Un eventuale cambio di governo in Grecia, anche se al momento improbabile, potrebbe destabilizzare l’armonia euroatlantica ritrovata nell’Egeo. Il premier di Nea Dimokratia è tra i sostenitori del dialogo tra Ppe e Ecr
La Grecia sulla via della ripresa. Scrive così il Financial Times a proposito della situazione economica ellenica alla vigilia di una tornata elettorale significativa, non fosse altro perché incorniciata in un momento delicato nel Mediterraneo orientale. Il governo conservatore uscente, guidato da Kyriakos Mitsotakis, domenica prossima cercherà il bis anche se la nuova legge elettorale proporzionale potrebbe costringerlo ad una seconda elezione (già bloccata una data ai primi di luglio) o ad un’alleanza con il centro. Nel mezzo la posizione geopolitica “chiave” della Grecia, che alla voce energia e difesa ha visto crescere esponenzialmente il proprio ruolo nella macro area a cavallo tra oriente e Ue.
Alle urne
I conservatori di Nea Dimokratia, guidati da Mitsotakis, chiedono continuità al Paese per evitare sperimentazioni che potrebbero avere conseguenze sia economiche che geopolitiche. Le prossime elezioni – ha detto il premier che tra l’altro sostiene apertamente il dialogo tra Ppe e Ecr – sono di enorme importanza non solo per l’economia, la sanità, l’istruzione e le pensioni, ma anche per la politica estera. So benissimo quanto sia stato difficile gestire la Turchia in questi quattro anni, ma siamo stati noi a tenere forte il Paese, abbiamo risposto rafforzando le Forze Armate e costruito alleanze”. Il riferimento è alla gestione del governo “vicino”, con cui le frizioni non sono mancate alla voce energia e isole contese, dal momento che Erdogan più volte ha minacciato di invadere uno degli atolli più vicini alla costa turca perché contesta il Trattato di Losanna, che dopo la prima guerra mondiale disegnò le frontiere nell’Egeo.
Principale competitor di Mitsotakis è l’ex premier Alexis Tsipras (“lo conosciamo bene, non crediamo a nessuna delle bugie che ci dice”), che invece chiede una governance progressista come unica soluzione ai bisogni del Paese.
Geopolitica
In questi quattro anni di governo Mitsotakis, la Grecia ha compiuto dei passi geopolitici significativi. In primis va citato l’Accordo di Cooperazione e Difesa con la Francia, il completamento della negoziazione degli Accordi di delimitazione delle Zee rispettivamente con l’Italia e l’Egitto, dopo decenni di trattative. Lo stesso ministro degli esteri, Nikos Dendias, ha ammesso che con la Turchia “siamo stati sull’orlo della guerra, non è uno scherzo”, auspicandosi che per il futuro Ankara comprenda come sia suo interesse risolvere la disputa con la Grecia (“l’interesse di una Turchia europea, democratica, ricca, non di una Turchia imperiale e regressiva”).
Di fatto il dossier più spinoso resta quello del gas, dove impatta la decisione della Turchia di siglare un accordo per la Zee con la Libia, contestato da Atene perché bypassa verticalmente Creta. Il tutto completato dal giacimenti copiosi presenti nel Mediterraneo orientale, su cui i governi di Nicosia, Tel Aviv e Atene, sotto la supervisione di Washington, stanno procedendo all’unisono. Un eventuale, anche se al momento improbabile, cambio di governo in Grecia potrebbe destabilizzare l’armonia euroatlantista ritrovata nell’Egeo.
Previsioni Ue
Sotto il profilo economico spiccano le previsioni ottimistiche della Commissione Ue sulla crescita: per il 2023 è data al 2,4% dall’1,2% previsto lo scorso inverno. Atene spicca inoltre per essere la prima classificata per gli investimenti nel triennio 2022-2024, passando per un avanzo primario del 2,5% del PIL e un’ulteriore riduzione del debito del 16,4% del PIL entro la fine del 2024. Per il prossimo anno la crescita è stimata all’1,9%, con gli investimenti che rimangono un contributo fondamentale alla crescita del prodotto, seppure a tassi inferiori rispetto al triennio 2021-2023.
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— Kyriakos Mitsotakis (@kmitsotakis) May 16, 2023