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Perché alla Lega converrebbe un’alleanza col Ppe. Parla Castellani

Per Fratelli d’Italia e Lega essere tagliati fuori, in Europa, dai meccanismi decisionali essendo al governo in Italia, potrebbe fornire un argomento di critica pesante per le opposizioni in prospettiva. L’analisi di Lorenzo Castellani, politologo e docente di Storia delle istituzioni politiche alla Luiss

Un’alleanza con Id? No, grazie. Il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani (assieme al presidente del Ppe, Manfred Weber) disegna il perimetro delle alleanze europee alla kermesse romana del Ppe. La linea è molto chiara: l’estrema destra tedesca di Afd e il partito di Marine Le Pen (in Francia) non possono far parte dell’eventuale rassemblement. Dalla Lega, la cui linea europea è in fase di discussione, arrivano malumori. Le schermaglie probabilmente “non avranno riflessi interni, il governo è stabile” ma potrebbero averli “in prospettiva”. Ad ogni modo la prospettiva, sia per Lega che per Fratelli d’Italia di essere “inclusi nell’alleanza che determinerà i nuovi equilibri europei è più che auspicabile”. L’analisi è di Lorenzo Castellani, politologo e docente di Storia delle istituzioni politiche alla Luiss.

Il ministro Tajani è stato molto chiaro sul perimetro delle alleanze in vista delle Europee 2024. Qual è, in realtà, l’obiettivo del Ppe?

Ci sono due obiettivi: uno più legato alla figura di Tajani nel quadro delle alleanze e un’altra più politico-strategica per il Ppe. Il ministro degli Esteri intende rafforzare la sua posizione di tessitore dei rapporti tra popolari e conservatori nell’ipotesi di un’alleanza con l’Ecr. D’altra parte, l’ambizione dei popolari è quella di diventare il gruppo più numeroso al parlamento europeo e trattare con possibili alleati da una posizione di forza.

Le trattative tuttavia escludono Id.

Escludono Id ma non la Lega. Tajani ha ribadito un concetto che per la verità è già stato espresso a più riprese dagli ambienti Ppe: non ci possono essere alleanza tra partiti ideologicamente incompatibili. Afd e Rassemblement National hanno ben poco a che spartire con i popolari.

Secondo lei è possibile che il Ppe possa immaginare una nuova maggioranza Ursula?

Sì, ma con una geografia politica diversa. Nel senso che la maggioranza Ursula come l’abbiamo conosciuta fino a ora non sarà più proponibile alla luce della crisi socialista. Per cui, nell’ipotesi di una nuova maggioranza tipo Ursula, ci sarà un baricentro politico più spostato verso destra.

Torniamo alle reazioni della Lega alle parole di Tajani. 

Mi pare che siano state reazioni sovradimensionate. È stato lo stesso Matteo Salvini che poco tempo fa, a seguito di un consiglio federale, ha fatto trapelare la notizia di una probabile uscita della Lega dal gruppo Id. Peraltro, nella logica dell’allargamento del gruppo Ppe, l’opportunità di collaborare con l’alleanza che determinerà gli assetti della nuova governance europea è ghiotta.

Sia per il Carroccio che per Fratelli d’Italia?

Diciamo che l’operazione inclusiva del Ppe è quella di fare in modo che, oltre a Forza Italia, anche gli altri due partiti che in Italia sono al governo possano allearsi anche a Bruxelles. I voti di FdI, ad esempio, potrebbero essere determinanti per eleggere il nuovo presidente della Commissione. Non solo: per Fratelli d’Italia e Lega essere tagliati fuori, in Europa, dai meccanismi decisionali essendo al governo in Italia, potrebbe fornire un argomento di critica pesante per le opposizioni in prospettiva.


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