanno parte di una più ampia gamma di servizi offerti da organizzazioni legate alla Cina, tra cui il sostegno all’evasione fiscale, in quello che le autorità italiane definiscono un sistema bancario “clandestino” che è stato oggetto di inchieste giornalistiche e di un’interrogazione presentata da Enrico Borghi, senatore del Partito democratico e membro del Copasir. Alla domanda se la Cina fosse a conoscenza del movimento illecito di grandi quantità di denaro attraverso intermediari cinesi in Italia, anche da parte di bande di trafficanti di droga, o se stesse aiutando l’Italia ad affrontarlo, l’ufficio del portavoce del ministero degli Esteri cinese ha risposto in un comunicato: “Non sono a conoscenza delle circostanze da lei citate”.
IL SOSPETTO
Secondo i dati della Banca d’Italia, le rimesse dall’Italia alla Cina sono state pari a 22 milioni di euro nel 2021, in calo rispetto ai 2,67 miliardi di euro del 2012. Ciò, secondo una fonte di Reuters, suggerisce che la comunità cinese in Italia abbia ridotto l’uso del sistema bancario ufficiale preferendo modalità clandestine. L’anno scorso la Guardia di Finanza italiana ha istituito un’unità speciale per monitorare il sistema bancario clandestino.
L’ATTIVITÀ DELL’INTELLIGENCE
Evasione fiscale e riciclaggio, cui segue la sistematica raccolta e trasferimento in Madrepatria dei proventi di attività illegali. Il tutto per “consolidare il posizionamento all’interno di alcuni settori economici nazionali, anche attraverso una sistematica collocazione in ben definite aree territoriali”. Così agiscono alcuni imprenditori cinesi in Italia (Milano, Prato e Roma sono le città in cui la comunità è più forte). È quanto si legge nell’ultima “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, curata dal Comparto Intelligence e relativa all’anno 2022 presentata a fine febbraio. Si tratta di un “dinamismo affaristico-criminale” da parte di soggetti “spregiudicati”, scrivono gli organismi d’intelligence italiani.
IL LAVORO DEL GOVERNO
Reuters evidenzia che il governo Meloni ha chiesto alla commissione antimafia di indagare per la prima volta “sull’infiltrazione cinese nella società italiana”. Un’idea lanciata il mese scorso sulle pagine di Formiche.net, visto che tra i compiti della commissione c’è quello di “valutare la penetrazione nel territorio nazionale e le modalità operative delle mafie straniere e autoctone tenendo conto delle caratteristiche peculiari di ciascuna struttura mafiosa e individuare, se necessario, specifiche misure legislative e operative di contrasto”.