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Pnrr, fisco e tassi. Tre questioni (nazionali) secondo Assonime

Dall’assemblea annuale dell’associazione delle spa, che ha sancito la rielezione di Patrizia Grieco al vertice, emerge un messaggio forte e chiaro. I fondi europei vanno incassati, c’è in gioco il futuro del Paese. Il governo è pronto a trasformare il sistema fiscale in un alleato della crescita. Ma se i tassi continuano a salire sarà un problema

Le imprese italiane, le spa, quelle con le spalle solitamente più grosse, vogliono di più. Ora che la ripresa italiana sembra carburare sul serio, i mercati soffiano a favore del governo e la partita per il Mes potrebbe arrivare a una svolta, è tempo di mantenere la rotta. Le società per azioni riunite in Assonime lo hanno rammentato all’esecutivo, nella grande sala dei Gruppi parlamentari, alla Camera, dove l’associazione presieduta da Patrizia Grieco (rieletta per il biennio 2023-2024) ha tenuto la sua assemblea annuale (qui l’intervista di Formiche.net al dg di Assonime, Stefano Firpo).

Il parterre era di quelli di livello. Oltre alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Assonime ha chiamato a raccolta il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, il ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto e il commissario comunitario all’Economia, Paolo Gentiloni.

BARRA DRITTA SUL PNRR

La chiave di lettura l’ha data proprio Grieco. Punto primo, il Pnrr. Il cui successo “è di vitale importanza perché consoliderebbe la credibilità in Europa del nostro Paese e renderebbe più probabile una maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi europei dandoci anche più forza nel negoziato sulla nuova governance economica europea”. Dunque, “occorre superare le criticità e incertezze emerse, legate all’incremento dei costi, al rispetto delle stringenti tempistiche e alla fattibilità di diversi investimenti. Spostare risorse dai progetti più in difficoltà verso strumenti automatici di incentivazione per le imprese sul fronte della transizione verde e digitale ci sembra la strada più promettente per rimodulare, con sano pragmatismo, il nostro Pnrr”, ha aggiunto.

IL PROBLEMA TASSI

Ma chi guida un’associazione che rappresenta chi chiede alle banche soldi per investire e dunque produrre, sa bene quanto un costo del denaro al 4% impatti sulla concessione di credito. “La Bce sta agendo con opportuna fermezza per contrastare l’aumento dei prezzi. Ma la lotta all’inflazione non può fondarsi soltanto sull’aumento dei tassi di interesse, se non a prezzo di una perdita significativa di capacità produttiva e consumi”, ha chiarito Grieco.

Consapevole che “lo shock inflattivo non può essere compensato né con aumenti salariali slegati dagli incrementi di produttività, né con un sistematico aumento della spesa pubblica per controbilanciare la perdita di potere d’acquisto di famiglie e imprese. La risposta più efficace per il sostegno alla crescita dell’economia può essere data solo da una convinta agenda di riforme strutturali: semplificazioni, liberalizzazioni, riduzione del red tape regolatorio”.

UNA QUESTIONE NAZIONALE

La risposta alle spa sul tema del Pnrr è arrivata direttamente dal ministro Fitto, l’uomo che più di tutti è l’anello di congiunzione tra Palazzo Chigi e Bruxelles. “Il successo del Piano nazionale di ripresa e resilienza non è il successo o l’insuccesso del governo Meloni, ma dell’intero Paese. Sul tema della revisione del Piano e della presentazione del capitolo aggiuntivo RePowerEU nessun ritardo, stiamo lavorando in maniera continua e proficua con la Commissione europea, e siamo perfettamente in linea con la scadenza prevista”, ha messo subito in chiaro Fitto.

“Stiamo completando, da un lato, il processo di monitoraggio degli obiettivi e degli investimenti orientato a verificare la piena realizzabilità alla data del 30 giugno 2026. D’altro lato con il nuovo capitolo RePowerEU stiamo individuando una serie di interventi diretti a rafforzare l’autonomia energetica e la transizione ambientale. L’ istituzione di un Fondo di sovranità a livello europeo, così come la flessibilità nell’utilizzo delle risorse esistenti, può fornire la leva finanziaria per colmare il gap di risorse negli investimenti strategici, inclusi quelli infrastrutturali. Dimostrare di saper spendere le risorse, realizzare le riforme, per l’aumento della competitività del sistema Paese e ridurre i divari è un atto di responsabilità che questo governo vuole realizzare”.

UN FISCO AMICO (O QUASI)

Un altro tema caldo, forse caldissimo, affrontato nel corso dell’assise delle spa, è il fisco. E qui la parola è passata a chi ha in mano le chiavi per la riforma tributaria, il viceministro Leo. “La delega fiscale percorre a 360 gradi il nostro sistema fiscale, con l’ambizione di provare a superare le sue inefficienze a tutto tondo. Tra i grandi temi affrontati penso innanzitutto a quello della certezza del diritto, che permea l’intero intervento riformatore”.

Secondo Leo insomma, “in questo ambito riteniamo possibile dare spazio a un deciso potenziamento della cooperativa compliance. La riforma prevede il rafforzamento delle garanzie dei contribuenti della fase di accertamento e discussione, assicurando adeguata tutela, un regime sanzionatorio realmente proporzionato”. Leo ha infine voluto sottolineare “la previsione di una nuova impostazione della tassazione sul reddito societario, che premia, con aliquote Ires ridotte, l’impiego degli utili investimenti qualificati o in risorse umane”.

L’OTTIMISMO DI GENTILONI

La conclusione dei lavori ha portato in dote una ventata di ottimismo per l’Italia. Quella di chi ha l’ultima parola sulle decisioni di politica economica dei Paesi europei. “L’Italia ha buon livello di crescita nel primo trimestre del 2023, dello 0,6%, e può conservare un discreto livello per il 2023”, ha esordito Gentiloni. “La congiuntura economica nella quale ci troviamo in Europa è migliore di quella che ci aspettavamo l’estate scorsa, ma è leggermente meno incoraggiante di quella che tre-quattro mesi fa si prevedeva. Per questo la crescita continuerà nel 2023 ma sarà più contenuta”.

Gentiloni ha spiegato che “abbiamo avuto due trimestri di stagnazione, dovuta alla contrazione soprattutto nel primo trimestre 2023 di due grandi economie europee, come quella tedesca e olandese. Questo porta a una crescita che continuerà nel 2023 ma sarà più contenuta rispetto alle previsioni precedenti”.

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