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Mondo arabo, uiguri e Usa. Gli obiettivi di Xi con la Palestina

Il leader cinese ha offerto il suo sostegno alla Palestina, per l’integrazione internazionale e la rappacificazione interna (Hamas/Fatah). Pechino vuole usare il dossier sia per parlare al mondo arabo (anche di Xinjiang) sia nella competizione con Washington

Il presidente palestinese Mahmud Abbas è stato a Pechino per incontrare il leader cinese Xi Jinping, diventando così il primo leader arabo a visitare la Cina quest’anno (ma altri potrebbero essere in partenza entro le prossime settimane/mesi, vista l’attenzione che la Cina rivolge all’area arabo islamica e come questa sia recepita positivamente dai diretti interessati).

È possibile che Xi abbia in mente di usare la questione palestinese per continuare a spingere sulle sue attività in Medio Oriente, per mostrarsi come interlocutore di riferimento al mondo arabo, per accrescere il suo standing da statista attraverso attività in dossier complessi in cui promuovere le sue varie “global initiative” a spese degli Stati Uniti; non ultimo, per farsi vedere preso dai problemi aperti nel mondo musulmano (e tra le minoranze) e superare le accuse di razzismo per le campagne di rieducazione contro gli islamici dello Xinjiang.

Pechino sembra intenzionata a sfruttare il successo della mediazione raggiunta tra Arabia Saudita e Iran — che potrebbe essere stata stretta per compiacere i cinesi — e di aumentare la sua posizione pubblica su questioni come quelle mediorientali tradizionalmente dominate dagli Stati Uniti. Washington viene accusata più o meno apertamente dai leader arabi di aver abbandonato la regione e di sottrarsi con costanza agli impegni, perché gli interessi americani ormai si sono spostati più verso Oriente. Su questa narrazione il Partito/Stato trova dunque una sponda, accusando spesso gli Stati Uniti di essere attori destabilizzanti interessati solo in modo egoistico ai vari dossier internazionali.

La visita cinese, dal lato di Abbas, diventa un segnale da inviare all’amministrazione Biden: i palestinesi rimangono delusi da ciò che considerano la mancanza di progressi nel portare avanti una soluzione a due Stati e il fallimento del governo statunitense nel mantenere le promesse chiave, tra cui una visita alla Casa Bianca per Abbas e la riapertura del consolato a Gerusalemme.

Il momento è particolare: la prossima settimana la vice segretaria di Stato Barbara Leaf, che ha deleghe per il Vicino Oriente, sarà “in visita nella regione” (così dicono da State) nel tentativo di organizzare un nuovo meeting a Sharm el-Sheikh per parlare del West Bank.

Nei giorni scorsi, il governo israeliano ha annunciato agli Stati Uniti l’intenzione di procedere con nuovi insediamenti (4000 abitazioni pianificate) nell’area occupata del West Bank. L’amministrazione Biden avrebbe intimato di “non procedere” con il progetto, come già successo, ma l’esecutivo di destra guidato da Benjamin Netanyahu deve innanzitutto rispondere a parte dell’elettorato che lo ha votato, e poi mantenere equilibri interni che ruotano anche attorno a certe scelte radicali.

E intanto, durante l’incontro con il palestinese il leader cinese ha detto di essere favorevole alla convocazione di una conferenza di pace internazionale per creare le condizioni per la ripresa dei colloqui tra Israele e i palestinesi.

Xi ha anche detto ad Abbas che la Cina è pronta a svolgere un ruolo negli sforzi di riconciliazione tra Fattah e Hamas — mai successo prima che il cinese si proponesse per mediare tra le fratture interne tra chi controlla la West Bank e chi la Striscia di Gaza. Annunciando la possibilità di creare una partnership strategica con la Palestina (riconoscendola entità statuale), ha aggiunto che Pechino sostiene l’integrazione della Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, e ha promesso di continuare a parlare a sostegno di essa nei forum multilaterali.

Abbas, nel frattempo, “ha ribadito che lo Stato di Palestina continuerà ad aderire fermamente al principio di una sola Cina (quello che disconosce Taiwan, ndr), parteciperà attivamente alla Belt and Road Initiative e continuerà a rafforzare la cooperazione con la Cina in tutti i campi”. Se, come dice Xi, “l’economia palestinese e i mezzi di sussistenza delle persone devono essere garantiti, e la comunità internazionale dovrebbe aumentare lo sviluppo e l’assistenza umanitaria alla Palestina”, allora — secondo la narrazione del Partito/Stato — la partnership sulla Bri potrebbe essere raccontata come una forma di sviluppo economico win-win. Un impegno cinese per la Palestina.

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