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Altro che salario minimo. La via meloniana contro l’inflazione

Il premier dal Festival dell’Economia di Trento rilancia il taglio del cuneo fiscale come unico antidoto al costo della vita e viatico per ridare ossigeno ai redditi. E sulla lotta all’evasione è tempo di andare a caccia di pesci grossi

Meglio abbassare le tasse sul lavoro che drogare il mercato con il salario minimo. Giorgia Meloni ha scelto il palco del Festival dell’Economia di Trento per puntellare, ancora una volta, la politica economica del governo. E il punto di partenza è smontare il mito di una misura più simile a uno steroide che altro. “Abbiamo salari da fame, il problema dell’inflazione, si dice che bisogna immaginare un salario minimo legale e poi si dice anche che abbassare il cuneo e rafforzare le buste paga è inutile”, ha messo in chiaro il premier, intervistata in videocollegamento da Maria Latella.

“Sono cose che non stanno in piedi. È meglio tagliare il cuneo che fare il salario minimo legale, che è buono sul piano filosofico ma nella sua applicazione rischia di essere un boomerang“. Insomma, “il taglio del cuneo contributivo ha un impatto importante con l’inflazione galoppante. È la cosa più importante che si può fare in questa fase. Non è tutto: la prima sfida è rendere questi provvedimenti strutturali, la seconda è allargarli ulteriormente”.

Altro capitolo, vero e proprio evergreen di ogni governo, la lotta all’evasione fiscale. Qui premier ha sottolineato che nessuno ha intenzione di gettare la spugna, ricordando che grazie alla manovra sono stati assunti circa 3.900 nuovi funzionari per l’Agenzia delle Entrate. “Siamo anche stati i primi a prevedere una norma contro le aziende apri e chiudi. In questi anni la lotta all’evasione è stata più simile a una caccia al gettito. Invece penso che lo Stato debba andare a combattere l’evasione sulla grande evasione, penso alle frodi sull’Iva, penso alle big company, penso allo Stato che patteggia miliardi di euro chiedendo il rientro di 100 milioni, con una disponibilità che non dimostra verso il piccolo commerciante”.

La parte più corposa del suo intervento, però, è dedicata al viaggio nelle zone alluvionate con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Bruxelles potrà avere un ruolo molto importante nella ricostruzione, penso all’attivazione del fondo di solidarietà, alla flessibilità sui fondi coesione e anche al Pnrr, ed è stato fondamentale che la presidente abbia potuto vedere con i propri occhi il disastro”, ha spiegato la premier, sottolineando come il governo abbia già stanziato i primi due miliardi per l’emergenza.

“Abbiamo lavorato a 360 gradi per dimostrare che non ci saremmo voltati dall’altra parte e non solo perché è doveroso verso i cittadini della Regione, ma perché è importante per l’Italia nel suo complesso perché l’Emilia Romagna è una locomotiva e se si ferma noi non possiamo mantenere i buoni parametri macroeconomici che l’Italia sta riscontrando in questo periodo molto difficile”.

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