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Non serve il memorandum per commerciare con la Cina. Parola di Meloni

Intervistata dal “Messaggero”, la presidente del Consiglio spiega che “è ancora presto per dire quale sarà l’esito della nostra valutazione” sul rinnovo dell’adesione alla Via della Seta. Ma poi ricorda che, nonostante quella firma, l’Italia “non è lo Stato europeo e occidentale che ha maggiori relazioni economiche e interscambi commerciali” con Pechino. Ecco i numeri

“È ancora presto per dire quale sarà l’esito della nostra valutazione, che è molto delicata e tocca interessi plurimi”, ha spiegato Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, rispondendo a una domanda sul memorandum d’intesa sulla Via della Seta, in un’intervista al quotidiano Il Messaggero. “In ogni caso”, ha continuato, “l’Italia è l’unico membro del G7 ad aver sottoscritto il memorandum di adesione alla Via della Seta, ma non è lo Stato europeo e occidentale che ha maggiori relazioni economiche e interscambi commerciali con la Cina. Questo significa che si possono avere buone relazioni, anche in ambiti importanti, con Pechino senza che necessariamente queste rientrino in un piano strategico complessivo”, ha concluso la risposta.

Il governo è chiamato a prendere entro fine anno: uscire dal memorandum siglato nel 2019 dall’esecutivo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte o lasciare che si rinnovi automaticamente a marzo per altri cinque anni.

Quando Meloni parla di relazioni economiche e interscambi commerciali con la Cina fa riferimento al fatto che l’export italiano in Cina è cresciuto ma senza l’accelerazione promessa dai sostenitori del memorandum: 13 miliardi nel 2019, 12,8 nel 2020, 15,7 nel 2021, 16,4 lo scorso anno. Sono però aumentate incredibilmente le importazioni di merce cinese in Italia: dai 31,7 miliardi del 2019 ai 57,5 del 2022 (in particolare elettronica, abbigliamento, macchinari). La Cina è così il secondo maggiore fornitore dell’Italia ma lascia l’Italia a livello di partner commerciale secondario per la Cina: 22° cliente e 24° fornitore.

Soltanto nell’ultimo anno le esportazioni italiane verso la Cina sono triplicate. Ma gli esperti non sanno spiegarne con certezza il motivo, come ha raccontato Bloomberg. I dati positivi sarebbero riconducibili al settore farmaceutico, in particolare a una compressa considerata anti Covid e ricercatissima dopo il regime cinese ha posto fine all’era dei lockdown ma senza aver eseguito un’adeguata campagna vaccinale.

Ma se non rinnovasse il memorandum, l’Italia comprometterebbe le relazioni con la Cina come sostenuto nei giorni scorsi sul blog di Beppe Grillo? Come spiegavamo su Formiche.net nei giorni scorsi, il leader cinese Xi Jinping potrebbe non voler reagire duramente per due ragioni: l’Italia è un Paese del G7 e misure coercitive contro di essa potrebbero trasformare la mossa cinese in un boomerang; evitare di dare pubblicità al passo indietro italiano e dunque gettare una macchia sulla Via della Seta proprio nel decennale del suo lancio.



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