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Tutti gli errori europei sulla crisi tra Serbia e Kosovo (con Mosca alla finestra)

Conversazione con Matteo Bonomi, analista dello Iai: “Senza dubbio si è verificato, soprattutto nella volontà di forzare questi insediamenti dei sindaci, un eccesso da parte di Pristina che però chiaramente si inserisce all’interno di una situazione tesa e irrisolta nel nord del Kosovo. I Balcani? Al centro delle lotte e delle diverse narrazioni”

La sete di stabilità e la gravità degli scontri che già si registravano da parecchio tempo, rende il tutto molto allarmante, dice a Formiche.net l’analista dello Iai Matteo Bonomi a proposito degli scontri tra serbi e kosovari, che hanno portato al ferimento di 30 membri della forza Nato per il Kosovo (Kfor), tra cui 14 militari italiani. Sul punto l’Alleanza atlantica ha deciso il dispiegamento delle Forze di Riserva Operativa per i Balcani occidentali.

È stato un errore procedere con le elezioni locali nel Nord del Kosovo in aprile?

È difficile determinare quale sia stata la prima causa di queste tensioni. Di sicuro ci sono azioni e reazioni da entrambe le parti e quello che possiamo notare è una strategia della tensione che caratterizza sia Belgrado che Pristina. Senza dubbio si è verificato, soprattutto nella volontà di forzare questi insediamenti dei sindaci, un eccesso da parte di Pristina che però chiaramente si inserisce all’interno di una situazione tesa e irrisolta nel nord del Kosovo. Lì entrambe le parti hanno tratto vantaggi per motivi politici e ora giocano a innalzare o ad abbassare l’asticella della tensione, ovviamente considerando il corrente scenario in Europa. La sete di stabilità e la gravità degli scontri che già si registravano da parecchio tempo, rende il tutto molto allarmante.

Quale può essere la contromossa degli ambasciatori dei Paesi del Quintetto?

Mi sono riferito in precedenza alla responsabilità del Kosovo e della Serbia, ma chiaramente c’è anche un terzo responsabile: l’Ue. Al momento riscontro la mancanza di credibilità di una strategia di lungo termine nei confronti della Regione: abbiamo visto quanto investimento diplomatico ci sia stato nell’ultimo anno per cercare di portare avanti la questione e di risolverla. Non è mancato l’impegno che ha portato all’accordo di Ocrida. Oggi però tutto si trasforma in occasione per un ulteriore scontro tra le tra le parti e, quindi, viene strumentalizzato dall’una e dall’altra parte.

Quanto incide la situazione interna alla Serbia?

Penso alle proteste di piazza a Belgrado che non si vedevano dagli anni 2000, ma di contro osservo anche un premier kosovaro probabilmente più democratico rispetto ai suoi predecessori, che in qualche modo anche segnato una discontinuità rispetto alle politiche passate, dove le elites avevano guidato la liberazione armata del Paese. Allo stesso tempo ha sempre avuto una posizione molto radicale rispetto alla possibilità di un negoziato con Belgrado: per cui questo scenario ci induce a rilevare che le due carriere siano state costruite proprio rispetto anche strumentalizzazioni interne della questione. Ciò rende il quadro ancora più complicato, anche alla luce di un’altra battaglia che si chiama propaganda. Certamente i Balcani sono al centro delle lotte e delle diverse narrazioni.

Proprio su questo punto il ministro Crosetto ha detto che c’è la volontà politica di alzare la tensione: il riferimento è alla Russia?

Non sono sicuro a cosa si potesse riferire, ma senza dubbio il livello di tensione e di nervosismo in Europa è molto alto. Per anni questo si è riflesso in maniera diretta e indiretta su tutte le situazioni irrisolte che abbiamo in Europa, certamente quella nei Balcani occidentali è una di queste. Per anni ci siamo illusi che, pur non portando avanti in maniera seria la politica dell’allargamento verso la Regione, lo si potesse comunque fare con risultati sufficienti, ma non buoni. Ciò che è mutato con il ritorno della guerra in Europa è un cambio radicale di questo status quo che dimostra come queste situazioni di apparente equilibrio sono piene di insidie e hanno necessità di trovare delle soluzioni strutturali.

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