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Pnrr e sviluppo sostenibile. Il punto di Salone sulla nuova governance

In questo momento il modello di governance del Pnrr non può prescindere dal garantire un processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli. L’intervento di Filippo Salone, Fondazione Prioritalia, coordinatore Gruppo di Lavoro sul Goal 16 ASviS

La modifica della governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza approvata dalla Camera, rafforzando la centralità politica della presidenza del Consiglio attraverso la struttura di missione guidata dal ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il Pnrr Raffaele Fitto, è destinata a incidere in maniera significativa sull’attuazione di un programma che rappresenta il principale motore degli investimenti e delle riforme formulate per accelerare la transizione dell’Italia verso lo sviluppo sostenibile. Un percorso analizzato nei dettagli dal Rapporto pubblicato dall’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) il 21 aprile, che analizza lo stato di avanzamento del Pnrr e della Legge di Bilancio in relazione ai i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 Onu.

Con il Gruppo di lavoro sul Goal 16, che si occupa tra l’altro della dimensione istituzionale dell’Agenda 2030, rileviamo che la riforma potrebbe avere un impatto sostanziale rispetto al raggiungimento di alcuni target del Goal. Da una parte, infatti, l’accentramento di poteri e funzioni dovrebbe portare a maggiore efficienza, snellire procedure tecniche e semplificare i processi, superando sovrapposizioni e duplicazioni di carattere gestionale e dunque, ascrivendo prerogative e responsabilità certe e inderogabili, abbassare così il rischio di ritardi e rallentamenti.

D’altra parte, questo modello di governance verticale, fortemente ancorato a Palazzo Chigi, e la conseguente, naturale, disarticolazione delle strutture di missione dei singoli ministeri, avrà bisogno di un ulteriore periodo di assestamento e rodaggio, considerando peraltro la ricerca di un equilibrio virtuoso tra i diversi fabbisogni, non sempre convergenti, delle amministrazioni coinvolte nel Piano. Al di là delle finalità e degli indirizzi previsti nel Decreto appena approvato la partita più importante si giocherà dunque nella prossima fase di messa a regime della governance integrata. Avrà la nuova cabina di regia monocentrica del Pnrr prerogative, risorse e strumenti di mediazione degli interessi talmente estesi da non rischiare di sacrificare altro tempo prezioso in fase di attuazione?

Rispetto al principio di rappresentatività e inclusione degli shareholders del Pnrr, inoltre, è evidente che la nuova governance ha assorbito direttamente all’interno della cabina di regia istituzionale le attribuzioni che erano in capo al Tavolo tecnico per il partenariato economico e sociale, indicando, in linea di continuità criteri e requisiti delle organizzazioni chiamate ad essere parte integrante.

Certamente la presenza delle principali sigle ed organizzazioni in ambito economico e sociale e nonché delle forze più vive della società civile organizzata, nella governance del Pnrr, a seguito della soppressione formale del Tavolo di partenariato, risulta meno riconoscibile e autorevole, ed il nuovo processo di integrazione delle forze civiche e sociali a livello istituzionale avrà bisogno di tempestive e rilevanti investiture di legittimazione, da non annacquare in una generica formula di invito ad assistere ai lavori.

Parafrasando uno dei target dell’Obbiettivo 16 dell’Agenda Onu 2030, la “bussola” dello sviluppo sostenibile, il modello di governance del Pnrr non può prescindere dal garantire un processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli.

È dunque opportuno che già nelle prossime settimane, parallelamente ai Dpcm di completamento, venga definito un punto di osservazione sulle capacità attuative della nuova governance innanzitutto assicurando un tempestivo e trasparente monitoraggio su modi e sui tempi con cui si intendono realizzare gli investimenti e le riforme ancora aperte, garantendo flussi informativi costanti e coinvolgendo già in fase di programmazione, amministrazioni territoriali, categorie e cittadini interessati. Solo in questo modo si potrà liberare il potenziale trasformativo del Pnrr, accompagnandone le diverse misure attuative con una valutazione della coerenza sistemica delle varie azioni intraprese in relazione ai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, specialmente quando gli investimenti del Piano verranno integrati con quelli finanziati dai Fondi di coesione europei e nazionali 2021-2027.

 

 

 


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