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Africa, Medio Oriente e Tap. I piani italiani ed europei per l’energia di domani

Il dibattito promosso a Roma da Withub è stata l’occasione per scucire la tela energetica lunga un anno, dall’inizio della guerra ad oggi, e ricucirla tenendo presente le politiche già avviate (come il raddoppio del Tap) e quelle da costruire rapidamente per evitare nuovi scenari di crisi. Presenti tra gli altri i ministri Tajani, Urso e Pichetto

Il prezzo del gas, pur se salito a 25 euro, registra in Italia un -67% da inizio anno, ovvero il minimo dal settembre 2021. Ciò ha portato a quella che Stefano Bessenghini, presidente di Arera, ha definito una ragionevolissima stabilizzazione prezzi. L’Italia con il raddoppio del gasdotto Tap e di tutto il corridoio meridionale può guardare al futuro con maggiori certezze, nella consapevolezza che le politiche energetiche andranno rafforzate anche tramite l’intreccio con il Piano Mattei.

Prospettive, criticità e indirizzi sono stati avanzati in occasione di una maratona sul gas promossa da Withub sulla traccia “L’energia per l’Italia e l’Ue: le fonti e le regole del mercato energetico”. Player pubblici, privati, istituzioni e analisti hanno dato vita ad un dibattito denso e franco, scucendo la tela energetica lunga un anno, dall’inizio della guerra ad oggi, e provando a ricucirla tenendo presente le politiche (positive e negative) già avviate e quelle da costruire rapidamente per evitare nuovi scenari di crisi.

Gli obiettivi del governo

Di obiettivi fattibili ha parlato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sia in riferimento agli investimenti nel campo energetico e dei minerali critici, soprattutto nel Mediterraneo, sia come stimolo alla crescita di stabilità e prosperità. “È importante tenere sempre in considerazione la fattibilità operativa degli obiettivi. Anche l’idrogeno ha buone prospettive, dobbiamo potenziare e rinnovare le infrastrutture esistenti, come stiamo facendo nel gas con il raddoppio della portata del gasdotto Tap e di tutto il corridoio meridionale“. Proprio il Tap, tanto contestato in passato da piazze e da quella politica antisistema che nel convegno in molti hanno messo all’indice, ha permesso all’Italia di diversificare il proprio approvvigionamento e così di limitare gli aumenti in bolletta dell’ultimo anno.

La bussola indicata da Tajani prevede, dunque, una serie di obiettivi per il governo: in primis adattare la rete italiana dei gasdotti al transito dell’idrogeno verde. “Dobbiamo promuovere a livello europeo anche il il trasporto e lo stoccaggio di anidride carbonica lungo la dorsale che dall’Africa attraversa il nostro Paese. Anche il gas naturale liquefatto avrà un ruolo fondamentale nella diversificazione delle fonti energetiche”.

Il tutto completato da due infrastrutture strategiche, come Piombino e Ravenna che rafforzeranno la posizione di hub energetico dell’Italia. Quanto al Mediterraneo Tajani ha individuato le priorità alla voce energie rinnovabili, “favorire le importazioni dai Paesi del Mediterraneo e dell’Africa, come Egitto, Cipro e Israele e creando opportunità di investimento per le imprese italiane”, senza dimenticare il settore della connettività e dei cavi sottomarini. E’ il caso del progetto con la Tunisia, oltre a quella tra la Sicilia e le coste nordafricane. Infine ha annunciato il potenziamento del ponte elettrico che collega Italia e Montenegro.

Decarbonizzare

Ma come intrecciare la decarbonizzazione alla ricerca di nuove fonti? Sfruttando l’invidiabile posizione geografica dell’Italia di molo naturale nel Mediterraneo, ha osservato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Siamo la seconda potenza manifatturiera in Europa dopo la Germania, per questo abbiamo bisogno di regolare i costi del gas ma anche di trovare nuove fonti energetiche, dalle rinnovabili all’idrogeno, avendo come principio quello della neutralità tecnologica, di una scienza non sottomessa all’ideologia. Per questo stiamo lavorando per l’attuazione del ‘Net- Zero Industry Act’ e abbiamo avviato l’aggiornamento del piano nazionale integrato energia e clima”.

Va ribadito, come fatto dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che l’Ue ha reagito efficacemente ai rincari con il price cap a seguito della guerra in Ucraina. “Ricordiamo tutti che a fine agosto del 2022 il prezzo del gas all’ingrosso in Europa era 343 euro per megawattora, oggi è meno di 40. L’Europa, con la spinta determinante dell’Italia, ha reagito a questa crescita esponenziale dei prezzi con il Price cap, definendo un tetto del costo del gas”.

Critico verso la posizione dell’Ue Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, secondo cui è semplice chiedere un disaccoppiamento del prezzo elettrico da quello del gas, mentre è difficile metterlo in pratica. “Ora comunque, col ribasso dei prezzi del gas e quindi dell’energia elettrica, la proposta di disaccoppiamento è passata in secondo piano. La proposta della commissione Ue sembra solo un esercizio di stile senza scassare troppo un sistema che nonostante tutto ha funzionato”.

Futuro e biometano

Non solo gas nel menù del futuro: il biometano ad esempio, è verde, sicuro e competitivo ha detto l’amministratore delegato di Italgas, Paolo Gallo, secondo cui la transizione ecologica, pur rimanendo un traguardo primario, non è più da cogliere a qualsiasi costo. “Il suo raggiungimento deve tenere conto di altri due fattori imprescindibili: sicurezza energetica e competitività dell’industria. In questo senso, il biometano – gas rinnovabile già disponibile e con ampi margini di sviluppo – è l’esempio più nitido di tecnologia in grado di risolvere questo trilemma”. L’Italia al momento ne produce oltre 2 miliardi di metri cubi ma incentivando la loro conversione a biometano, “otterremmo nell’immediato circa 1,5 miliardi di metri cubi di biometano, gas rinnovabile che può essere immesso nelle nostre reti con performance identiche a quelle del gas naturale e dunque perfettamente in grado di sostituirlo, decarbonizzando i consumi”.

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