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Il fare politica di Meloni (anche sui temi di sinistra) e lo statalismo dem. Parla Adornato

Ferdinando Adornato

Il premier ha “restituito dignità alla politica”, valicando gli steccati ideologici e affrontando tematiche molto care alla sinistra come il lavoro. “Le opposizioni – spiega l’ex deputato e giornalista – sono inadeguate e continuano a ragionare secondo lo schematismo dell’ideologia dell’antifascismo”. Questo manicheismo, però, mette le forze avversarie al governo, fuorigioco

“Non so se Giorgia Meloni sia interessata a presidiare “territori” e temi di sinistra. Senz’altro, però, la sinistra è in una situazione disarmante”. Lo dice a Formiche.net l’ex parlamentare e giornalista Ferdinando Adornato commentando da una parte i successi ottenuti dal premier e dal governo più in generale sul versante del lavoro e dall’altro le critiche “pregiudiziali” che sono arrivate dall’opposizione a seguito dell’approvazione del decreto.

Adornato, dalla sinistra e dal Movimento 5 Stelle stanno arrivando molte critiche. I temi che, tradizionalmente, appartenevano al loro alveo sono diventati una priorità per questo governo di centrodestra. Un cortocircuito?

Quelle introdotte dal governo attraverso il decreto Lavoro sono ritenute, ad esempio dalla Cisl, molto positive. Mi pare, infatti, che la direzione intrapresa dal governo sia giusta ma, come spesso ribadisce il premier, valuteremo il tutto alla fine o a metà della legislatura. La sinistra si sta dimostrando non all’altezza del compito – di opposizione – che dovrebbe interpretare.

La volta impressa dalla nuova segreteria come ha inciso in questo senso?

Il partito sotto la guida di Elly Schlein si sta sempre più connotando seguendo due direttrici ideologiche che trovano nella segretaria un punto di sintesi inedito nella storia delle democrazie occidentali. Da una parte lo statalismo sociale (legato a una visione assistenzialista e redistributiva, senza però una visione su come produrre ricchezza), l’altra componente è il liberalismo etico. Ma la grande colpa dell’inadeguatezza della sinistra è ascrivibile all’adesione totale all’ideologia dell’antifascismo.

Si riferisce alle polemiche sul 25 aprile?

Non solo. È un discorso più generale. Questo governo non può muovere un passo senza che venga tacciato di fascismo. Certo, ci sono state delle gaffe ma è inconcepibile che tutto possa essere riconducibile al fascismo. Questa è una clava ideologica che appartiene a un modo di pensare antico e che porta la sinistra a un distacco sempre più marcato rispetto a quelle che, tradizionalmente, erano le classi sociali che rappresentava.

La svolta più marcatamente a sinistra del Pd dovrebbe creare le condizioni fertili per la fioritura di una nuova alleanza con il Movimento 5 Stelle. E invece…

In linea teorica dovrebbe essere così, ma con la politica italiana non si sa mai. La Europee del prossimo anno saranno uno spartiacque importante, ma al contempo va detto anche che il Movimento 5 Stelle è sempre di più un partito personale in balia degli umori del leader Giuseppe Conte. Certo è che questa nuova identità assunta dal Pd è inadatta a rappresentare le istanze dei lavoratori nel mondo attuale.

Il premier ha parlato del “più importante taglio alle tasse sul lavoro degli ultimi decenni”. E subito sono arrivate le critiche. Ma, al di là di questo, si può dire che sia capace di essere molto efficace in termini comunicativi?

Giorgia Meloni è una brava politica, ed è per questo che è efficace nella comunicazione. Lei ha il grande merito, in un momento di basso impero, di aver ridato dignità alla politica. E questa sua abilità, questa sua capacità, è prima di tutto politica prima che comunicativa. Diciamo che la comunicazione efficace è una conseguenza naturale delle sue capacità.

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