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Il governo agita il Golden power su Electrolux mentre la Cina sbuffa su Pirelli

Il ministro Ciriani annuncia l’intervento con i poteri speciali nel caso in cui il gruppo svedese passasse a Midea. Intanto, il Global Times avverte l’Italia dopo la decisione sulla Bicocca: il mercato cinese è importante per il made in Italy e le ripercussioni possono essere gravi

“Nel caso, che ora riteniamo ipotetico, ci fosse la volontà, da parte di chiunque, di cedere, vendere o trasferire le aziende di Electrolux, il governo sicuramente farà sentire la propria voce attraverso l’esercizio del Golden Power, come sta facendo in questi giorni con Pirelli”. Lo ha detto Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, al termine dell’incontro con i sindacati di Porcia (Pordenone), sede italiana del gruppo svedese. “Golden Power significa tutela degli insediamenti, dei brevetti, della ricchezza economica, sociale, e occupazionale italiana”, ha precisato il ministro. “Questo vuol dire che siamo sicuramente molto interessati e molto impegnati a fare in modo che questa vicenda non passi sotto traccia”, aggiunto. Poi ha rassicurato in merito a una cessione dell’azienda: “Ho parlato con il ministro [Adolfo] Urso e posso ribadire che noi non abbiamo nessuna conferma e nessuna notizia, da parte di Electrolux, di una volontà di cedere l’azienda a multinazionali o a realtà straniere, in particolare cinesi”.

L’OFFERTA

L’offerta del gruppo cinese è pari a 3,6 miliardi di euro contro i 2,7 di capitalizzazione. Ma è stata giudicata insufficiente dalla famiglia Wallenberg, storici azionisti di Electrolux che attraverso la società Investor Ab controllano il 18% delle azionisti e il 30% di diritti di voto. Infatti, nel frattempo il valore in Borsa del gruppo svedese è arrivato a sfiorare i 4 miliardi, come evidenzia La Stampa. Lo stesso giornale scrive che il possibile interessamento di Samsung “potrebbe essere solo una voce messa in giro ad arte per convincere Midea ad alzare la sua offerta”.

LE MIRE DI MIDEA

Midea è una società cinese di elettrodomestici, famosa soprattutto per i condizionatori. Fondata nel 1968, ha sede a Beijao, nella provincia del Guangdong, e conta circa all’incirca 150.000 dipendenti nel mondo. È quotata alla borsa di Shenzhen. Il principale azionista è il miliardario e cofondatore He Xiangjian, con una quota del 31 per cento circa. Ha stabilimenti in 16 Paesi, oltre 30 in Europa, ed è presente in Italia con Midea Italia s.r.l., ha sede a Milano. È proprietaria di diversi marchi di elettrodomestici, come Toshiba, Eureka e Kuka, gioiello tedesco della robotica acquisita nel 2017 non senza preoccupazioni in Germania e in Europa. Midea dispone di capitali da investire per espandersi all’estero: aveva già provato ad acquisire gli assetti europei e mediorientali di Whirlpool (passati però alla turca Arçelik, con intervento del governo Meloni tramite Golden power).

LA REAZIONE DI PECHINO

Il governo Meloni, dunque, sembra pronto a utilizzare i poteri speciali, recentemente adottati su Pirelli, anche nel caso in cui Electrolux, che ha in Italia 6.000 dipendenti in sei stabilimenti, passasse a Midea. La decisione sulla Bicocca sembra aver irritato il Partito comunista cinese. “L’Italia sollecitata a non generalizzare il concetto di sicurezza nazionale”, scrive oggi il Global Times, giornale della propaganda del partito. Non ci sono dichiarazioni politiche ma a parlare è Dong Dengxin, direttore del Finance and Securities Institute all’Università di Science and Technology di Wuhan, che invita l’industria degli pneumatici italiana a non temere sul fronte della sicurezza tecnologica. Ma la conclusione è netta: “La mossa italiana indubbiamente soffoca in modo irragionevole un’azienda cinese”. L’articolo contiene poi un avvertimento: il mercato cinese è importante per il made in Italy e le ripercussioni possono essere gravi.

VIA DALLA VIA DELLA SETA?

Come raccontato su queste pagine, sono tanti i dossier caldi Italia-Cina. C’è anche il rinnovo del memorandum d’intesa sulla Via della Seta (il governo italiano sembra deciso a non rinnovarlo). Inoltre, dopo quello su Pirelli, potrebbe seguire altri provvedimenti simili, per esempio per limitare la presenza di State Grid in Cdp Reti (oggi è al 35%). Anche in caso di passo indietro sulla Via della Seta la Cina potrebbe minacciare ripercussioni? Forse no, come spiegavamo su Formiche.net nei giorni scorsi: il leader cinese Xi Jinping, infatti, potrebbe non voler reagire duramente per evitare di dare pubblicità al passo indietro italiano e dunque gettare una macchia sulla Via della Seta proprio nel decennale del suo lancio.


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